Il seguente articolo è stato pubblicato la scorsa settimana sulla versione online del Moscow Times. L’autrice, Anna Dolgov, riporta alcuni passaggi di un’intervista a Igor Strelkov comparsa sul periodico russo Zavtra. Lo ripubblichiamo, tradotto, sulle nostre pagine. L’articolo originale lo trovate qui.
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Igor Strelkov, ex-comandante dei separatisti filo-russi nell’Ucraina Orientale, ha sostenuto di essere il responsabile del conflitto che – dallo scorso aprile – ha causato circa 4.300 vittime.
“Sono stato io a premere il grilletto di questa guerra”, ha dichiarato in un’intervista pubblicata giovedì (20 novembre, N.d.T.) su Zavtra, periodico russo dalle posizioni imperialiste. “Se la nostra unità non avesse attraversato il confine, la situazione si sarebbe tranquillizzata – come a Kharkiv e Odessa”, ha detto Strelkov (nom-de-guerre di Igor Girkin, traducibile come “tiratore”). “Tutto si sarebbe concluso con qualche dozzina di morti, feriti e arrestati, ma la carica del conflitto – che continua ancora oggi – è stata innescata dalla nostra unità. Abbiamo cambiato le carte in tavola”, ha aggiunto.
In seguito all’annessione della Crimea alla Russia nella scorsa primavera, scontri tra le forze fedeli a Kiev e i ribelli filo-russi sono scoppiati nelle città di Kharkiv e Odessa, dove più di quaranta persone sono morte in un incendio a inizio maggio. Da allora, però, la situazione nelle due città si è calmata. La maggior parte degli scontri tra ribelli e forze governative, infatti, ha riguardato le regioni orientali di Lugansk e Donetsk.
L’intervista di Strelkov è stata pubblicata lo stesso giorno in cui le Nazioni Unite hanno diffuso un rapporto che denuncia il coinvolgimento di forze russe in Ucraina orientale, che ha causato la morte di circa 4.300 persone dallo scorso aprile. “La continua presenza di una grande quantità di armamenti sofisticati, come anche di soldati stranieri (e ciò include militari della Federazione Russa), incide direttamente sulla situazione dei diritti umani nell’est del paese”, spiega il rapporto.
Strelkov ha anche svelato a Zavtra che, all’inizio del conflitto, i separatisti ucraini e le forze governative erano riluttanti a dare il via alle ostilità. La principale opposizione ai ribelli era rappresentata dai gruppi ultranazionalisti ucraini, come Pravyi Sektor. “Inizialmente, nessuno voleva combattere” – riporta il giornale – “Le prime due settimane sono trascorse sotto l’auspicio che le due parti si convincessero [ad attaccare]”. Secondo Strelkov, le esitazioni della Russia a interferire apertamente, come in Crimea, o a intervenire militarmente su larga scala in Ucraina dell’Est hanno restituito coraggio al governo di Kiev. L’assenza di tale supporto è stata un duro colpo per i separatisti, le cui forze – in quanto a uomini e mezzi – erano inferiori a quelle del governo. “All’inizio pensavo che si sarebbe ripetuto quanto già successo in Crimea: la Russia sarebbe scesa in campo” ha detto. “Sarebbe stata la mossa migliore, era ciò che voleva la popolazione. Nessuno voleva lottare per le repubbliche di Lugansk e Donetsk: tutti, in principio, erano a favore della Russia”.
Strelkov ha anche offerto un resoconto circa il grado di coinvolgimento della Russia nel conflitto in Ucraina Orientale. “All’inizio dell’estate, il 90% delle forze ribelli era composto di residenti locali. Verso l’inizio di agosto, tuttavia, hanno cominciato ad arrivare dei militari russi in “congedo” dall’esercito.” Secondo Strelkov, questi stessi soldati hanno guidato l’assalto a Mariupol dello scorso settembre, che ha destato la preoccupazione dell’Ucraina e dei governi occidentali circa un intervento diretto dell’esercito russo nel conflitto. L’avanzata verso Mariupol delle forze ribelli ha incontrato scarsa resistenza da parte delle truppe governative e [la città, N.d.T.] “avrebbe potuto essere presa senza lottare, ma fu ordinato di non proseguire”.
Mentre il Cremlino ha sempre negato di fornire ai ribelli supporto militare, Strelkov sostiene che la quantità di aiuti sia comunque significante: “Non posso dire che il nostro supporto sia totale, ma li stiamo davvero aiutando”. Circa la metà dell’esercito ribelle, spiega Strelkov, era equipaggiata con abiti invernali provenienti dalla Russia.
In seguito ai referendum indipendentisti a Donetsk e Lugansk, i leader dei separatisti hanno fatto appello a Mosca affinché incorporasse i territori come regioni russe. Il governo russo, però, ha risposto con dichiarazioni vaghe, auspicando un “dialogo” tra i ribelli e il governo ucraino. I gruppi separatisti non avevano contemplato l’eventualità di costituirsi in stati autonomi e avevano riposto le loro speranze, invece, nell’annessione alla Russia. L’idea, spiega Strelkov, era che Mosca avesse bisogno di un accesso terrestre alla Crimea. “Quando mi sono reso conto che la Russia non ci avrebbe accettato (io mi considero parte della resistenza), è stato uno shock”.
Strelkov vive in Russia dallo scorso autunno, quando ha dichiarato di volersi trasferire a Mosca per proteggere il presidente Putin da nemici e traditori. Scomparso dai notiziari, Strelkov sembra non godere più del favore dei media di proprietà dello stato. Ora, però, utilizza YouTube e alcune riviste radicali per lanciare sporadici appelli a un maggior coinvolgimento della Russia in Ucraina orientale.
“Sin dal principio abbiamo lottato per davvero, bloccando i raid di Pravyi Sektor”. “Io”, ha detto a Zavtra, “mi assumo la responsabilità per quanto sta succedendo lì”.
Secondo il rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite, almeno 4.317 persone sono state uccise in Ucraina dalla metà di novembre. I feriti sarebbero, invece, 9.921. Il conto delle vittime include anche circa le 1.000 persone, morte dopo il “debole cessate il fuoco” di questo autunno.
Il soggetto dà un po’ l’idea di essere un mitomane mediaticamente utile (“Purtroppo è colpa mia se siamo sull’orlo della III Guerra mondiale”) ma tutto è possibile.
Megalomania (e qualche altro disturbo psichico) a parte, direi che i passaggi da sottolineare sono:
a) “Se la nostra unità non avesse attraversato il confine, la situazione si sarebbe tranquillizzata – come a Kharkiv e Odessa”… “Tutto si sarebbe concluso con qualche dozzina di morti, feriti e arrestati, ma la carica del conflitto – che continua ancora oggi – è stata innescata dalla nostra unità. Abbiamo cambiato le carte in tavola”.
b) “All’inizio dell’estate, il 90% delle forze ribelli era composto di residenti locali. Verso l’inizio di agosto, tuttavia, hanno cominciato ad arrivare dei militari russi in “congedo” dall’esercito.” Secondo Strelkov, questi stessi soldati hanno guidato l’assalto a Mariupol dello scorso settembre
c) “ma fu ordinato di non proseguire”…” “Quando mi sono reso conto che la Russia non ci avrebbe accettato (io mi considero parte della resistenza), è stato uno shock”.
Conseguenza inequivocabile di questa testimonianza è che a) il burattinaio di tutta la situazione nell’est Ucraina da sempre è da cercare al Cremlino, e niente accade se non voluto o permesso da Putin. b) La bilancia militare che ad agosto ormai era a favore dei governativi è stata ribaltata solo dall’intervento diretto dell’esercito russo.
Stranamente le cateratte dei negazionisti non si sono aperte: forse preferiscono guardare da un’altra parte o le veline del Cremlino sono cambiate…