da BUDAPEST – Nell’intervento bisettimanale alla radio pubblica Viktor Orbán torna sul discusso concetto della “democrazia liberale” (o illiberale?) pronunciato a fine luglio in Romania. Il primo ministro ungherese si sofferma inoltre sulle sanzioni nei confronti della Russia, che considera una scelta autolesionista, “uno sparo sui piedi” che creerebbe svantaggi più agli stessi Paesi membri dell’UE che a Mosca.
Sono passate poche settimane da quando una frase del leader di centrodestra ha fatto il giro del mondo sulle pagine dei giornali internazionali a causa soprattutto della presa di distanza dal concetto di “democrazia liberale”, pronunciata al campo estivo di Bálványos, nella regione seclera della Romania. Era la fine di luglio e da allora il discorso è stato tra i più citati e discussi degli ultimi anni.
Tre giorni fa Orbán ha ripreso l’argomento, prendendo spunto dall’ultimo dato sul PIL, un incoraggiante +3,9% su base annua (primo trimestre 2014 sul primo trimestre 2013) che si presta facilmente a portare avanti la retorica adottata dalla Fidesz negli ultimi anni, tendente a giustificare anche le manovre più contestate con i risultati ottenuti sul breve o medio periodo. In Romania Orbán, sintetizzando all’estremo una lezione assai corposa, aveva detto che l’analisi politica si sta concentrando su stati che perseguono un modello non liberale, quali Russia, Cina e Turchia e che il “modello ungherese” dovrebbe basarsi sul lavoro di tutti (munkaalapú társadalom).
La visione di Orbán
Orbán, tuttavia, cerca di mantenersi entro i binari di una democrazia controllata. Il primo ministro, infatti, ha sottolineato la netta distinzione che vede tra liberalismo e democrazia, spiegando che l’Ungheria resterà una nazione democratica e libera, dove d’altro canto dovrebbe essere rifiutato l’accento sui diritti dell’individuo sottinteso dal liberalismo, in quanto il paese non è solo un insieme di singole sfere personali, ma una comunità. D’altronde, come osserva Gideon Rachman sul Financial Times, i riferimenti presi ad esempio dal leader conservatore – che cita Russia, Cina e Turchia, pur vedendovi numerosi difetti – sembrano essere quantomeno lontani da tali principi. Venerdì scorso, in ogni caso, Orbán ha mantenuto la linea ferma sugli stessi punti, argomentandoli dati alla mano.
Crescita economica e occupazione
I dati sono quelli del PIL e dell’occupazione: +3,9% su base annua per il PIL nel gennaio-marzo 2014 e 4,1 milioni di occupati contribuenti quest’anno contro gli 1,8 milioni di lavoratori regolari nel 2010. Una cifra, la seconda, che necessita di essere migliorata, arrivando addirittura a 5 milioni. Se infatti l’obiettivo-promessa del 2010 (quando fu eletto con maggioranza assoluta, come di nuovo nel 2014) era 1 milione di posti di lavoro, adesso Orbán punta ancora più in alto: “Abbiamo promesso 1 milione di nuovi posti di lavoro in dieci anni, ma adesso ci rendiamo conto di poter fare di più; possiamo e dobbiamo mantenere come target un modello economico basato su 5 milioni di occupati”. Aggiungendo una nuova fonte di ispirazione a quelle orientali già citate, il primo ministro menziona l’Inghilterra: un altro Paese che sta portando avanti il suo proprio modello e “sta andando molto bene”.
“Il sistema politico basato sulla proprietà statale, che è democratico se non liberale, ha portato al quasi raggiungimento dei risultati auspicati: ha favorito opportunità maggiori di quelle ottenute dalla democrazia liberale in molti Paesi” ha aggiunto Orbán, che come al solito ha le idee chiare e sembra non temere le reazioni della stampa e dell’Europa alle sue parole.
No sanzioni alla Russia
A proposito di Europa, anche per quanto riguarda le sanzioni verso la Russia Orbán ha la sua personale visione: “danneggiano più noi che la Russia”, ha dichiarato, aggiungendo che sta cercando alleati all’interno dell’UE per cambiare la politica europea in materia di sanzioni (“sono sempre contro gli interessi nazionali”), oltre che per assicurare delle compensazioni per gli agricoltori europei penalizzati dalle stesse. La proposta del primo ministro ungherese è di concordare una conferenza, centrata sulla questione ucraina, che riunisca le due parti e dia spazio a piani di cooperazione sul lungo termine.
Da Economia.hu