di Geri Zheji Ballo
Ed è di poco fa il messaggio del Presidente albanese Topi, nel quale si chiede alle istituzioni di non ostacolarsi vicendevolmente e agli attori politici di risolvere la crisi in corso. Ma nelle conferenze stampa che venerdì 28 gennaio hanno fatto da corollario alla protesta organizzata dall’opposizione, Rama e Berisha hanno continuato a scambiarsi le usuali accuse. “Le violenze sono state quelle perpetrate dai protestanti ai cancelli del palazzo del Primo Ministro” ha affermato il premier Berisha. “Il golpe del 21 gennaio è stato finanziato con 2 mln di dollari. I violenti arruolati sono stati pagati dai 200 ai 600 dollari. Mentre i dimostranti incendiavano auto e aggredivano la polizia, Rama e i suoi alleati Preç Zogaj e Spartak Ngjela decidevano le cariche che ognuno di loro avrebbe ricoperto nel governo che volevano creare” sono state le parole del primo ministro.
Mentre Rama, dopo aver reso omaggio alle tre vittime della protesta, ha dichiarato: “I media internazionali sono stati testimoni del carattere pacifico della manifestazione, che stavolta non è stata provocata. Non saremo mai esitanti nel cercare il dialogo. Questa è la strada per le libertà e i diritti”. Ma ha aggiunto: “E’ barbaro che Berisha attacchi il Presidente della Repubblica. Il premier vuole controllare anche questa istituzione, oltre a quella del Procuratore generale Ina Rama.
L’Albania non accetta il regime della paura. Non ci possono essere elezioni in un clima tale. Il governo ha rubato i voti delle ultime elezioni”.
I toni, per nulla concilianti, sembrano preludere ad un lungo braccio di ferro. Da una parte Berisha viene accusato di non rispettare gli altri poteri dello Stato, portando a una deriva dittatoriale la fragile democrazia albanese. Dall’altra c’è chi si è fatto l’opinione che Rama abbia previsto tutto, anche i morti, pur di prendere il potere senza passare per le elezioni.
E’ arrivato il momento che Edi Rama e Sali Berisha si mettano da parte per lasciare spazio ai giovani!