UNGHERIA: Il governo tassa la pubblicità, clamorosa protesta dei media

Mercoledì 11 giugno è stato approvato dal Parlamento ungherese con 144 voti favorevoli e 30 contrari il disegno di legge che prevede una nuova tassa sulla pubblicità. La normativa presentata in Assemblea il 2 giugno dal deputato di Fidesz Laszlo L. Simon, prevede livelli di tassazione crescente in base al volume dei guadagni con aliquote progressive fino al 40% sulla pubblicità di canali TV, radio e giornali con sede in Ungheria. Ma anche siti internet e manifesti pubblicitari su cartelloni e mezzi di trasporto. Un tentativo di ridurre al silenzio le voci indipendenti dell’informazione nazionale, dicono i principali operatori di settore, i quali hanno reagito con una protesta su larga scala. Nei giorni seguenti alla presentazione del disegno di legge, alcuni dei principali quotidiani nazionali e siti internet hanno pubblicato pagine bianche in segno di protesta e 16 stazioni televisive sono andate in onda con gli schermi bianchi per 15 minuti. Circa un migliaio di persone ha partecipato ad una manifestazione di fronte al Parlamento a Budapest.

Dietro la nuova legge sembra esserci la volontà di colpire, in specifico, RTL Klub. L’unica emittente a rientrare nello scaglione più alto che dovrà pagare il 40% di tasse sulla pubblicità. Appartenente al gruppo tedesco RTL è il principale competitor di Tv2, canale recentemente acquistato da esponenti vicini al partito di centrodestra Fidesz. Partito del Premier Viktor Orban che all’ultima tornata elettorale di aprile con il 45% dei consensi si è confermata prima forza politica del Paese. Le parole di Janos Lazar, leader del gruppo parlamentare di Fidesz, sembrano confermarlo: “RTL sta minacciando il Paese. Sarebbe bello se si esercitassero a casa loro, in Germania, e non in Ungheria”, ha dichiarato. Inoltre le misure non sembrano uguali per tutti. Reporter Senza Frontiere denuncia la concessione di una dispensa al canale commerciale Tv2 che permette di compensare parte del suo deficit fiscale degli anni precedenti con la nuova tassa. L’opposizione ha presentato una denuncia alla Commissione Europea accusando il Governo di favoritismo.

Secondo gli analisti le entrate previste dalla nuova imposta, che stando alle dichiarazioni di Janos Lazar verranno reinvestite per la modernizzazione del sistema scolastico, non avranno grandi effetti sul bilancio ma colpiranno duramente l’informazione indipendente. L’avvocato Szabolcs Hegyy della ONG ungherese TASZ che si occupa della difesa dei diritti civili, ha affermato che gli introiti della nuova tassa saranno esigui ma il carico fiscale graverà pesantemente sull’industria dei media: “ La nuova tassa ridurrà il numero di voci critiche ed indipendenti”, ha detto. Il provvedimento è analogo a quello che il governo ungherese ha applicato già ad altri settori come quello bancario, dell’energia e della grande distribuzione penalizzando le aziende straniere che operano sul territorio nazionale.

La nuova tassa prevede 6 tipi di aliquote fiscali in base al fatturato annuo dell’azienda interessata. L’imposta graverà dell’1% sui fatturati compresi fra 1 e 5 mln di HUF, del 10% fra 5 e 10, del 20% dai 10 mln in su e del 40% sui fatturati superiori ai 65 mln. Sono esenti dall’imposta gli annunci di “pubblico servizio” e quelli politici oltre ai fatturati inferiori ad 1 mln.

Nelle ultime settimane inoltre ha scatenato numerose polemiche il licenziamento del direttore del sito Origo.hu, Gergo Saling in seguito alla pubblicazione di un articolo che denunciava Janos Lazar di aver speso circa 6000 EUR in un hotel di lusso durante un viaggio ufficiale. Un dipendente di Origo intervistato dal Financial Times ha denunciato la proprietà del sito, Magyar Telekom, che fa parte del gruppo tedesco Deutsche Telekom di “cooperare con il Governo per mettere in silenzio i media”.

Secondo il rapporto di Reporter Senza Frontiere del 2013 sulla libertà di stampa l’Ungheria è oggi al 64mo posto su 180. Quando nel 2010 Viktor Orban arrivò al potere, l’Ungheria era al 23mo posto.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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