GRECIA: A caccia dei capitali azeri. E del gasdotto adriatico

Dopo la crisi economica che ha duramente colpito il paese ellenico negli ultimi anni e dopo la parallela e conseguente crisi politica, ora la Grecia tenta una riscossa sulla scena internazionale e punta ai capitali di Azerbaigian e Cina per il risanamento della propria economia.

Le recenti visite nella capitale greca del presidente azero,  Ilham Aliyev, e del premier cinese, Li Keqiang, lo dimostrano e confermano l’intenzione del governo greco di approfittare della posizione geografica strategica del Paese per un rilancio sulla scena internazionale. La Grecia, difatti, rappresenta un crocevia decisivo per il passaggio del TAP (Trans Adriatic Pipeline), il gasdotto che porterà il gas naturale del giacimento azero di Shah Deniz sino alle coste pugliesi, attraverso l’Albania e l’Adriatico, consentendo così al gas proveniente dalla regione del mar Caspio di raggiungere direttamente i mercati europei. Un progetto sostenuto a gran voce dal presidente uscente della Commissione europea, Josè Barroso, (recatosi a Baku, capitale dell’Azerbaigian, pochi giorni fa) e che, anche in conseguenza della crisi ucraina, pone al centro delle strategie europee il paese azero e, appunto, la Grecia.

Durante i recenti incontri avvenuti ad Atene, il presidente greco, Karolos Papoulias, e il suo omonimo azero, Aliyev, hanno sottoscritto diversi accordi bilaterali, tra i quali spicca quello riguardante l’acquisto, da parte della società azera Socar, del 66% della Desfa, filiale della Depa, la società greca del gruppo pubblico produttore di gas. Già a maggio, il Primo Ministro greco Antonis Samaras si era recato, dopo una visita di cinque giorni in Cina, a Baku per discutere del TAP, dopo che il parlamento aveva ratificato l’accordo intergovernativo tra Albania, Italia e Grecia per il passaggio del gasdotto. La positiva conclusione dell’intesa potrebbe aprire la strada a un’alleanza economica molto importante per entrambi i paesi, creando una partnership duratura e stabile nel tempo.

Nonostante gli entusiasmi europei, tuttavia, era stata proprio la Commissione guidata da Barroso a stoppare, nel dicembre 2013, la cessione della maggioranza delle azioni della Desfa alla Socar, a causa di difficoltà burocratiche emerse a Bruxelles che, oltre all’accordo bilaterale Grecia-Azerbaigian, chiedeva un accordo anche tra Ue ed Azerbaigian. Difficoltà il cui superamento è stato al centro del viaggio di Aliyev ad Atene, che proseguirà con la visita a Roma, prevista per il 13 luglio, dove si discuterà di un pacchetto di accordi per una cifra assai consistente, dell’ordine di svariate decine di milioni di euro.

E i primi risultati non hanno tardato ad arrivare; difatti, l’Autorità preposta alla regolamentazione dell’energia (Rae) ha già inviato alla Commissione un dossier in cui non solo certifica la totale indipendenza della Desfa, ma promette anche la completa separazione della distribuzione dalla produzione. In poche parole, la Desfa non sarà autorizzata a commerciare gas, ma solo a produrlo. Passo importante per dare una decisa accelerazione al progetto, avvicinandolo alla legislazione europea, e per sbloccare i 400 milioni di euro già stanziati dal governo azero, ma rimasti in sospeso dopo lo stop della Commissione europea nel 2013. A testimonianza dell’importanza di questo progetto per le casse dello Stato greco, è stato calcolato che la costruzione del gasdotto creerà tra i 4300 e i 4800 nuovi posti di lavoro all’anno e genererà circa 33 miliardi di euro di output nell’economia greca per i prossimi 50 anni.

Ora toccherà alla Commissione accendere il “semaforo verde” e aprire la strada alla finalizzazione dell’accordo. Se riuscirà a rispettare i tempi previsti (due mesi circa), l’intesa potrebbe suggellarsi già entro l’autunno prossimo e dare alla Grecia una prima “boccata d’ossigeno” dal valore di 400 milioni di cui necessita da tanto tempo.

Chi è Flavio Boffi

27 anni, dottorando in Studi Politici a La Sapienza, laureato in Relazioni Internazionali all'Università degli Studi Roma Tre. Collaboro con East Journal da giugno 2014, dopo aver già scritto per The Post Internazionale e Limes.

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3 commenti

  1. Cara Direzione
    vista la Joint declaration on strategic partnership firmata lo scorso 14 luglio a Roma da Renzi e dal presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, e la resurrezione del TAP, non sarebbe il caso di focalizzare maggiormente questo progetto, importante per una vera diversificazione delle fonti energetiche soprattutto per l’Italia?
    Naturalmente a fronte dello specchietto per le allodole del South Stream.

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