EPA/TATYANA ZENKOVICH

UCRAINA: Una tregua per ricaricare le armi

Una telefonata tra il Presidente ucraino Poroshenko e quello russo Putin ha sancito una tregua delle ostilità nella regione ucraina del Donbass. Era stata definita dal sito istituzionale della Presidenza ucraina un “cessate il fuoco permanente”, poi derubricato a “cessate il fuoco”, ma intanto le ostilità sembrano essersi calmate: un segnale positivo rispetto ai giorni scorsi. Nella conversazione Putin avrebbe posto le sue condizioni per una pace duratura: ritiro delle truppe ucraine dal sud-est, cessazione delle azioni militari di entrambe le parti, esclusione dell’uso dell’aviazione contro i civili, controllo internazionale del cessate il fuoco, scambio dei prigionieri, corridoi umanitari per i rifugiati. Il Premier di Kiev, Yatseniuk, polemicamente rispetto all’apertura da parte del Presidente Poroshenko, ha proposto la creazione di un muro che divida l’Ucraina dalla Russia: un’uscita che sa tanto di boutade.

Ma la pace resta molto distante

Ma a questo punto ci si deve chiedere se si sia finalmente ad una svolta, di fronte alla reale possibilità di una risoluzione del conflitto. I mercati finanziari hanno reagito molto positivamente alla notizia, forse sperando in ciò, e molti politici hanno salutato con sollievo la tregua; ma difficilmente cambierà qualcosa a breve termine. L’Ucraina, dopo aver riconquistato una vasta area ed aver spinto i separatisti ad arroccarsi in alcune roccaforti, tra le quali Donetsk, è stata colta impreparata dalla forza e dalla precisione della controffensiva. Difficile non riconoscere l’intervento russo senza il quale sarebbe stato impensabile un’avanzata così repentina e l’apertura di un nuovo fronte in una zona costiera che da varie settimane sembrava saldamente nelle mani dei governativi. Appare quindi probabile che Kiev miri a riorganizzarsi, mentre i separatisti, per i quali ormai Putin sembra fare da portavoce, puntino a ricevere supporto da Mosca, sotto forma di mezzi, tecnologia militare, uomini senza insegne ufficiali. Insomma tutto riprenderà come prima, se non in modo più cruento di prima.

Il nuovo fronte, connessione con la Crimea o si tratta di altro?

Le immagini mostrate dalla NATO, sulle quali il Cremlino ha ironizzato, fanno sì parte della guerra mediatica, ma è difficile non considerarle attendibili. Putin sembra quindi aver puntato innanzitutto a rifornire abbondantemente i separatisti con materiale bellico di altissima tecnologia unitamente a chi questa tecnologia la sa utilizzare: gli strumenti di Kiev sono sembrati tremendamente obsoleti rispetto a quanto visto in possesso dagli antigovernativi. Inoltre numerosi soldati senza insegne, ma chiaramente inquadrate nei ranghi militari russi così come avvenuto in Crimea, hanno supportato i separatisti ed hanno spinto per l’apertura di un fronte sulla costa, nei pressi della città di Mariupol. Ciò fa sorgere delle nuove prospettive. Che l’obiettivo sia di creare una zona esclusa dal controllo di Kiev che unisca la Russia con la Crimea via terra? O che invece si punti a zone ben più distanti, e quindi la città di Odessa e magari a creare un’unica zona sottoposta a Mosca che comprenda la fascia che dal confine russo giunge sino alla Transnistria? Fantapolitica, ma abbiamo compreso che in questo momento nulla è impossibile.

A Kiev in due settimane

Durante un’accesa conversazione tra il Presidente della Commissione Europea Barroso e Putin sembra che quest’ultimo abbia detto che se volesse potrebbe arrivare con le truppe a Kiev in massimo due settimane. Con molta probabilità queste parole sono state estrapolate dal contesto ma rappresentano bene le differenze tra l’esercito ucraino e quello russo. Gli stati orientali dell’Unione Europea, Polonia e Paesi baltici in primis, ne sono consapevoli e sanno che qualora la situazione degenerasse potrebbero essere loro ad essere minacciati. Le sanzioni, che saranno inasprite a breve, non sono per loro più sufficienti e spingono affinché la NATO inizi a far sentire la propria voce. Così si può comprendere l’importanza del vertice dell’Alleanza Atlantica in Galles e della creazione di una Forza di intervento rapido composta da circa 4000 uomini capace in meno di due giorni di essere dislocata ovunque. Il riferimento è chiaramente all’Ucraina, ma è più elegante non dirlo! Intanto hanno inizio le esercitazioni NATO che si svolgeranno a cavallo tra Germania, Polonia e Paesi baltici (l’Italia parteciperà coi parà della Folgore), in attesa dell’esercitazione che avrà luogo proprio in Ucraina occidentale dal 15 al 26 di settembre, dove parteciperanno 15 paesi, tra cui anche stati che non sono parte dell’Alleanza Atlantica, quali Azerbaijan, Georgia, Moldova  (l’Italia non ha al momento aderito): se sia benzina sul fuoco o un modo per convincere la Russia a non proseguire con la sua politica è presto per dirlo.

La situazione interna dell’Ucraina

I problemi economici ucraini si stanno dimostrando più complessi del previsto, anche a causa del protrarsi delle manovre militari. Le ultime stime sul Pil mostrano una possibile flessione del 6,5%, l’inflazione attorno al 20% su base annua, il tasso di cambio a circa 17 Hrivna per un euro, ben distante dalle 11 Hrivna di gennaio. Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato che i 17 miliardi di dollari prestati attraverso il piano di salvataggio potrebbero non essere sufficienti e sta studiando eventuali azioni da mettere in campo. In tutto ciò anche il gas, adesso che si avvicina la stagione fredda, sembra essere un problema e si sono già verificate alcune interruzioni di energia. Sempre per lo stesso motivo sono partite le prime forniture di gas dalla Slovacchia attraverso il reverse flow, e cioè utilizzando in senso inverso lo stesso gasdotto che solitamente porta gas dalla Russia all’Europa attraverso l’Ucraina.
In tutto ciò si inserisce la campagna elettorale per ottenere un posto in Parlamento. Il Presidente Poroshenko ha sciolto il Parlamento, ed ha indetto elezioni anticipate per il 26 ottobre. In occasione della campagna elettorale per le presidenziali di fine maggio la Russia ed i separatisti fecero di tutto per far fallire la consultazione, e non ci sono motivi che portino a pensare che sarà diverso per queste nuove elezioni.

Non sembra quindi che la tregua annunciata sia la svolta della situazione; appare invece come una semplice sosta prima della ripresa delle ostilità. Purtroppo l’Ucraina resterà sulle prime pagine ancora a lungo. Di questo possiamo star certi.

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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6 commenti

  1. Repubblica o Corsera dicono sempre poco o nulla su questi temi, quindi GRAZIE PER GL’INTERSSANTI APPROFONDIMENTI!!!

  2. 4 settembre – Nella città di Torez, nella regione di Donets’k, i mercenari russi propongono agli abitanti di cambiare la loro cittadinanza ucraina per diventare cittadini russi, – comunica il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.

    4 settembre – Le truppe russe possono passare all’attacco, – ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.

    4 settembre – Gli abitanti di Berdians’k, sulla costa del mare d’Azov, stanno rafforzando le uscite della città, scavando trincee e bunker che potrebbero servire in caso di intervento russo.

    4 settembre – L’Ucraina ha in mente di tenere da parte sotto terra 17,2 miliardi di metri cubi di gas prima dell’inizio della stagione fredda. Essa ha bisogno di poco più della cifra indicata per superare l’inverno.

    4 settembre – Dalla città di Novoazovs’k occupata dall’esercito russo, verso Mariupol si è mosso un convoglio composto da 4 carri armati e tre auto con i militanti. Essi hanno camminato per 10 miglia e poi si sono dispersi tra i cespugli: sembra che si tratti di ricognizione prima di un attacco.

    4 settembre – La NATO sostiene le azioni bilaterali intraprese dai suoi membri per fornire assistenza tecnica e militare all’Ucraina, – ha detto il presidente Petro Poroshenko. – Questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Nel corso dei colloqui che si sono svolti a Newport (Galles) nell’ambito del vertice NATO, è stato raggiunto un accordo per la fornitura di armi di precisione all’Ucraina.

    4 settembre – A Mykolaiv, sul Mar Nero, centinaia di persone hanno preso parte alla protesta conto l’aggressione da parte della Russia.

  3. Come prevedibile la Russia ha dovuto metterci le mani direttamente. Era infatti impensabile che, dopo quel che è successo in Crimea, gli ucraini si facessero mettere la testa sott i piedi da quattro ribelli messi insieme più o meno alla svelta. Il problema è lo stesso di sei mesi fa. Quali sono gli obbiettivi russi?? Credo che a Mosca si pensi ad un obbiettivo di massima e ad uno di minima. L’obbiettivo massimo ed ideale sarebbe far collassare l’Ucraina e ridurla ad un protettorato con solida presenza militare russa al suo interno. Se poi questo fosse impossibile si passa all’obbiettivo di minima, ovvero all’occupazione permanente di una vasta porzione di ucraina con la creazione di repubbliche satelliti. E’ chiaro che l’obbiettivo cdi massima sarebbe un gran risultato per la Russia, mentre quello di minima presenterebbe dei rischi. Infatti il permanere indipendente di uno stato ucraino occidentale porterebbe, nel giro di qualche anno, la NATO sul Dnepr e certo per la Russia non si potrebbe parlare di vittoria. Salvare l’indipendenza di una Ucraina mutilata è oggi obbiettivo possibile per la NATO?? I dati economici non sono incoraggianti perché l’operazione costerebbe un’enormità e la NATO ha grane in quantità soprattutto in vicino oriente. Le due cose si tengono, perché una guerra (pur non dichiarata) con la Russia si potrebbe continuare solo in presenza di continui e relativamente poco costosi flussi di materie prime quali gas e idrocarburi. Per avere queste materie prime la NATO non può mollare la presa negli stati arabi. Tendo invece ad escludere un’occupazione militare totale dell’Ucraina. Questa scelta determinerebbe una reazione anche terroristica e potrebbe costar molto cara ai russi. Vedremo. Tutto sta comunque nella capacità della NATO di reggere il confronto sotto il profilo economico perché, alla fine, le guerre costano un sacco di soldi. Infine un po’ di questa partita si giocherà anche sulla possibilità di interagire con la Cina e l’India, due stati che avrebbero un gran peso se decidessero di dar mano forte a una delle due parti.

  4. 6 settembre – Lunedì 8 settembre saranno implementate nuove restrizioni nei confronti della Russia secondo una procedura d’urgenza, – ha detto il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il Presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso.

    6 settembre – I social network VKontakte, Yandex e Mail.ru hanno iniziato a fornire alla FSB i dati sui propri utenti.

    6 settembre – Tregua “alla russa”: l’esercito e i terroristi russi hanno sparato ben 10 volte all’esercito ucraino.

    6 agosto – Il Capo dell’Amministrazione di Donets’k Serhii Taruta ha raccontato che nella giornata della Festa dell’Indipendenza dell’Ucraina il 24 agosto l’esercito russo ha introdotto in Ucraina 25 carri armati, 18 BTR e un centinaio di soldati.

    6 settembre – La Russia mantiene il silenzio riguardo al suo secondo “convoglio umanitario” di un centinaio di camion, – ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko. – “Non ci è giunto alcun rapporto sul percorso o sul contenuto del convoglio umanitario”. Staranno forse preparando un altro attacco massiccio?

    6 settembre – La Russia continua ad ammassare le sue forze armate nel Nord dell’occupata Crimea ed effettua la sostituzione delle forze e delle attrezzature. Le unità delle Forze Armate si stanno raccogliendo nei pressi del confine amministrativo tra la regione di Kherson e la Crimea. Si tratta già di 15 mila soldati. Vorranno colpire da dietro l’esercito ucraino? – ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.

  5. 7 settembre – A Donets’k sono stati liberati 15 prigionieri ucraini; in ostaggio delle “Repubbliche Popolari” di Donets’k e di Luhans’k rimangono tra le 700 e le 800 persone.

    7 settembre – Dall’accerchiamento di Ilovais’k sono riusciti ad evadere 32 militari ucraini.

    7 settembre – Le “Repubbliche Popolari” di Donets’k e di Luhans’k hanno in mente di apportare delle modifiche all'”accordo di Minsk”: vogliono di nuovo staccarsi dall’Ucraina.

    7 settembre – Nonostante la “tregua”, i militanti continuano a sparare attivamente alle posizioni delle truppe ucraine e agli obiettivi civili, – ha detto il direttore del Centro degli studi politico-militari Dmytro Tymchuk.

    7 settembre – Se questa “tregua” nel sud-est dell’Ucraina finirà come tutte le “tregue” precedenti, non ci sono altre opzioni se non l’introduzione della legge marziale, – ha detto il Primo Ministro Arsenii Iatseniuk. – “Mi chiederete se mi fido della Federazione russa e del suo presidente? Assolutamente no. Mi chiederete se il presidente Putin ha cambiato i suoi piani circa l’Ucraina? Ovvio che no. Il suo piano è quello di riportare l’Ucraina nella sfera di influenza russa ad ogni costo: non importa se per farlo dovrà conquistarla militarmente o politicamente o se dovrà distruggere il nostro Stato in quanto tale”.

    7 settembre – Le truppe russe e i terroristi continuano a bombardare con i mortai i dintorni di Mariupol, – comunica il battaglione “Azov”. Questa è la tregua “alla russa”.

  6. Ucraina, “Basta con gli abusi e i crimini di guerra da parte dei battaglioni di volontari pro Kiev”

    Lo chiede Amnesty International alle autorità ucraine che “non devono replicare l’assenza di legge nelle aree precedentemente controllate dai separatisti”. Si tratta di uno degli oltre 30 battaglioni di volontari apparsi durante il conflitto, parzialmente integrati nelle strutture di sicurezza ucraine impegnate a riconquistare le aree controllate dai separatisti

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