BOSNIA: Lettera a Branko Ćopić. La Bosnia di oggi e di ieri

Srdjan Puhalo, noto analista politico e psicologo bosniaco, immagina un dialogo con Branko Ćopić, lo scrittore jugoslavo più letto nel dopoguerra, nato in Bosnia-Erzegovina nel 1915 e morto a Belgrado el 1984. Qui di seguito riportiamo la nostra traduzione della “lettera” di Puhalo, pubblicata dal portale Frontal, che offre diverse e profonde riflessioni sulla Bosnia-Erzegovina di oggi: il peso dell’etno-nazionalismo nella politica e nella vita quotidiana, l’assenza di pensiero critico, l’alterazione della memoria storica (in particolare quella dell’antifascismo partigiano, a cui Ćopić prese parte).

La lettera trae spunto dal fatto che, nella Fiera Internazionale del libro di Belgrado, svoltasi dal 26 ottobre al 2 novembre, il padiglione della Republika Srpska è stato dedicato proprio a Branko Ćopić. Secondo Puhalo, che vive a Banja Luka (capitale della Republika Srpska), c’è una profonda contraddizione tra i valori che Ćopić ha sostenuto nella sua vita, e i principi su cui la Republika Srpska (ma anche la Federazione di BiH, e la Bosnia-Erzegovina intera) si promuove oggi, quelli dell’esclusione su base etno-nazionale e degli interessi particolari. Traduzione a cura di Alfredo Sasso.

Caro Branko,

mi rivolgo a te, visto che ci conosciamo dai tempi di “La casetta del porcospino” e “Sorda polvere da sparo [1]. Ti informo che sarai presente alla Fiera del Libro di Belgrado; ad essere più precisi, in occasione dei cento anni dalla tua nascita, lo stand della Republika Srpska sarà decorato con le tue fotografie, mentre il luogo per la promozione del libro si chiameràIl giardino color malva [1]. Tutto questo, esclusivamente in cirillico.

Ti chiederai cos’è la Republika Srpska.

Branko, questa è un'”entità”. Immagino che non capirai questa parola, ma è difficile spiegarla a te e ai tuoi compagni. Per capirla bisogna viverci e sopravviverci dentro. Oggi ci dicono che quest’entità è l’eterno obiettivo dei serbi in Bosnia-Erzegovina, e che tutti noi crediamo che ciò sia dentro i nostri cosiddetti “geni serbi”. Questo esisteva anche ai tuoi tempi, ma il comunismo non ha permesso che si mostrasse e si realizzasse.

Oggi tu e quelli simili a te sareste etichettati come persone con bisogni speciali, li chiamano “jugo-nostalgici” e “comunistelli”. La Republika Srpska è la parte di territorio in cui dominano i serbi, e che è, e allo stesso tempo non è, Bosnia-Erzegovina. Di fatto, loro sono Bosnia-Erzegovina quando si dividono i soldi, quando si viagga gratis all’estero, quando c’è da diventare ambasciatore e quando c’è da ricevere lo stipendio, ma non negli altri casi. I bosgnacchi, cioé i musulmani, vivono nella Federazione BiH, anche quella è un’entità, mentre i croati non vivono né in cielo, né in Croazia. I bosniaci stanno nelle riserve. Questo accade quando Dayton sostituisce la ZAVNOBiH. [2]
È difficile per te, caro Branko, capire la Bosnia-Erzegovina; questo non è il paese per cui hai lottato e che hai liberato. Dicono che hai vissuto in un’epoca di ragione a senso unico; eppure, noi è da vent’anni che viviamo senza ragione. I cavalieri neri sui cavalli neri sono ormai qui. [3] Non mollano la falce di mano. Mietono senza sosta, non come negli anni Novanta, ma senza tregua.
Gli anziani sono ormai diventati un peso sia per lo stato, sia per i bambini, mentre i bambini sono ormai diventati degli esaltati. Ma non cacciano più nessuno da scuola per “idee progressiste”, come ai tuoi tempi. Le ragioni sono molto più banali: uno ha picchiato la professoressa, l’altro ha tentato di bruciare la scuola o di violentare la compagna. Così va di questi tempi, cazzo. Se vuoi studiare a Karlovac [città della Croazia, ndT], come facesti tu ai tuoi tempi, hai bisogno del passaporto. Oggi è un altro paese, indipendente, giusto perché tu sappia. Nel giardino color malva, scavano escavatori e gru. Dicono che il giardino non è conforme al piano urbanistico.

Tutto questo somiglia in qualche modo agli anni trenta del XX secolo. Abbiamo un governo che appoggia i capitalisti e i padroni, i “gazda“: abbiamo una chiesa che è sempre con i “gazda” e il governo, i poveri litigano tra di loro, la gente abbandonata a se stessa, ma abbiamo anche un Alto Rappresentante. L’Alto Rappresentante è una specie di occupante buono, dal cuore di colomba.

I comunisti non ce li abbiamo più; sono diventati social-democratici, ma vedi com’è andata.

I cetnici, caro Branko, sono di nuovo ottimisti. Non è servito a nulla che tu ne cacciassi a miriadi da tutta la Bosnia-Erzegovina, visto che i serbi hanno dedicato loro un parco a Bileća. Sì, sì, proprio quelli che hanno ucciso Hasan Kikić e Goran Kovačić [4], ora hanno un parco dedicato a loro. I bambini dondolano felici sulle altalene mentre su di loro vegliano i comandanti e i generali cetnici. Cosa vuoi, devi anche capire i genitori, meglio che i bambini giochino in quel parco, invece di stare seduti al computer. Tutti fanno attenzione che la schiena dei bambini non diventi curva, ma non importa loro il perché.

Invece, per quanto riguarda i tuoi amici Zija Dizdarević, Ivan Goran Kovavić e Hasan Kikić, oggi in pochi li ricordano. Per i serbi sono musulmani, croati e comunistelli; per i musulmani sono serbi, croati e comunistelli; per i croati sono serbi, musulmani e comunistelli. A nessuno importate più.

Compagno Branko, sappilo: nessuno è più compagno, ma signore o fratello, e a questo ti devi abituare. Devi anche accettare, per quanto ti risulterà difficile, che non sei il più grande scrittore per bambini jugoslavo, né sei il più grande scrittore jugoslavo. Adesso sei il più grande scrittore serbo per bambini. So che questa definizione ti starà stretta, ma è molto meglio così piuttosto che ti chiamino filobosgnacco.

Qualcosa ne capisco, è meglio che tu sia un serbo piuttosto che un brand. Se sei un brand, oggi, sei proprio fottuto.

Hai visto bene, caro il mio Branko; è giunta la notte, fresca, con stelle di ghiaccio che ci portano via, chi sa dove. Cazzo, così viviamo nell’epoca del nazionalismo volgare e della democrazia 2.0!

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[1] Si tratta di alcune delle opere più note di Ćopić. La casetta del porcospino (“Ježeva kućica”) è un poema per bambini, Sorda polvere da sparo (“Glavi barut”) un romanzo e Il giardino color malva (“Bašta sljezove boje”) una raccolta di racconti. In questo bell’articolo di Osservatorio Balcani e Caucaso si ricostruisce dettagliatamente vita ed opere di Branko Ćopić, alcune disponibili in italiano.

[2] Lo ZAVNOBiH è l’organo anti-fascista che nel 1943, in piena lotta partigiana, proclamò la Repubblica di Bosnia-Erzegovina fondata sull’uguaglianza delle sue nazioni e su principi democratici. Per semplificare, fu una sorta di CLN bosniaco, che operò nell’ambito dell’AVNOJ (il Consiglio antifascista jugoslavo), massimo organo della resistenza partigiana nel paese.

[3] Il riferimento ai “cavalli e cavalieri neri” è una citazione di “Zija, mio caro”, la lettera scritta da Branko Čopić al suo amico Zija Dizdarević (1916-1942), anch’egli scrittore e partigiano jugoslavo, ucciso nel lager ustaša croato di Jasenovac. Nell’articolo di Puhalo vi sono numerosi rimandi a quella lettera (i “ragazzi esaltati”, i “cuori di colomba”, la “notte fredda con stelle di ghiaccio”). Una traduzione in italiano è disponibile a questo link. Qui la versione originale, qui in inglese.

[4] Hasan Kikić (1905-1942) e Ivan Goran Kovačić (1913-1943) erano due scrittori jugoslavi, di origine bosniaca il primo e croata il secondo; dopo essersi arruolati nelle forze partigiane, furono uccisi dai cetnici serbi.

Traduzione, introduzione e note di Alfredo Sasso, con la collaborazione di Filip Stefanović. Foto: “La casetta del porcospino” di Branko Ćopić (fonte: Pjesme za Djecu)

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