L’1 e il 2 ottobre Bratislava ha registrato un calo del ben 50% nelle forniture gas russe attraverso l’Ucraina. La situazione in campo energetico potrebbe risultare allarmante alla luce delle precedenti esperienze. Per tutto il mese di settembre la Slovacchia aveva infatti registrato riduzioni di forniture del gas russo oscillanti tra il 10 e il 25 percento. Ora che il calo si assesta alla metà delle forniture ricevute dalla Russia, il primo ministro slovacco Robert Fico cerca di rassicurare i cittadini dichiarando che il Paese potrà contare sulle proprie unità di stoccaggio per almeno sei mesi qualora la Russia decidesse di arrestare completamente le forniture. Per il PM slovacco un’ulteriore sicurezza energetica è data dalla possibilità di contare sui flussi inversi da occidente, in particolare da Austria e Repubblica Ceca.
La situazione energetica slovacca è tra le meno rosee dell’Europa Centrale. Tra i paesi dell’area, la Slovacchia è infatti quello la cui dipendenza dal gas russo è maggiore. Non è una sorpresa se il governo di Robert Fico ha esitato più di una volta su questo tema, perdendo incisività in politica estera.
Quando in aprile i paesi UE cominciarono a discutere sull’offrire aiuto energetico all’Ucraina – dalla Slovacchia sempre considerato paese amico – Robert Fico più e più volte chiese garanzie per agire nella certezza di non subire ritorsioni russe. In particolare, il primo ministro desiderava sapere se e quali clausole negli accordi con Gazprom – l’ente statale del gas russo – si sarebbero violate qualora si fosse deciso di aiutare Kiev. Il dibattito divenne caldo in giugno, dopo che Gazprom decise di sospendere le forniture all’Ucraina. Quest’ultima cominciò allora a lavorare a stretto contatto con i paesi UE per incentivare una diversificazione nelle forniture: il ricorso al cosiddetto flusso inverso parve la soluzione più realistica.
Infine il governo di Bratislava avrebbe deciso di invertire parte dei flussi del gas russo verso l’Ucraina e nei primi di settembre si è dato il via all’operazione. Soltanto pochi giorni dopo però, nel paese si sono registrati rilevanti cali nella pressione del gas partito dalla Russia. Il 15 settembre si riporta infatti una riduzione del 10 percento di gas attraverso l’Ucraina. Così come ha fatto in altre occasioni, Robert Fico dichiara che il gas viene utilizzato come “strumento di lotta politica”.
Nonostante le affermazioni del premier, rimane comunque incerto se le riduzioni delle forniture di gas in settembre siano legate a motivi tecnici o politici. La stessa incertezza è legata alle ultime pesanti riduzioni registrate da Bratislava in data 1 e 2 ottobre. Tuttavia, Russia Today riporta che Gazprom ha disposto di ridurre i rifornimenti a quei paesi che illegalmente hanno dirottato il gas russo verso Kiev. Quei paesi – Polonia, Ungheria e Slovacchia – avrebbero infatti esportato un totale di 3.8 miliardi di metri cubi tra il 2012 e il 2014 in Ucraina, 1.7 miliardi soltanto quest’anno, vale a dire in piena crisi ucraina.
Foto: FlickrAmandaGraham