Da MOSCA – Un editoriale pubblicato il 26 settembre scorso su Nezavisimaja Gazeta, giornale indipendente spesso critico nei confronti del management putiniano, richiama l’attenzione su quella che sembra essere una discordante correlazione tra il largo consenso dell’opinione pubblica sul Presidente (l’86% approva l’operato di Putin) e la reale situazione del paese, di cui il 38% del campione intervistato, stando ai sondaggi del centro non-governativo Levada, si dice insoddisfatto. La crisi economica, finanziaria e politica internazionale, ad esempio, ha avuto i suoi riflessi anche in Russia, sebbene in forma minore rispetto a Europa e Stati Uniti, nel periodo 2008-2012, proprio quando Vladimir Putin ricopriva la carica di primo ministro: ciononostante, la fiducia al governo in quell’intervallo di tempo ha registrato percentuali piuttosto alte.
L’editorialista aggiunge: la regola della dipendenza tra popolarità del governo e reale stato delle cose nel paese, che dovrebbe essere valida per qualsiasi repubblica parlamentare, dove il governo risulta essere il primo responsabile dello stato economico e politico, mentre al presidente della repubblica corrispondono solo poteri limitati, in Russia coincide, e ha coinciso, nel caso dei premier Medvedev (in carica dal 2012), Kac’janov (mandato dal 2000 al 2004) e Fradkov (mandato dal 2004 al 2007), ma incredibilmente diverge nel caso del sostegno al Presidente. I dati del centro di sondaggi Levada, riportati dall’articolo, attestano che, sul campione di intervistati, il 62% vede positivamente la situazione del paese, il 66% ha fiducia nell’attuale governo, ma ben l’86% dà il suo sostegno a Putin.
Il sistema parlamentare della Federazione Russa segue un sistema verticale, gerarchico, che ha permesso, paradossalmente, di concentrare nelle mani del presidente della Repubblica i principali poteri e al tempo stesso di limitare la sua responsabilità nei confronti della situazione reale politica-economica, a cui invece rispondono i membri del governo. L’insoddisfazione dell’opinione pubblica si riflette quindi in un calo della fiducia e della popolarità rispetto al management governativo, ma non alla figura del presidente Vladimir Putin. Anzi, in cerca di una via alternativa rispetto a quella tenuta dal primo ministro, gli occhi puntano al capo del paese. Come in un circolo vizioso quindi il governo non può che mettere in atto il volere del presidente, poichè anche volesse agire, straordinariamente, di iniziativa propria potrebbe scontrarsi con un’opinione pubblica che da più sostegno alle parole di Putin. Il giornalista di Nezavisimaja Gazeta sostiene che proprio per questo non vi è in Russia una reale alternativa politica; sembrano essere proprio gli elettori a non sentirne un reale bisogno.
Vorrei aggiungere che non si possono utilizzare i parametri tipici di un regime “pluralista” (più “competitori” per il favore dell’opinione pubblica) con la realtà di un regime (semi) autoritario quale è quello putiniano.
In una democrazia esistono non solo governo ed opposizione, ma anche società civile, istituzioni religiose o culturale, minoranze di varia natura, tutte che concorrono al favore popolare, qualche volta in campi separati, spesso su medesime problematiche.
In un regime autoritario si può essere solo o a favore o, con molta fatica e magari pericolo, contrari all’unica scelta ammessa, ogni vera alternativa o è esclusa o si manifesta “fuori” dai canali codificati del consenso ufficiale (rivolte di piazza).
Janukovyč venne rovesciato non perché corrotto satrapo di obbedienza moscovita, ma perché stava stravolgendo la (imperfetta) democrazia ucraina. Putin gode di un favore stratosferico perché non ci sono (o sono pochissimo visibili) alternative e perché l’apparato goebbelsiano della propaganda assicura un consenso “spontaneo” e “oceanico”. Ricordiamoci che la Russia ha subito una delle più feroci dittature, responsabile di milioni di morti soprattutto in patria, eppure Stalin e l’URSS sono oggetto di considerazione e rimpianto, età felice a cui aspirare.
Esatto, ai russi la Russia piace cosi com’è, e non c’è un’opposizione per il semplice motivo che i russi non vogliono opposizioni. Laggiù in Europa potrà sembrare una bizzarria, ma alla gente quassù il teatrino della politica fa orrore, loro vogliono semplicemente un capo.