Superata, almeno momentaneamente, la crisi politica con il rifiuto del parlamento di approvare le dimissioni del primo ministro Arseniy Yatseniuk, il dibattito si concentra ora sulle prossime elezioni della Verkhovna Rada. Garantire governabilità e stabilità in un periodo in cui l’unità, non solo quella territoriale, ma soprattutto politica e sociale, sembra appesa ad un filo, sarà il principale compito di Poroshenko e dell’elite politica attualmente al potere. Ma se il quadro generale delle forze che prenderanno parte alla prossima, difficilissima, tornata elettorale sembra abbastanza definito, rimane in forte dubbio il futuro del Partito Comunista Ucraino.
Uno sguardo al passato
La formazione politica guidata, sin dal principio, da Petro Symonenko ha assunto un importante ruolo all’interno del panorama politico ucraino a partire dall’indipendenza del paese. Nato nel 1993, il PCU ha sempre rivendicato l’ eredità politico ideologica del Partito Comunista d’Ucraina (sezione del PCUS), che fu dichiarato illegale nell’agosto del 1991, in seguito alla proclamazione dell’indipendenza del paese. Il Congresso fondante del partito, tenutosi nel giugno del 1993, fu, infatti, ufficialmente denominato come il Ventinovesimo Congresso, per evidenziare la continuità con il predecessore sovietico. Solo nel 2001 poi, la Corte costituzionale ucraina ha dichiarato incostituzionale l’atto della Verkhovna Rada che “vietava ogni attività del Partito Comunista”.
Il partito di Symonenko, posizionato all’estrema sinistra dello spettro politico del paese, nel corso degli anni ha lentamente abbandonato il nazionalismo sovietico, la cui componente principale era la riunificazione politica delle comunità dello spazio post-sovietico, in favore di una forma di nazionalismo (nazionalismo slavo o eurasiatismo) che privilegia la sovranità nazionale pur non rinunciando a un forte legame identitario con tutto il mondo slavo. Dal punto di vista ideologico quest’identità del Partito Comunista Ucraino lo rende avversario del nazionalismo-etnico ucraino e dell’ucrainizzazione del paese, nonché dell’abbandono della lingua russa in favore di quella ucraina.
Per quanto riguarda l’orientamento in politica estera, la base ideologica del PCU ha sempre spinto il partito (in contrapposizione con molti partiti di sinistra dello spazio post-sovietico) verso la promozione di una maggiore integrazione politico economica con Mosca e verso il rifiuto di un costante avvicinamento alle istituzioni occidentali, in primis NATO e UE. Il principale bacino elettorale del PCU è, poco sorprendentemente, rappresentato principalmente dalle regioni orientali del paese, in primis le oblast’ di Lugansk, Kharkiv, Kherson, Donetsk e Dnipropetrovsk.
Un ruolo importante nel sistema
Nel primo decennio della sua nuova storia il PCU ha trovato il proprio ruolo all’interno dello spettro politico del paese divenendo uno sparring partner ideale per il regime di Leonid Kuchma. Riuscito a raggiungere buoni risultati nelle elezioni parlamentari del 1994 (13,5%) del 1998 (25,4%) e del 2000 (20%) il PCU ha rappresentato in questi anni una vera e propria stampella per il presidente all’interno della Verkhovna Rada, mentre nelle elezioni presidenziali del 1999 Petro Symonenko è riuscito a raggiungere il secondo turno, favorendo così la rielezione dello stesso Kuchma. Oltre ad essere un buon alleato politico, il PCU ha in questi anni assorbito anche una buona parte del voto di protesta senza rappresentare un vero pericolo per la struttura di potere intorno al presidente e al suo clan. In alcuni casi i buoni risultati elettorali del partito di Symonenko sono stati sfruttati anche come giustificazione per allargare il campo di manovra del regime, presentando l’alternativa del PCU come più pericolosa per il paese rispetto ad un rafforzamento in chiave autoritaria del governo.
Lo spartiacque della rivoluzione arancione
Nel 2004 la rivoluzione arancione ha avuto l’effetto di sconvolgere quest’equilibrio che nel decennio precedente ha garantito al PCU un proprio spazio all’interno dello spettro politico del paese. Con la polarizzazione del dibattitto e con la crescita dell’antagonismo tra due principali schieramenti, il partito guidato da Symonenko ha visto indebolirsi il proprio ruolo di “valvola di sfogo sociale”. A partire dal 2005, inoltre, la corrente del nazionalismo-etnico ucraino ha visto crescere il proprio ruolo all’interno del dibattito nazionale, favorito anche dalla ricerca da parte della coalizione arancione di un proprio spazio ideologico all’interno del panorama socio-politico ucraino.
I risultati elettorali del 2006 e del 2007 evidenziano il netto calo di consensi da parte del PCU che riuscì a totalizzare rispettivamente solo il 3,7% e il 5,4% dei voti. Pur soffrendo una chiara emorragia di consensi, il partito ha comunque ricoperto un ruolo non del tutto marginale nell’arena parlamentare durante la presidenza di Yushenko, appoggiando la premiership di Yanukovich tra il 2006-2007 e, seppur informalmente, sostenendo il Partito delle Regioni durante il secondo turno delle presidenziali del 2010. Nel 2012 il PCU ha conquistato oltre il 13% di preferenze, garantendosi 32 seggi nella Verkhovna Rada.
Maidan, il colpo finale
Le manifestazioni di novembre 2013 e tutta l’evoluzione del movimento di protesta che ha sconvolto la vita politica del paese hanno avuto serie ripercussioni anche sul Partito Comunista. Durante le proteste di Maidan, Symonenko ha apertamente sostenuto il Partito delle Regioni e la figura di Yanukovich, mantenendo una agenda politica apertamente pro-governativa e pro-russa, definendo il movimento di piazza Indipendenza come “uno strumento nella lotta per il potere tra gli oligarchi”.
Proprio le posizioni che il PCU ha tenuto durante e dopo il cambio di regime a Kiev sono diventate, a partire da maggio, argomento delle lotta parlamentare e giudiziaria contro il partito di Symonenko. Già l’8 maggio il gruppo parlamentare del PCU è stato fisicamente estromesso dalla Verkhovna Rada durante un dibattito a porte chiuse sull’azione anti-terrorismo lanciata da Kiev nelle regioni orientali del paese, mentre la candidatura del leader comunista per le presidenziali (poi ritirata, anche se oltre i termini legalmente utili) è stata caratterizzata da accuse di “separatismo, sostegno al terrorismo e di aver favorito l’annessione della Crimea da parte della Russia”.
Sono proprio questi gli elementi alla base della procedura giudiziaria avviata a inizio luglio contro il partito e alcuni dei suoi membri. Secondo il ministro della Giustizia di Kiev, Pavlo Petrenko, ci sarebbero ben 120 pagine che documentano “le attività illegali dei comunisti”. Il processo, iniziato il 24 luglio, riprenderà a metà agosto e in caso di risultato sfavorevole al PCU potrà non solo dichiarare il partito come fuori legge, ma rendere illegale anche tutta la simbologia registrata. In attesa del risultato giudiziario, intanto, il gruppo parlamentare dei comunisti, che a causa di una fuoriuscita di una decina di deputati contava 23 membri, è stato sciolto grazie all’approvazione della “legge N°4307а” che prevede la scomparsa del gruppo se non raggiunge un numero minimo di deputati e se esso diminuisce di numero rispetto alla sua formazione iniziale.
Un processo all’ideologia?
Anche se quello guidato da Symonenko potrebbe effettivamente apparire un partito fuori dal tempo, incapace di rinnovarsi e di adattarsi alla vita politica del paese, dovrebbe essere l’elettorato, probabilmente, a dare il suo giudizio finale sulle sorti del PCU, uno dei pochi schieramenti politici che si è ufficialmente dichiarato in favore di una riforma in senso federativo del paese e contro il proseguimento dell’operazione anti-terrorismo nel Donbass.
Le parole di Turchinov in qualità di speaker della Rada, inoltre, si prestano a facili speculazioni ed interpretazioni. La sua “speranza”, condivisa anche da alcune dichiarazioni del presidente, è quella di non vedere più “l’ideologia comunista nella società ucraina” e di “correggere” definitivamente “un errore storico”. Parole che appaiono poco conciliatorie in un paese che sta facendo i conti con il proprio passato, alla ricerca di un’identità nazionale rimasta assopita per oltre 20 anni.
Per ora pare che questa ricerca si stia sostanziando in opposizione all’altro, al nemico interno e a quello esterno. Solo il tempo ci potrà dire se questo permetterà di costruire delle basi solide per superare le contraddizioni storiche del paese e la polarizzazione tra est e ovest che ha caratterizzato il suo percorso di stato indipendente. L’8 dicembre scorso è caduta la prima statua di Lenin inaugurando simbolicamente un periodo di caos e instabilità. Sembra difficile, però, che il cerchio si possa chiudere con le vicende giudiziarie a carico del Partito Comunista Ucraino.
13 agosto – La Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha eletto come suo nuovo capo il metropolita della Bucovyna e di Chernivtsi Onufrii. Lo considerano moderatamente filorusso. La Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Kyiv è convinta che egli non sia interessato al dialogo interecclesiale. Il Patriarca della Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Kyiv Filaret ritiene che il dialogo sull’unificazione delle Chiese Ortodosse in Ucraina sarà inutile con il neo eletto metropolita della Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca.
13 agosto – Nella notte del mercoledì, il “convoglio umanitario” russo ha cercato di entrare in Ucraina, – ha detto il vice Capo dell’Amministrazione presidenziale Valerii Chalyi. Egli ha ricordato che venerdì scorso la Russia aveva l’intenzione di invadere l’Ucraina con il pretesto di una “missione umanitaria”. “Molti Paesi ci consigliano di trovare un modo per non cadere in quella che ritengono essere una trappola. Se l’Ucraina chiuderà le sue frontiere e non farà passare gli “aiuti umanitari”, provocherà un conflitto su larga scala. Allora questi “aiuti” troveranno un modo diverso di entrare”, – ha detto Chalyi.
13 agosto – Il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto a Sevastopol’, nella Crimea occupata, una riunione del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa. Si è discusso della sicurezza della Repubblica di Crimea e di Sevastopol’. È un’ennesima provocazione.
15 agosto – 70 unità di attrezzature militari russe hanno attraversato il confine con l’Ucraina ieri notte. Lo ha dichiarato a Bruxelles il ministro degli Esteri della Lituania Linas Linkevicius: “Siamo estremamente preoccupati del modo in cui la situazione si sta evolvendo, perché da un lato si parla molto del cosiddetto “convoglio umanitario”, e dall’altro si vede che l’escalation continua”.
15 agosto – I soldati ucraini che erano stati tenuti prigionieri nella regione di Luhans’k hanno detto che tra i militanti vi sono parecchie discordie. I mercenari vogliono fuggire dall’Ucraina, mentre i terroristi del posto capiscono che saranno costretti a rispondere davanti alla legge.
15 agosto – Gli aiuti umanitari per la regione di Luhans’k sono giunti nella regione e sono stati trasferiti alla Croce Rossa.
15 agosto – L’UE ha causato per se stessa un danno economico attraverso l’introduzione di sanzioni contro la Russia. – ha dichiarato il Primo Ministro ungherese Viktor Orban. L’Ungheria starà dalla parte della Russia?
15 agosto – I terroristi stanno cercando di spostare le attrezzature e le forze su nuove posizioni sul confine con la Russia, in modo tale da poter facilmente uscire, – ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.
15 agosto – La Guardia di Frontiera e quella Doganale sono pronte ad iniziare il loro lavoro accogliendo il “convoglio umanitario” russo. Tuttavia, la Croce Rossa non ha fornito all’Ucraina l’elenco di ciò che è contenuto in questo convoglio umanitario, – ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.
15 agosto – Le fonti diplomatiche a Bruxelles affermano che nell’ambito di un incontro trilaterale Ucraina – Russia – UE dovrebbe avvenire un faccia a faccia (Poroshenko-Putin), – ha detto il giornalista di Wall Street Journal Laurens Norman.
16 agosto – Venerdì sera le forze dell’operazione antiterrorismo sono entrate a Luhans’k.
16 agosto – La maggior parte dei militanti intende lasciare la regione di Donets’k entro il 18 agosto, – ha comunicato il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko. “I terroristi si travestono in abiti civili, portano con sé solamente il passaporto e sui mezzi di trasporto civili cercano di oltrepassare i posti di blocco dei militari ucraini. I circa 300 militanti rimasti a Luhans’k stanno rimuovendo le bandiere della “Repubblica Popolare di Luhans’k” dagli edifici amministrativi della città. I mercenari ceceni stanno fuggendo da Jenakijeve e Horlivka. Circa 100 rappresentanti della criminalità locale che sono rimasti in queste città sono impegnati in una sparatoria caotica contro i quartieri residenziali e i civili”.
16 agosto – Vicino al confine con l’Ucraina, sul territorio russo i giornalisti hanno visto dei veicoli che trasportavano decine di contenitori per MANPADS “Buk”, – comunica Reuters.
16 agosto – Verso i punti di forza delle Forze Armate dell’Ucraina nella zona dell’operazione antiterrorismo stanno confluendo dei rinforzi, – ha dichiarato il centro stampa del Ministero della Difesa.
17 agosto – Nella regione di Rostov (Russia) sono terminati i colloqui sul destino degli scandalosi “aiuti umanitari” russi: essi andranno sul territorio dell’Ucraina solamente dopo che le Guardie di Frontiera ucraine li avranno controllati. Lunedì o martedì, anche gli esperti dell’OSCE avranno la possibilità di vedere il contenuto dei cosiddetti “convogli umanitari”, – ha comunicato il rappresentante dell’OSCE Paul Ricard. Sul territorio dell’Ucraina, il convoglio verrà accompagnato dai rappresentanti della Croce Rossa.
17 agosto – Nella regione di Luhans’k i terroristi hanno abbattuto un aereo da caccia ucraino “Mig-29”, – ha detto il portavoce dell’ATO Leonid Matiuhin.
17 agosto – Sono in corso le battaglie per la liberazione di Donets’k e di Luhans’k. Alcune volte si arriva ai combattimenti corpo a corpo.
17 agosto – L’UE e la NATO devono trovare le forze per fornire un’assistenza militare all’Ucraina, – ha detto il ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina Pavlo Klimkin. Intanto, il cancelliere della Germania Angela Merkel è ancora in attesa di avere chiarimenti da parte della leadership russa circa il coinvolgimento della Russia nella fornitura di carri armati e di combattenti addestrati per sostenere i terroristi in Ucraina orientale. Nel frattempo, la Russia ha trasferito quest’oggi in Ucraina ben 150 unità di armamenti pesanti, di cui 20 carri armati.
17 agosto – Nel corso dell’intera durata dell’ATO, i terroristi russi hanno rapito o sequestrato 1009 persone, per le quali o cercano di ottenere un compenso, o di ottenere il rilascio dei loro compagni, – ha comunicato il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.
Riprendo gli articoli di Oksa di Uk.Pravda.
Non capisco alcune cose:
15 agosto – Gli aiuti umanitari per la regione di Luhans’k sono giunti nella regione e sono stati trasferiti alla Croce Rossa.
17 agosto – Nella regione di Rostov (Russia) sono terminati i colloqui sul destino degli scandalosi “aiuti umanitari” russi: essi andranno sul territorio dell’Ucraina solamente dopo che le Guardie di Frontiera ucraine li avranno controllati. Lunedì o martedì, anche gli esperti dell’OSCE avranno la possibilità di vedere il contenuto dei cosiddetti “convogli umanitari”, – ha comunicato il rappresentante dell’OSCE Paul Ricard. Sul territorio dell’Ucraina, il convoglio verrà accompagnato dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ma il 15 di agosto non dicevano che erano già arrivati nella regione?
si tratta di aiuto umanitario ucraino il quale ha raggiunto 15 agosto la Croce Rossa – 15 agosto: l’intero volume di aiuti umanitari di Ucraina destinati per la regione di Lugansk in posto e trasferito alla Croce Rossa.
Un vecchio articolo di G.Chiesa, spiega molte cose:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/10/ucraina-come-si-fa-un-golpe-moderno/907785/
18 agosto – “Se la Russia non smette di lanciare razzi contro le forze ucraine, di fornire armi e attrezzature ai militanti e se non ritira le sue truppe dal confine entro due settimane, l’Occidente dovrà fornire all’Ucraina i missili anticarro, i sistemi di difesa antiaerea e varie attrezzature per i militari. Inoltre, esso deve sin da subito rendere chiaro che farà di più se la Russia invaderà l’Ucraina – potrà arrivare ad invitare l’Ucraina ad aderire alla NATO”, – è scritto in un articolo del consulente del Pentagono Jeffrey Stacey e dell’ex ambasciatore americano in Ucraina John Herbst per Foreign Policy.
18 agosto – Il governo tedesco non intende fornire assistenza militare all’Ucraina nel conflitto nell’est del Paese, – ha dichiarato il rappresentante del MAE della Germania Martin Schaefer.
18 agosto – I terroristi russi hanno sparato dai mortai e dai sistemi “Grad” contro una colonna di profughi nella regione di Luhans’k, – ha comunicato il capo del centro stampa del Comando Operativo “Pivnich” Anatolii Proshyn. “Alle ore 9:40, nel corso dell’evacuazione dei profughi dalle città di Hriashchuvate e Novosvitlivka, i militanti hanno sparato su questa colonna di civili dai mortai e dai sistemi “Grad”.
18 agosto – Le forze dell’ATO hanno quasi completato l’accerchiamento di Luhans’k: ai militanti rimane un’unica via di fuga. Entro 24 ore anche questa verrà chiusa.
18 agosto – La SBU (Servizio di Sicurezza dell’Ucraina) ha arrestato un gruppo di terroristi coordinato dalle forze speciali russe che stava progettando di abbattere un aereo delle forze ATO nel giorno della Festa dell’Indipendenza dell’Ucraina, – ha detto il capo del Servizio di Sicurezza Valentyn Nalyvaichenko.