ESTONIA: I tanti misteri sulla cattura dell’agente Kohver ai confini con la Russia

Da RIGA – Sono passate più di tre settimane dal rapimento/cattura dell’ufficiale dei servizi segreti estone Eston Kohver da parte del controspionaggio russo alle frontiere fra i due paesi, e ancora sono molte le ipotesi su quello che è veramente successo, e sui motivi per cui Kohver si trovava in quella zona.

Il luogo in cui è stato catturato Kohver (i russi sostengono in territorio già russo, gli estoni ovviamente il contrario), è molto particolare. La linea di confine è poco chiara, e del resto solo di recente Estonia e Russia hanno sottoscritto un accordo che fissa definitivamente la linea di frontiera fra i due paesi.

Ma in particolare nella zona, nei pressi di Luhamaa dove Kohver è stato rapito, è difficile capire dove sia il confine. Si tratta di un territorio selvatico, dove non ci sono aree coltivate e recinzioni, che delimitino con chiarezza i posti. Persino agli abitanti della zona capita di perdersi e finire dall’altra parte della frontiera senza saperlo.

La zona di confine in cui Kovher è stato rapito

La zona di confine in cui Kovher è stato rapito (foto via Ir.lv)

Dalla parte russa si trova un fitto intrico di cespugli e arbusti, mentre dalla parte estone il territorio è prevalentemente disboscato. Molto più facile per le guardie di frontiera russe riuscire a nascondersi e ad osservare quello che accade dall’altra parte della frontiere, che per gli estoni fare lo stesso.

Cosa ci faceva lì il miglior 007 estone?

Ma a parte sapere davvero se Kohver si trovasse in territorio estone o russo al momento del rapimento, la domanda fondamentale che si fanno i media nei baltici è: cosa ci faceva un agente come Kohver al confine fra i due paesi, con 5000 euro in contanti?

Eston Kohver è uno degli uomini di punta dei servizi segreti estoni. Fu lui ad esempio nel 2011 a riportare a casa sette estoni rapiti in Libano e negli ultimi anni è stato una vera spina nel fianco del controspionaggio russo, per la sua capacità di reclutare spie nel distretto di Pskov. Del resto Kohver, di padre estone e madre russa, parla perfettamente il russo.

Un appuntamento con un informatore?

Difficile pensare che questo ufficiale dei servizi segreti estoni, che ha ricevuto dal presidente estone Ilves la croce dell’aquila per i suoi meriti in servizio, fosse al confine estone-russo in servizio di pattugliamento anti contrabbando, come sostengono i servizi estoni.

Più probabile, secondo fonti non ufficiali estoni, che Kohver fosse in quella zona ad aspettare l’arrivo di qualche informatore dal confine russo, a cui avrebbe consegnato i 5000 euro, che i russi gli hanno trovato in tasca, in cambio di notizie preziose.

Qualcuno lo ha tradito?

Il sospetto è quindi che qualcuno abbia informato i servizi russi dell’appuntamento di Kohver: o direttamente l’uomo che aveva appuntamento con lui, che ha fatto il doppiogioco, oppure l’ipotesi più grave per gli estoni, qualcuno all’interno dei servizi segreti estoni, a conoscenza dei piani di Kohver. Del resto negli ultimi anni sono già stati scoperti due agenti estoni che hanno fatto il doppio gioco per i russi.

I russi avrebbero quindi sfruttato la situazione, organizzando un vero e proprio blitz, difficile dire se in territorio estone o russo, con l’impiego di bombe stordenti e il blocco delle comunicazioni radio, per rapire Kohver, dare un messaggio intimidatorio ai servizi segreti dei paesi baltici ed eliminare uno degli agenti più pericolosi per il Cremlino in quella zona.

Ma anche questa ricostruzione, per quanto al momento la più probabile, viene considerata con sospetto da alcuni all’interno dell’intelligence estone. Un ufficiale contattato dalla rivista lettone IR, in forma anonima, sostiene che incontrarsi in quel punto della frontiera era il modo più pericoloso per far passare informazioni e la scelta di Kohver apparirebbe strana, specie per un agente della sua esperienza.

La “finestra” aperta al confine in quella mattina

Inoltre i servizi estoni, secondo informazioni filtrate dall’Estonia, durante la mattina del 5 settembre, hanno “aperto una finestra” in quel punto della frontiera, cioè hanno sospeso la registrazione delle telecamere di sorveglianza. Probabilmente per proteggere il passaggio di informazioni da una parte della frontiera all’altra. Ma questa, sostiene l’ufficiale in anonimo sentito da IR, sarebbe stata una scelta suicida e inspiegabile, che ha di fatto reso indifesa in quelle ore quella porzione di confine.

E adesso cosa succede?

La vicenda di Kohver è comunque destinata a durare a lungo. Gli USA si sono uniti alle richieste fatte dai paesi baltici e dai paesi dell’Europa orientale al Cremlino di liberare immediatamente l’agente dei servizi estoni, che si continua a considerare rapito in territorio estone e dunque in spregio di tutte le norme internazionali.

Ma intanto il tribunale di Mosca ha stabilito per Kohver la detenzione per due mesi in attesa del processo che potrebbe condannarlo per spionaggio e introduzione di armi in territorio russo, fino a venti anni di carcere. In Estonia si stanno ovviamente chiedendo se Kohver alla fine sarà spinto dagli interrogatori degli agenti russi a rivelare segreti ed informazioni riservate, e per molti è ormai un agente “bruciato”. Sul fronte diplomatico però la questione è del tutto aperta ed in Estonia rappresenta una ferita molto dolorosa, non solo per i servizi segreti, ma per l’intero paese.

Foto: Eston Kohver in tribunale a Mosca (Reuters)

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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