Forti proteste sono scoppiate in Grecia in seguito a un controverso emendamento votato dalla maggioranza di governo che siede oggi in Parlamento. La modifica in questione riforma un settore molto delicato, quello dell’informazione, e lo fa ammorbidendo e allentando le restrizioni previste per i conflitti di interesse: permetterà, infatti, agli imprenditori dell’editoria fortemente indebitati, di “unire le forze” e creare grandi accorpamenti editoriali. Ciò consentirà, secondo il governo, “partenariati tra i media, in quanto questi contribuiscono a ridurre i costi operativi delle imprese che collaborano ad economie di scala”.
L’asserita eccezionalità dell’evento non ha rassicurato i sindacati di categoria, dal momento che in questi anni, in Grecia, la maggior parte dei provvedimenti presi sono stati firmati sotto il regime dell’eccezionalità. Le federazioni si sono dunque scagliate contro il governo, sostenendo che la modifica comporterà la creazione di oligopoli mediatici e inaugurerà una nuova stagione di licenziamenti. Difatti, il provvedimento stabilisce che il datore di lavoro avrà la possibilità di detenere tutti i media che desidera e di mantenere solo i dipendenti di cui necessita. Il rischio, dunque, di una forte riduzione del personale è alto.
Il provvedimento in questione, d’altra parte, viene criticato non solo per la lunga scia di licenziamenti che potrebbe lasciare dietro di sé, ma anche per altri due motivi: il primo riguarda la libertà d’informazione, in particolar modo la possibilità di disporre di una molteplicità di testate gestite e dirette da diversi gruppi editoriali: l’emendamento metterebbe a repentaglio questa possibilità, lasciando via libera alla concentrazione dei media in mano a pochi oligarchi; il secondo motivo è di carattere prettamente politico e si riferisce al sospetto che il provvedimento in questione sia stato votato per favorire gli editori che hanno grosse passività con l’erario al fine di “blandirli” in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: gli imprenditori, in poche parole, si sentirebbero così in dovere di ringraziare il governo con un’informazione più “partigiana”, avendo ricevuto da esso un’ancora di salvezza senza la quale difficilmente sarebbero riusciti ad andare avanti.
I sindacati di categoria hanno annunciato e già messo in atto una serie di scioperi per protestare contro il provvedimento. Il principale partito di opposizione (Syriza) e il Partito Comunista (Kke) hanno lasciato il Parlamento durante la votazione, accusando il governo di compiere “un crimine” nel settore dei media. Panagiotis Kourouplis (Syriza) ha osservato che ” il governo è indirizzato verso le elezioni e vuole creare nuove relazioni con il sistema dei media”, mentre il KKE di Nikos Karathanasopoulos ha chiesto una votazione per appello nominale.
Il quotidiano “To Vima”, nei giorni scorsi, ha pubblicato un articolo intitolato “L’oligopolio della stupidità”, nel quale denuncia gli errori che i governi che si sono succeduti hanno commesso nel settore dell’informazione e la volontà del PASOK di chiudere la bocca all’informazione libera, e sprona la popolazione a combattere affinché queste leggi “liberticide” vengano annullate. Scrive infatti: “Ora le riforme riguardanti i media, già votate dal governo, sono in discussione. Le parti stanno semplicemente facendo il loro business. Quando arriverà il momento, però, queste misure potranno essere abolite con la stessa facilità con cui sono state emanate”. Bisognerà vedere soltanto se la popolazione vorrà e saprà ascoltare la “chiamata alle armi”.