Incapace di risolvere, o almeno di stabilizzare la situazione tramite la forza, Petro Poroshenko ha deciso di giocare la carta della tregua. Il Piano di Pace proposto dal presidente il 20 giugno scorso contiene alcune importanti concessioni nei confronti dei ribelli, pur senza riconoscere ufficialmente la loro autorità. In cambio di un completo disarmo dei separatisti e del rilascio dei prigionieri, Kiev ha promesso la cessazione delle ostilità, un’amnistia per coloro che non si siano macchiati di “gravi atti di violenza” e la creazione di una buffer zone di 10 km lungo il confine con la Russia per permettere ai guerriglieri di lasciare il paese. Dal punto di vista politico il documento parla di negoziati, della disponibilità di procedere verso una decentralizzazione del potere statale, elezioni regionali e parlamentari.
Una fragile tregua con pochi risultati tangibili
La risposta delle autorità delle due autoproclamate Repubbliche Popolari del Donbass non si è fatta attendere e dopo un primo rifiuto, Alexander Boroday, leader dei separatisti di Donetsk, pur chiedendo il completo ritiro delle truppe dalla regione, ha ufficialmente accettato la tregua e l’inizio di una prima fase negoziale. Il primo incontro, svolto lunedì, ha visto sedere al tavolo con i rappresentanti dei separatisti l’ambasciatore russo in Ucraina e alcuni rappresentanti OSCE, mentre le autorità di Kiev hanno preso parte ai colloqui tramite la mediazione del vecchio presidente Leonid Kuchma. Nessun risultato concreto è stato però raggiunto. Troppo alte le richieste da parte di entrambe le parti e troppo poco il tempo per poter trovare anche solo un compromesso iniziale. I negoziati si sono ben presto arenati, mentre le due parti hanno continuato a scambiarsi accuse reciproche per la violazione della tregua. Un elicottero militare è stato abbattuto dai ribelli provocando la morte dell’intero equipaggio e numerosi altri scontri armati si sono registrati lungo tutto il territorio della regione.
Chi combatte nell’est? Guardia Nazionale e Gruppi paramilitari
Difficile dire quanto l’insuccesso dell’Operazione Anti-Terrorismo abbia influito sulla decisione del presidente di promuovere una tregua unilaterale. Il governo di Kiev, infatti, negli ultimi mesi ha dovuto fare i conti non solo con la strategia di guerriglia dei separatisti, ma anche con un esercito da riformare e con un crescente malumore all’interno di esso.
Il principale attore dislocato sul territorio del Donbass è la cosiddetta Guardia Nazionale, formata su spinta del Parlamento all’ombra della crisi in Crimea lo scorso Marzo. Come ha dichiarato Andriy Parubiy, a capo del Consiglio Nazionale della Difesa e Sicurezza, il principale obiettivo di quest’organo dovrebbe essere quello di “garantire la sicurezza nazionale, difendere i confini e combattere l’azione di organizzazioni terroristiche e criminali”. La sua composizione è mista, dato che accoglie sia personale militare sia unità di volontari. Secondo le fonti governative, durante le prime settimane sono pervenute quasi 40.000 richieste da parte di attivisti su base volontaria, molti di loro parte di quelle formazioni pseudo-militari che si sono formate durante i mesi di protesta a Kiev, i cosiddetti gruppi di “autodifesa di Maidan”.
Ma l’attività del Ministero degli Interni non si è fermata con la creazione della Guardia Nazionale. Il 13 aprile, infatti, Arsen Avakov aveva annunciato la nascita di un ambiguo “organismo di forze speciali” su base volontaria e regionale “per la tutela dell’ordine pubblico”. Una delle più famose di queste nuove formazioni paramilitari composta da volontari è il Battaglione Donbass, che negli ultimi tempi ha anche trovato modo di creare un sito internet ufficiale, volto a promuovere le proprie azioni e a raccogliere le donazioni dei sostenitori.
Combattere per interesse?
Proprio qui si entra nel torbido. Sebbene queste organizzazioni operino ufficialmente sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni e utilizzino le strutture militari governative per l’addestramento, godono di ampia autonomia decisionale e il loro coordinamento con le altre forze fedeli a Kiev sembra piuttosto discutibile. Un altro punto importante e poco chiaro riguarda il loro finanziamento e la gestione dei soldi. Sebbene il “comandante” del Battaglione Donbass, Semion Semchenko, abbia negato il coinvolgimento economico di personaggi influenti delle regioni di Donetsk e Dnepropetrovsk, rimane difficile credere che gli oligarchi locali, ai quali il governo di Kiev ha concesso libertà di azione nelle loro “zone di competenza”, rimangano a guardare senza esercitare una qualsivoglia forma di controllo su queste svariate organizzazioni. Il nome di Igor Kolomoisky, ad esempio, è associato al Battaglione Dnepr e al Battaglione Azov. Ma non sono solo gli oligarchi ad avere stretti legami con queste formazioni paramilitari. Il candidato alla presidenza Oleg Lyashko, ad esempio, risulta essere uno dei principali sostenitori politici proprio del Battaglione Azov, composto per buona parte da attivisti di Patriot Ukrainy, storico braccio armato di Svoboda (partito di estrema destra). Dulcis in fundo, non poteva mancare Yulia Tymoshenko, che ancora durante la propria campagna elettorale aveva lanciato il proprio “Movimento di resistenza” con lo scopo di “sostenere e aiutare l’esercito spingendolo verso la conquista dei propri obiettivi – cioè l’unità territoriale”.
Impossibile non notare quanto questo tipo di formazioni e la frettolosa riorganizzazione delle forze armate siano conseguenza diretta di numerosi fattori. La dubbia fedeltà dell’esercito dopo la fuga di Yanukovich e lo scioglimento delle varie unità speciali come i Berkut, hanno comportato una chiara disgregazione delle forze armate del paese, già in rovina da almeno due decenni. La decisione di non introdurre lo stato d’emergenza nel Donbass, inoltre, presa principalmente per permettere il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali e per la paura che un accresciuto peso politico dell’apparato militare potesse limitare quello delle autorità di Kiev, ha reso complicata la partecipazione delle forze regolari allo svolgimento dell’azione militare. Ma non sono da sottovalutare nemmeno le ambizioni degli oligarchi e il vuoto di potere che si è creato soprattutto a livello dell’amministrazione regionale.
Un inevitabile prolungamento delle ostilità
Intanto Mosca continua a perseguire la propria agenda politica giocando su più tavoli. L’abrogazione della delega che permetteva l’utilizzo dell’esercito in Ucraina doveva essere un segnale distensivo volto a facilitare il dialogo con Poroshenko e con l’UE, mentre la mediazione di Viktor Medvedchuk (vicino a Kuchma) promuovere la posizione dei ribelli.
La pur breve tregua ha comunque permesso alla Russia di salvaguardare i propri interessi. La decentralizzazione del potere, una pietra miliare della politica del Cremlino durante la crisi ucraina, è stata discussa durante la fase negoziale entrando a far parte dell’agenda di Kiev e rappresenta ora un punto di partenza imprescindibile per il futuro dialogo politico. I negoziati inoltre hanno permesso ai separatisti di rafforzare la propria posizione, sia da un punto di vista politico (avendo preso parte ai negoziati) sia da un punto di vista materiale e militare, dato che, ci sono pochi dubbi sul fatto che la breve cessazione delle ostilità sia stata ampiamente sfruttata da Donetsk e Lugansk per rifornirsi e riorganizzarsi.
Chi ne esce indebolito sembra un’altra volta il governo di Kiev. Incapace di stabilizzare la situazione tramite la forza e troppo debole al tavolo dei negoziati. La mediazione da parte di Poroshenko tra i vari centri di potere interni al paese è appena iniziata, e nonostante la pochezza dei risultati tangibili, il dialogo potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova fase.
26 giugno – Le consultazioni tripartite fra Ucraina, Russia ed OSCE si terranno venerdì 27 giugno. Tuttavia, il luogo dove queste consultazioni si svolgeranno è per ora sconosciuto, – ha detto il membro di questo gruppo, il secondo presidente dell’Ucraina Leonid Kuchma.
26 giugno – Parte dei terroristi russi è disposta ad arrendersi, ma i leader di questi gruppi terroristici reprimono severamente tentativi di questo genere, fucilando sul posto i loro compagni, – ha detto il consigliere del ministro degli Interni Zorian Shkiriak.
26 giugno – La decisione riguardante l’opportunità di introduzione di nuove sanzioni nei confronti della Russia verrà presa al vertice dell’UE del 27 giugno, dopo che il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko avrà informato il Consiglio dell’UE della situazione in Ucraina.
26 giugno – È impossibile che fra l’Ucraina e la Crimea si stabiliscano delle buone relazioni, finché la Crimea resta staccata dall’Ucraina, – ha detto Poroshenko nel corso di una riunione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo. L’Ucraina avvierà dei negoziati con la Russia riguardo alla Crimea, – ha comunicato il ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina Pavlo Klimkin.
26 giugno – I terroristi del gruppo “Kalmius” hanno attaccato l’unità militare 3004 della Guardia nazionale dell’Ucraina che si trova a Donets’k.
“Parte dei terroristi russi è disposta ad arrendersi, ma i leader di questi gruppi terroristici reprimono severamente tentativi di questo genere, fucilando sul posto i loro compagni, – ha detto il consigliere del ministro degli Interni Zorian Shkiriak”: ragazzi ma siamo alle barzellette? Ma perché East Journal deve buttar via così il credito e la serietà acquisita in anni di buon lavoro? Per piacere, fate qualcosa!
Se posso esprimere la mia personale opinione di comune ospite di questo blog, ritengo che l’unica risposta a quanto un altro blogger va affermando è la contestazione documentata. Il credito e la serietà di un blog sono il risultato della libertà di discussione e della possibilità di confrontarsi, pronti a difendere le proprie affermazioni.
L’analisi di Bondarenko si basa su un fondamentale assunto: la Russia è piò forte militarmente e l’Ucraina non può reggere non solo il confronto con le truppe regolari russe, ma nemmeno con gli irregolari nell’est del paese, quindi il governo di Kyiv sarà costretto alla lunga a rappattumarsi con Mosca.
Se i dati di base sono incontestabili (l’esercito russo di oggi non è sicuramente l’armata Brancaleone degli anni novanta, cosa che invece non si può dire di quello ucraino), l’interpretazione delle politiche dei due contendenti non è così pacifica.
Putin, sulla base di una ben orchestrata campagna propagandistica/demagogica, utilizzando spregiudicatamente un mix di pressione politiche e economiche, titillando le corde dell’ultranazionalismo in salsa mistica e risvegliando i fantasmi della Grande Russia di panslavistica memoria, aggiornata alla versione eurasiatica, sta cercando di consolidare il suo regime semiautoritario all’interno e di recuperare il ruolo di (super)potenza all’esterno.
L’Ucraina è il terreno ideale per promuovere questa combinazione di revanchismo: ne carne ne pesce, non ha mai rescisso il cordone ombelicale con Mosca, in perenne dipendenza energetica, sempre pronta a correre col cappello in mano al Cremlino, insomma quali differenze pratiche tra la RSS Ucraina e la Repubblica Ucraina?
L’opzione militare si è dimostrata vincente nell’anschluss della Crimea: la combinazione delle truppe regolari già presenti e di quelle infiltrate senza mostrine ha permesso una conclusione rapida e indolore dell’occupazione.
Nell’Ucraina dell’est gli avvenimenti si sono complicati: la spallata iniziale “di piazza” che avrebbe dovuto avere contraccolpi decisivi a Kyiv, non è stata sufficiente, il governo “fascista” ed “antipopolare” ha retto ed è riuscito anche a passare al contrattacco: l’accordo firmato con UE è un rospo difficilmente digeribile da Mosca.
Certo sul piano militare l’iniziativa è sempre nelle mani degli “irregolari” e la Russia gonfia un giorno si e uno no i muscoli, mentre un debole Poroshenko propone piani di pace e allunga le tregue magnanimamente accolte da Putin e sanguinosamente ignorate dai suoi uomini di paglia locali.
Allora è una débâcle per Kyiv? Non lo so.
Poroshenko, sapendo di non poter vincere sul piano militare, potrebbe aver scelto di usare la propria debolezza per costringere Putin ad usare (veramente) la sua forza.
La situazione nell’Ucraina dell’est si sta incancrenendo: essere quelli che NON rispettano il cessate il fuoco e abbattono gli elicotteri non è buona propaganda, non ci sono notizie di rappresaglie da parte dell’esercito ucraino, quindi nessuna fotografia atroce con cui aprire i telegiornali, paradossalmente stipendi e pensioni continuano ad essere pagati dal governo di Kyiv, i profughi sono quattro volte più numerosi in Ucraina di quanti sarebbero fuggiti in Russia e, in sordina, l’apparato burocratico centrale continua a funzionare.
A questo punto si può prospettare una “somalizazione” del Donbass, ma questo comporterebbe la distruzione delle infrastrutture economiche e la disintegrazione/radicalizzazione del tessuto sociale delle due regioni, la cui responsabilità alla lunga ricadrebbe sui “separatisti”. Scarterei una soluzione alla Transnistria: quella è una strisciolina di territorio senza vere risorse, se non il contrabbando e la vendita di armi, con un decimo della popolazione (nominale), governata da una cricca di gangsters, puntellati dagli occupanti russi.
L’unica vera alternativa ad un pantano sarebbe l’invasione da parte dell’esercito russo. Putin, e la Russia se lo possono veramente permettere?
Questa enorme operazione mediatica di propaganda/contropropaganda/disinformazione che ha preceduto, accompagnato e sostenuto le mosse del Cremlino non può durare all’infinito. Si comincia ad avvertire un pò di nervosismo anche tra gli oligarchi russi, i costi di questa politica imperiale stanno schizzando alle stelle. Non solo la russificazione della Crimea è diventata un buco nero, ma per pagare gli enormi investimenti necessari per il gasdotto “cinese” si parla di aumentare il prezzo domestico del gas: i tycoons sono tutti uguali, quando c’è da mettere mano al portafoglio, è meglio che sia quello dei consumatori, poiché gli utili sono utili anche sotto il cielo di Mosca.
Il piano di Pace del debole Poroshenko potrebbe essere la classica buccia di banana su cui scivola lo statista Putin, condannato a non perdere e a non vincere.
“Il credito e la serietà di un blog sono il risultato della libertà di discussione e della possibilità di confrontarsi, pronti a difendere le proprie affermazioni”: così scrive Gian Angelo,facendosi bello della sua liberalità. Bene, ripetiamo il giochetto: caro Gian Angelo , rileggendo i post, sommi il numero di tutti i terroristi che secondo Oksa Kiev avrebbe “fatto fuori”. Arriviamo ad un numero così insensato da far impallidire anche le balle della Pravda o di Radio Free Europe. Poiè chiaro, se la liberalità serve per mettersi pronialla propaganda di Kiev – che evidentemente si condivide – è tiutt’altro discorso. Ma allora sarebbe onesto dichiararlo ai lettori subito. Questa sì che sarebbe una posizione “giornalisticamente” onesta, non le chiacchiere al vento su libertà e discussione per difendere l’indifendibile.
Non capisco di cosa mi accusa, visto che lei ha fatto esattamente quello che suggerivo: ha ribattuto criticamente alle affermazione fatte da altri. Forse avrebbe dovuto essere più preciso e meno verbosamente spazientito.
Io contestavo il suo “suggerimento” di una censura preventiva, solo perché lei non condivide quanto va affermando un altro ospite e questo non posso che ribadirlo e non certo per farmi “bello”.
Non credo che la mia posizione possa essere equivocata, ne mai ho nascosto quelle che lei chiama le mie “simpatie”: la Russia di Putin, esempio di regime autoritario, ha aggredito con metodi nazisti uno stato sovrano vicino.
Circa poi “posizione “giornalisticamente” onesta”, non sono un giornalista e modestamente cerco solo di condividere con altri ospiti alcune considerazioni.” le chiacchere al vento per difendere l’indifendibile” è un’accusa da rinviare, fin troppo facilmente, al mittente…
L’accusa di aggressione nazista ad un paese vicino rivolta alla Russia sarebbe più credibile se corrispondesse ad una altrettanto esplicita accusa di aggressione nazista da parte degli USA e dei paesi occidentali alla Serbia nel caso del Kosovo. il problema principale in queste analisi sulla situazione dell’Ucraina è l’unilateralità dei due pesi e due misure, per cui si condanna la Russia per avere salvaguardato i suoi interessi fondamentali nel caso della Crimea, abitata per il 60 per cento da russi, e dall’altro si tollera che un paese sovrano venga bombardato e privato di un territorio che per secoli ha difeso dall’occupazione ottomana, per poi crearvi una delle più grandi basi militari Usa, con ben ottomila Marines.
Ad ogni modo non è vero che Kiev continui a pagare gli stipendi e le pensioni nelle regioni dell’Est dell’Ucraina. A metà maggio ha interrotto nel farlo per alcune citta. Anche questo, insieme ai numerosi bombardamenti con uccisioni di civili, alle stragi di Odessa e Mariupol, dovrebbe far capire come il governo centrale stia conducendo una guerra contro una parte del proprio popolo. Chi difende tale governo (con ministri dichiaratamente nazisti, non dimentichiamolo) farebbe lo stesso a parti invertite?
Mi scusi, dove avrei usato due pesi e due misure? Qui si stava parlando dell’aggressione russa all’Ucraina; se vogliamo parlare della politica (più o meno aggressiva) USA nei Balcani, non ho alcun problema, ci possiamo trovare nella sezione dedicata del blog. Però mi sembra, mi scusi, che questa frusta ripresa dei due pesi e due misure nasconda la carenza di vere idee o la mancanza di argomenti.
Certo la pubblica amministrazione centrale non riesce a funzionare ovunque: visto che conosce così bene la situazione locale (“A metà maggio ha interrotto nel farlo per ALCUNE citta), dovrebbe sapere delle sistematiche intimidazioni contro funzionari e dipendenti pubblici (dai maestri ai poliziotti), che è arrivata anche al rapimento e detenzione nelle sedi degli scagnozzi mercenari “popolari” comandati da membri della russa GRU.
Andrei cauto ad attribuire ad una deliberata decisione politica del governo centrale i tragici eventi di Odessa. Mentre vedo che lei ha idee precise circa le ideologie politiche di alcuni membri del governo ucraino, argomento che meriterebbe qualche riflessione, ammesso che non serva semplicemente per screditare l’avversario, nella migliore tattica del KGB.
Non penso che si possa parlare ragionevolmente dell’annessione della Crimea senza parlare del Kosovo: quella è stata possibile solo perchè gli Usa hanno creato il precedente. Sono loro ad aver violato il diritto internazionale per primi. Dire il contrario è andare contro l’evidenza ed è appunto quello che intendo per doppiopesismo.
Quella del 2 maggio ad Odessa è stata una strage orrenda dove sono stati assassinati soltanto ucraini filo russi. Sul web (grazie a Dio abbiamo a disposizione questo mezzo di informazione!) vi sono delle documentate ricostruzioni di ciò che è accaduto, con foto e filmati. Non scrivo i link perchè probabilmente già li conosce e comunque sono facilmente reperibili. Era tutto organizzato e tutto si è svolto secondo i peggiori metodi nazisti. Al quarto piano, dalla finestra della stanza accanto a quella dove è stata strangolata una donna incinta (la foto è su internet), si vedono delle persone che sventolano la bandiera ucraina, tra il giubilo delle persone di sotto, alcune delle quali probabilmente poco prima avevano bastonato a morte i poveretti che si erano lanciati dalle finestre. A tuttoggi l’attuale governo golpista (non dimentichiamo che la deposizione di Janukovics è stata completamente illegale: il quorum del 75% per deporre un presidente non ERA STATO RAGGIUNTO!) non ha data nessuna informazione ufficiale. Se non si può parlare di decisione politica diretta del governo (per ora; vedremo quello che emergerà in futuro), non vi è alcun dubbio che si tratta di una colpevole, anzi criminale connivenza con gli organizzatori ed autori della strage. Mi potrebbe dire se A PARTI INVERTITE gli Usa ed Ue avrebbero taciuto come stanno facendo? Ovviamente no! DUE PESI E DUE MISURE, per l’appunto! La storia farà giustizia di quelle povere anime, così come della moderazione dimostrata dalla Russia nell’affrontare queste ed altre stragi che stanno avvenendo dopo i funesti eventi di Maidan, moderazione che ben risalta in questo momento, quando Israele sta invece facendo dei raid aerei punitivi per i tre giovani israeliani barbaramente uccisi. Ad Odessa nè sono stati uccisi più di 50!
Secondo il mio parere un governo che ha tre ministri e un vice primo ministro che appartengono a formazioni politiche dichiaratamente naziste è screditato ipso facto. E non mi sembra di sbagliare nel dire che questa posione era ampiamente diffusa e condivisa in tutti i paesi della Ue fino ……….. al 22 febbraio!
Continuo a ripetere: il fatto che ANCHE qualcun altro ha aggredito, non rende l’aggressione russa all’Ucraina meno grave o giustificata. Se poi vogliamo parlare di precedenti storici direi, senza tema di smentita, che quello più calzante è l’aggressione nazista alla Repubblica Cecoslovacca del 1938: anche allora Hitler intervenne per “proteggere” i diritti della maggioranza etnica tedesca nei Sudeti.
Prendere per oro colato tutto quello che si trova su internet è piuttosto pericoloso, si rischia di fare la fine di una certa deputata italiana che confonde la fotografia di un film russo (!) per la “bassa macelleria” delle truppe naziste/ucraine… direi che un minimo di senso critico è indispensabile quando si maneggia un mezzo dove chiunque può pubblicare qualsiasi cosa.
Confesso che di sbandieratori nazi-ucraini nell’edificio in fiamme non avevo notizia, forse perché, rimasti anche loro intrappolati, sono bruciati insieme ai filorussi.
C’è stata un’inchiesta ufficiale e il capo della polizia locale è stato rimosso: una polizia che nei giorni precedenti aveva tollerato la creazione del “presidio” filorusso sulla piazza antistante, che non aveva tenuto separati i cortei degli opposti schieramenti, che aveva permesso a interi pullman di “esterni” di filtrare in città attraverso i posti di blocco, che si era ben guardata di essere presente sulla piazza per non intralciare la “spontanea” manifestazione separatista e che, presa alla sprovvista, era solo riuscita, per sbaglio (!), a arrestare manifestanti filorussi, prontamente liberati a furor di popolo… così da perdere qualsia traccia e confondere le acque.
E’ verissimo quello che dice sul fatto che non sappiamo cosa sia realmente successo, e temo che un po’ tutti non vogliano saperlo, tanto bastano gli slogans.
Circa poi la “moderazione” russa… abbiamo un’opinione diversa: un po’ come è “moderato” il gatto che gioca col topo, tanto il lavoro sporco lo fanno gli “altri”. Per cortesia non tiri in ballo i tre giovani israeliani: l’unica cosa che Hamas avrebbe dovuto fare, per opportunismo politico se non per decenza, era quella di dissociarsi e collaborare alla loro ricerca, non l’ha fatto quindi è complice, convivente e altrettanto colpevole.
Certo che con gli “ipso facto” ci si risparmia fatica e non siamo costretti a pensare con la nostra testa. E soprattutto mi esenta dal discutere gli slogans altrui: la lascio, senza rimpianti, alle sue confortevoli “sicurezze”.
Forse non tutti sanno che Oleksandr Turchynov, ex presidente ad interim della Repubblica Ucraina e della Rada, è di confessione battista. Questo dato, che oggi in occidente non avrebbe particolare rilevanza, in un paese così impregnato di Ortodossia come l’Ucraina testimonia una tolleranza sconosciuta, ad esempio, nella vicina Russia ormai governata da un regime di (apparenti?) devoti baciapile e lustrapanche di ritorno.
Vedo che è sceso ad un livello di bassa polemica; “Certo che con gli “ipso facto” ci si risparmia fatica e non siamo costretti a pensare con la nostra testa”. Il suo discorrere in tutti gli interventi che sparge a piene mani in questo blog abbondano di ipso facto e di sicurezze non fondate da argomenti. E tutti unidirezionali! Si preoccupi, per gentilzza, di analizzare bene se lei ragiona con la propria testa e cerchi di argomentare le sue posizioni.
Ho detto che un governo che ha dei membri nazisti è ipso facto un governo antidemocratico, perché, evidentemente, il nazismo E’ LA NAGAZIONE DELLA DEMOCRAZIA. Se ritiene che non sia così, cerchi di dire perchè, e non di cercare di sfuggire all’argomentazione facendo dell’ronia a buon mercato.
Non ho mai assolto la Russia per il fatto della Crimea, HO SOLO AFFERMATO CHE SE SI PARLA DI AGGRESSIONE IN QUESTO CASO, LO SI DEVE FARE ANCHE PER IL CASO DEL KOSOVO. Tutto qui! Lei non ha fornito un solo argomento contro tale tesi. Ha solo ripetuto slogan antirussi.
Non ho mai detto che non sappiamo veramente cosa sia successo nella strage di Odessa. Se lei avesse letto con attenzione ciò che ho scritto non mi avrebbe mai attribuito una tale stupidaggine. La strage è stata pianificata ed eseguita con metodi criminali che ricordano le stragi naziste. E non è un caso che nell’attuale governo golpista imposto dagli Usa ci siano ministri nazisti e che tale governo, contro ogni principio di legalità, stia facendo il possibile per far calare il silenzio su tale orrenda strage. SONO STATI UCCISI SOLTANTO UCRAINI FILORUSSI e alcuni presentano ferite da arma di fuoco e sono stati ritrovati morti in stanze non toccate dal fuoco e senza segni di fumo.
Il fatto che lei non sappia che al quarto piano, a strage avvenuta, sia stata sventolata da una finistra la bandiera ucraina, la dice lunga sulla disinformazione che vi è nel nostro paese, disinformazione voluta per nascondere alla gente gli atti criminali del governo ucraino, come ad esempio gli attuali bombardamenti delle città e villaggi dell’est.
Qui può vedere le foto della bandiera ucraina sventolata. Altro che non sapremo mai la verità (di ricostruzioni cè ne sono varie sul web. Se non si vuole credere alle parole si creda almeno alle immagini e ai VIDEO! Gli uni possono confermare gli altri e preservarci dalle falsificazioni).
La notizia che lei da a proposito della polizia: “e che, presa alla sprovvista, era solo riuscita, per sbaglio (!), a arrestare manifestanti filorussi, prontamente liberati a furor di popolo…” E’ FALSA. La polizia non è stata presa alla sprovvista: semplicemente non è intervenuta in difesa di una parte del suo popolo perché filorusso. I filmati sul web lo mostrano chiaramente. Ai pompieri è stato impedito l’accesso al palazzo per ore dai militanti ultranazionalisti, e la polizia non ha mosso un dito. E’ vero che un parte dei manifestanti arrestati nella notte sono stati rilasciati a furor di popolo il giorno dopo, ma solo 67 su circa 160. Ma gli altri sono stati subito trasferiti in altri luoghi dell’Ucraina. Erano colpevoli di essere sopravvissuti evidentemente.
Può trovare tutto sul web, dove vi è ampia documentazione.
27 giugno – I terroristi hanno attaccato i posti di blocco nei pressi di Slovians’k; ci sono morti. Di notte, i terroristi hanno attaccato il posto di blocco dei militari vicino a Kramators’k e le posizioni delle forze dell’ATO sul monte Karachun nei pressi di Slovians’k; la mattina hanno preso d’assalto l’unità militare ad Artemivs’k. Nei pressi di Kramators’k all’assalto hanno preso parte 8 carri armati russi. Ad Artemivs’k all’assalto ha partecipato solo un carro armato russo. Gli attacchi sono stati respinti.
27 giugno – L’Ucraina ha firmato l’accordo di associazione con l’UE. La parte economica dell’accordo è stata firmata dal presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko e dai leader di tutti gli Stati membri dell’UE. Insieme all’Ucraina, anche la Moldova e la Georgia hanno sottoscritto un accordo simile. Il Premier moldavo Iurie Leanca spera che il suo Paese potrà presentare la richiesta di adesione all’UE nella seconda parte del 2015.
27 giugno – I terroristi russi hanno poche ore rimaste per accettare il piano di pace proposto dal Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko. Il tempo della tregua proclamata dal presidente si sta esaurendo. Entro le ore 22:00 Poroshenko deciderà se continuare la tregua unilaterale, dato che i terroristi non hanno smesso di attaccare le truppe ucraine.
27 giugno – Le truppe russe si stanno stanziando al confine con la regione di Kherson e stanno effettuando il monitoraggio delle regioni di confine con i loro veicoli volanti senza pilota.
27 giugno – L’Unione Europea ha dato alla Russia tempo fino al 30 giugno per alleviare la tensione sul confine russo-ucraino. In seguito verranno introdotte nuove sanzioni.
28 giugno – Il battaglione di volontari per scopi speciali “Donbas” si è rivolto al popolo ucraino con la richiesta di “ascolto e sostegno”; di porre fine all’insensata tregua. Tutti noi, col fiato sospeso e trattenendoci a stento, abbiamo assistito all’uccisione dei nostri connazionali nel corso della “tregua”. Abbiamo resistito con dignità per il tempo stabilito. Ma ci è impossibile aspettare oltre.
28 giugno – Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non considera affidabili i dati dell’ONU sul numero di persone fuggite in Russia dall’Ucraina – dati che sono stato resi pubblici venerdì 27 giugno, secondo i quali il numero di rifugiati ucraini in Russia è di 110 mila persone.
28 giugno – I terroristi stanno effettuando l’attacco alle forze dell’ATO a Slovians’k. È stato registrato l’avanzamento di sei carri armati, BTR e FlaK dal confine con la Russia.
28 giugno – Nonostante il fatto che la tregua imposta da Kyiv continui, la tensione in Ucraina non è ancora calata. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier.
28 giugno – La Russia prepara e manda i terroristi in Ucraina, e la SBU ne fornisce le prove. La SBU ritiene che sia necessario che i punti di arruolamento, i campi di addestramento dei mercenari vengano chiusi, che cessino i tentativi di arruolare cittadini ucraini e che i gruppi di intelligence e di sabotaggio inviati in Ucraina vengano ritirati.
“28 giugno – Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non considera affidabili i dati dell’ONU sul numero di persone fuggite in Russia dall’Ucraina – dati che sono stato resi pubblici venerdì 27 giugno, secondo i quali il numero di rifugiati ucraini in Russia è di 110 mila persone.”
Hanno ragione. Alla fine della guerra (che spero arrivi al più presto, ma io non ci conto) bisognerà aggiungere uno zero. E, quando qualcuno chiederà alla Nuland o alla Clinton se ne sia valsa la pena, la risposta sarà in perfetto stile Madeleine Albright…
Bravo Paolo , tanto per gli Stati Uniti gli unici dati che sono attendibili sono i loro!!
In fin dei conti secondo gli USA si tratta di un paio di filo russi andati a trovare la nonna!!!
29 giugno – Cinque soldati dell’esercito ucraino sono stati uccisi e almeno diciassette sono i feriti nel corso della giornata di “tregua” in Ucraina orientale – è evidente che i terroristi russi non la rispettano. Per questo, sotto l’Amministrazione presidenziale si sono riunite centinaia di persone per protestare contro la tregua in Ucraina orientale. Vladimir Putin invece ha insistito che la tregua fra i militari ucraini e i militanti all’Est dell’Ucraina già prolungata fino alle ore 22 del 30 giugno venisse nuovamente prolungata. Per lui è vantaggioso che i militari non rispondano agli attacchi.
29 giugno – Nella zona di Chuguiev, nella regione di Kharkiv, è stato fatto saltare in aria un ponte ferroviario – i terroristi stanno tentando di andare oltre i confini del Donbas.
29 giugno – Due aerei russi da ricognizione senza pilota hanno nuovamente violato il confine con l’Ucraina nella regione di Luhans’k, – ha comunicato il portavoce del Centro informazioni del Consiglio di Sicurezza Nazionale e di Difesa Andrij Lysenko. È già il terzo caso negli ultimi tre giorni.
29 giugno – Gruppi di militanti provenienti dalla Repubblica Autonoma di Crimea e dal Caucaso hanno iniziato a lasciare la zona ATO nel Donbas. Ci sono due versioni al riguardo – o si tratta della scadenza del loro “contratto di lavoro” o della loro paura che la Russia smetta di sostenerli.
29 giugno – A Slovians’k, in via Urytskoho, i militanti hanno disposto l’artiglieria dalla quale continuano a bombardare le aree residenziali della città, – ha detto il capo del Centro di ricerca militare e politica Dmytro Tymchuk.
29 giugno – Si è tenuto il maggiore e il più massiccio bombardamento del monte Karachun, – ha comunicato il giornalista Roman Bochkala.
Nessuno ha notato che la sigla dell’operazione antiterrorismo (ATO) può essere facilmente equivocata con quella della NATO? Gli USA avevano preparato la torta fin dall’inizio.
Mah ! Data questa sua attenzione alle ardite e un po’ astruse assonanze, Lei dovrebbe apprezzare la cabala (quella che utilizzando il valore numerico delle lettere dell’alfabeto ebraico, ottiene straordinari collegamenti semantici) delizia dei vecchi rabbi e cruccio degli studenti delle scuole rabbiniche.
Mi dispiace deluderLa, ma non mi interesso di complottismi. Questa è soltanto un’abile strategia di comunicazione. La cosiddetta “operazione antiterrorismo” è iniziata il 22 aprile, il giorno dopo la visita in Ucraina di Joe Biden. Come si sa, gli Americani sono geniali nel creare sigle che abbiano un significato (si ricorda lo USA PATRIOT Act?), ed è per questo che dico che, anche in questo caso, non abbiano lasciato niente al caso . L’Ucraino medio, dopotutto, farà fatica a comprendere la differenza tra le “forze dell’ATO” e le “forze della NATO”, e per questo si abituerà all’idea secondo cui la NATO sia un’organizzazione benevola. Non è complottismo, è marketing.
Al momento mi sembra che sui confini ucraini si ammassino i carri armati RUSSI, quindi ben venga il marketing se può servire a tener lontani quegli stessi che “aiutarono fraternamente” l’Ungheria nel 1956, la Cecoslovacchia nel 1968 e la Crimea un paio di mesi fa.
Questione di cuore e di punti di vista. Il fatto che i Russi ci siano non significa che gli Americani non ci siano (come peraltro Le ho appena dimostrato). Per quanto riguarda il paragone tra Crimea e Ungheria e Cecoslovacchia, questo paragone è quantomeno improprio. Negli ultimi due casi si trattava di difendere un’ideologia, mentre nel primo di difendere una popolazione; e, per quanto si possa essere scettici sull’uso del verbo “difendere”, va detto che la grande maggioranza dei Crimeani è ben contenta di essere tornata sotto la Russia. Certamente non manca chi non è contento, e infatti sono stati già in dodicimila ad abbandonare la Crimea (perlopiù Tatari e Ucrainofoni), ma tanto già temo come potrebbe andare a finire. Putin sarà costretto ad accettare una sorta di Operazione Tempesta contro il Donbass (come Le avevo già anticipato e come sta avvenendo); nel Donbass vincerà l’Ucraina, ma intanto il Donbass sarà ridotto a un cumulo di rovine, ci saranno stati migliaia di morti e centinaia di migliaia di profughi (già oggi 110.000 persone sono fuggite in Russia e altre 42.000 in altre regioni ucraine, dati ONU); un Ucraino e un Russo (o un Donbassiano, o un Crimeano) farebbero bene a non incontrarsi… E l’Occidente cosa farà, se non fregarsene? Tanto ciò che voleva l’avrà ottenuto!
Gentilmente, mi può indicare la fonte ONU per il numero di rifugiati in Russia? Io ho presente il sito UNHCR Mission in Belarus, Moldova and Ukraine, http://unhcr.org.ua/attachments/article/317/UNHCRt_en.pdf.
Grazie
Voilà!
http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=48159
Il passaggio chiave delle dichiarazioni di Ms. Fleming è: “Unable to verify all information on displacement, UNHCR has had to rely on local and central authorities; partners; and civil society organizations.”
Tradotto il numero citato (110.000) ci è stato fornito dai russi e noi non possiamo controllarlo.
Sappiamo quanti sono gli sfollati interni in Ucraina (54.000), sappiamo quanti sono quelli che hanno richiesto asilo (only 9,600 requesting asylum – while more than 700 others went to Poland, Belarus, Czech Republic and Romania). Abbiamo notizie sulla regione di Rostov (Over the past few days, arrivals clustered mainly in Rostov-On-Don and Byransk. In Rostov, 12,900 people – including 5,000 children – were being accommodated in public buildings and tented camps. In Bryansk, the majority were staying with relatives and friends. UNHCR was also seeing unconfirmed reports of other recent arrivals in Russia from eastern regions of Ukraine and Crimea) il resto è unconfirmed.
E’ molto istruttiva la paginetta della RT: http://rt.com/news/168844-un-refugees-ukraine-russia/
la cifra la mettono nel titolo, ma non nel corpo dell’artico. Interessante.
Certo che non è chiaro cosa significhi:”Since the start of 2014, approximately 110,000 Ukrainians had arrived in Russia”: Sarà tutto vero, però puzza di controinformazione.
Ovviamente le fonti non affidabili sono solo quelle del governo russo, mai quelle degli altri.
Unconfirmed non significa inaffidabile. Io sottolineavo che alcuni dati era forniti direttamente dalla UNHCR, altri solo riportati, ma forniti da terzi. Affermare che questi ultimi siano dati ONU non è corretto.
Lungi da me dire che i media russi siano solo degli altoparlanti della propaganda putiniana e quindi dei bugiardi.
Vorrei poter condividere la sua sicurezza sulla soluzione della crisi ucraina, ma temo che il NOSTRO non sia per niente così acquiescente come Lei lo dipinge.
Che alla fine l’aggressivo revanscismo russo lascerà dietro di se una scia di sangue e distruzione, purtroppo lo stiamo già vedendo chiaramente. Vedo che ha anche precise opinioni (stavo per scrivere “preconcetti”, ma non vorrei sembrare saccente) sull’atteggiamento dell'”occidente”: Lei è un uomo fortunato ad avere tutte queste certezze.
Bella soluzione: morte, distruzione, rivalità latenti ed esuli da entrambe le parti… E questo non tra Grecia e Turchia, bensì tra quelli che fino a sei mesi fa erano due Paesi fratelli. Per fortuna alcuni dei giocatori, UE in primis, si stanno accorgendo sempre di più che è il caso di CERCARE DI diventare arbitri (diventarlo sarebbe troppo bello per essere vero…). Dopotutto, se non ci si riuscisse a mettere d’accordo, il worst-case scenario che Le ho delineato sarebbe inevitabile. E sarebbe di fatto quello che in inglese si chiama “lose-lose”: la Russia perderebbe l’Ucraina, l’Ucraina si troverebbe in pesanti difficoltà economiche, privata della Crimea (crede che ci riusciranno a fargliela restituire?) e con un Donbass semispopolato e privato della manodopera necessaria (ci manderanno i Tatari di Crimea?)… e chi avrebbe l’onore/onere di aiutare l’Ucraina sarebbe l’Occidente. Ossia noi. Bella vittoria di Pirro.
Comunque, riguardo i miei “preconcetti” sui politici occidentali (cancello la parola “Occidente”, visto che per fortuna qualcuno si sta svegliando), Le vorrei far notare due cose:
1) l’Ucraina di adesso non è molto diversa da quella di Yanukovich, oligarchi in primis. L’unica differenza è che il padrone è filoeuropeo anziché filorusso;
2) Gli aiuti del FMI (17 miliardi di dollari) sono vincolati a condizioni ben precise, ossia pesanti riforme strutturali e abolizione, ad esempio, dei sussidi sul gas. Per questo ha bisogno della Russia. Ha notato che gli accordi tra Yanukovich e Putin del 17 dicembre, a lungo definiti una tangente, di colpo andavano bene una volta che Yanukovich è stato defenestrato? Inoltre ci sono sfide ben più importanti dell’Ucraina (chi sono più pericolosi? I filorussi del Donbass o l’ISIS?), e per queste avremo bisogno della Russia.
Comunque, se pensa quello che ha detto su Putin (unico responsabile), partiamo già col piede sbagliato. I metodi dei filorussi, prima del 22 aprile, erano gli stessi di Maidan (alquanto discutibili), solo che la reazione dell’Occidente è stata molto diversa. Inoltre, per quanto se ne possa dire, lo Zar non è un pazzo; semplicemente è uno che combatte quando c’è da combattere. Sa bene che la vittoria in Ucraina non è possibile se non a lungo termine, ma a questo punto i suoi obiettivi sono trasformare la vittoria occidentale (leggi statunitense) in una vittoria di Pirro e usare l’Ucraina per spaccare l’asse euroatlantico. Dopotutto persino Sikorski (Ministro degli Esteri di un Paese che avrebbe ogni motivo di allinearsi agli Stati Uniti), in privato ha detto quello che ha detto sugli States…
Speriamo che, se è vera la notizia della fuga dei separatisti da Slavyansk e soprattutto le motivazioni addotte dal “Col. Strelkov”, la sua visione di migliaia di morti, distruzioni e milioni di rifugiati risulti solo un pauroso incubo !
Dimenticavo la fonte:
https://twitter.com/xyevii_kharkov/status/485303572033470464/photo/1
Inoltre, non so se l’ha notato, Putin si è guardato bene da far intervenire il suo esercito nel Donbass (a differenza che in Crimea), malgrado le richieste dei separatisti…
Anche qui: Putin si è trattenuto per amore della pace e/o per sottile tattica, oppure anche qui è finito in un cul de sac dove non può andare avanti ma non riesce a tornare indietro.
L’espressione giusta, a mio avviso, è “tra l’incudine e il martello”. L’incudine sono le minacce di sanzioni; il martello i nazionalisti russi, a cui non dispiacerebbe un bell’intervento militare, specie ora che di profughi ce ne sono abbastanza da svuotare una città come Bergamo. In più l’Occidente ha deciso che è colpevole a prescindere. Fuggono in 12.000 dalla Crimea? Catastrofe umanitaria. Fuggono in 110.000 dal Donbass in Russia? Sono andati dalla nonna (cit. Marie Harf).
Per fortuna Putin ha capito che siamo nel 2014 e non nel 1989, e quindi l’incudine l’ha in parte evitata…
P.S. Intendiamoci: se Lei mi dicesse che la strategia di Putin di vendere cara la propria pelle significa di fatto morte e distruzione, io sono d’accordo. Però, a questo punto, qui il problema è far sì che Putin possa trovare attraente la prospettiva di desistere dalla propria strategia. E questo significa anche prendere le distanze dai falchi e adottare una politica estera più autonoma da quella americana. Dopotutto la guerra non si sta certo combattendo in Messico, né l’America ha forti relazioni commerciali con la Russia…
Guardi, ritorniamo sempre allo stesso punto.
Lei attribuisce un peso alla Russia (di Putin o di qualcun altro, è indifferente) nell’”equilibrio” geopolitico internazionale tale da comunque assicurargli una determinante voce in capitolo, per cui bisogna ingoiare anche grossi rospi. Corollario, nello specifico, la questione Ucraina, (che, se non ci fossero stati gli USA e i loro scagnozzi, non esisterebbe nemmeno) deve essere risolta con un grosso occhio di riguardo per il Cremlino in nome di interessi e/o convenienze superiori (es. pericolo islamico).
Io ritengo che proprio l’avventurosa e scomposta politica revanscista di Putin sta mettendo in crisi l’equilibrio geopolitico non solo intorno alla Russia, ma anche a livello internazionale (vedi la nuova e obblicata politica cinese del Cremlino).
Corollario, nello specifico, l’Ucraina fa benissimo a cercare di allontanarsi dalla Russia putiniana dato che quest’ultima economicamente sta andando indietro, socialmente è sempre più asfittica e soffocante e politicamente sta giocando alla superpotenza senza averne capacità e vocazione.
Quindi lei ritiene una follia per l’Ucraina allontanarsi dal “mondo russo”, io invece la considero l’unica cosa sensata. Stesso discorso per Moldavia e Georgia, e, se Putin riuscirà a perseguire la sua strategia, penso che anche la Bielorussia seguirà la strada ucraina.
Correzione: (vedi la nuova e OBBLIGATA politica cinese del Cremlino).
E’ovvio che abbiamo opinioni diverse sull’Ucraina. Per Lei Putin ha agito, come Hitler nei Sudeti; per me ha REagito, come il governo turco a Cipro nel 1974. In ogni caso, per quanto possa simpatizzare per Euromaidan (io stesso comprendo in parte le loro ragioni), Lei dovrebbe riconoscere che:
1) non ha riguardato tutta l’Ucraina, ma solo una parte. I sondaggi, infatti, mostrano che l’opinione pubblica ucraina era divisa praticamente a metà (http://en.wikipedia.org/wiki/Euromaidan#Support_for_Euromaidan_in_Ukraine)
2) Euromaidan è stata attivamente sostenuta dall’Occidente, e in particolare dagli States, per ragioni geopolitiche. Quello del 22 febbraio è stato un golpe illegale per la stessa legge ucraina in palese violazione con le leggi del Paese, che ha sostituito un governo abbastanza amico (dico abbastanza perché Yanukovich era uno che viveva di rendite geopolitiche facendo le fusa agli uni e agli altri) con uno composto quasi interamente da Ucraini delle regioni occidentali. Che sin da subito ha adottato un atteggiamento di muro contro muro nei confronti della Russia e dei russofoni del Paese (perché una delle prime mosse dello stesso è stata l’abolizione della legge sulla lingua russa?). Provi ora a mettersi nei panni di Putin o di Medvedev o di chi per lui. Quando Kerry Le dice “Non siamo a Rocky IV”, a Lei non viene di mandarlo a c*****?
Per quanto riguarda le nostalgie dello status di superpotenza, poi, se Putin pensasse che sarebbe possibile tornare una superpotenza mondiale al pari della fu Unione Sovietica solo con una partita a scacchi (come Dugin e come, dall’altra parte della barricata, Brzezinski), si sbaglierebbe di grosso. A prescindere dalle reali possibilità della Russia di riottenere questo status nel breve e nel medio termine (vicine allo zero), il motivo è uno e semplice: i Paesi non sono pedine. Però io non credo che sia così folle. Lui si “accontenta” di un mondo multipolare in cui gli Stati Uniti non hanno un ruolo guida. E su questo è difficile non essere d’accordo: gli Stati Uniti non sono un Paese benedetto da Dio e non sono eccezionali. Il mondo non ha bisogno del loro ruolo guida. Sono soltanto una superpotenza imperiale come un’altra, con tutti i pregi e i difetti del caso.
Intendiamoci: non voglio dire che l’Occidente è unicamente responsabile della crisi in corso. Erano mesi, se non anni, in cui Russia e Occidente si contendevano l’Ucraina e in cui la Russia cercava di prevenire la stipula dell’Accordo di Associazione con l’UE. Quando, all’indomani della svolta di Yanukovich, Putin ha detto che avrebbe accettato qualsiasi scelta da parte di Kiev, la mia reazione automatica è stata pensare “Sì, certamente…”. Ciò che purtroppo è successo è stato inevitabile, e non rientra in un qualche complotto giudo-pluto-massonico, bensì in una contesa per il predominio geopolitico su Kiev che, per Mosca, ha una forte valenza emotiva per ragioni storico-culturali che conosciamo bene. Ma questo implica che le responsabilità debbano essere condivise.
Mah! Di che cosa si accontenterà Putin, io non lo so, vedremo.
L’inizio del 2014 aveva servito un paio di piatti indigesti per il NOSTRO: l’unico alleato rimasto nei Balcani, la Serbia prendeva il volo e iniziava le trattative per entrare nella UE e l’aspirante Lukašenko ucraino (parlo di Janukovyč ) veniva rovesciato e da buon pusillanime satrapo corrotto faceva rapidamente le valige pur di salvare il gruzzolo.
Bisognava mostrare i muscoli e far capire chi era il padrone. Occupa la Crimea (qualcuno si chiese “perché la occupa, non era già russa?)e poi si “inventa” la questione dei russi etnici maltrattati, di cui, mi consenta, fino a quel momento nessuno aveva sentito parlare. Ricordo, per onor di cronaca, che il declassamento della lingua russa fu solo una PROPOSTA mai ratificata dalla Rada.
Che le cose non stiano andando proprio come si poteva immaginare l’UOMO DEL DESTINO e quali conigli tirerà fuori adesso dal cappello, continuo a non saperlo. Certo che un Lukašenko che si mette a fare il nazionalista bielorusso non promette niente di buono.
Che tutto questo possa condurre ad un mondo multipolare e “contenitivo” degli USA, personalmente non lo riesco a vedere. Qualche volta Putin sembra comportarsi come il famoso apprendista stregone di disneyana memoria.
Incredibile: Oksa scrive e non inserisce i soliti 200 o 300 terroristi fatti fuori da kiev? Oksa torna in te, ti rivogliamo in stile gobbelsiano!!!
Gent. Stefano
questo spazio non è pensato per il sarcasmo o l’insulto verso altri lettori. La prego di attenersi a un comportamento educato e misurato, altrimenti verrà escluso da questo sito. Cordialmente
La brillante operazione in Crimea, l’intervento a bassa intensità nel Donbass, l’accordo con la Cina, l’abilità nello sfruttare le divisioni in campo occidentale (a Mosca stanno ancora aspettando di vedere l’arma fine-di-mondo, le famose sanzioni…). Messo alle strette dall’iniziativa americana in Ucraina sembra che Putin abbia ancora una volta spiazzato i suoi avversari, che semplicisticamente avevano puntato tutto su una invasione russa. Mi sa che ci vorranno ben altri leaders sulle rive del Potomac per misurarsi con questo consumato scacchista.
La “brillante operazione in Crimea” si è rivelato un tremendo buco nero economico che a oggi si è già mangiato i fondi pensioni dei lavoratori di tutte le Russie.
Circa l’intervento a bassa intensità nel Donbass il suo tempismo è davvero ammirevole…
L’accordo con la Cina, una montagna di paroloni e promesse, richiederà l’aumento del prezzo del gas per i consumatori russi, visto che di sicuro richiede enormi investimenti.
L'”inefficacia” delle sanzioni a causa delle divisioni è tutta da dimostrare
Più che di consumato scacchista sarebbe meglio parlare di apprendista stregone.
L’operazione della Crimea è stata eccezionale da tutti i punti di vista: strategico, militare (non è stato sparato un solo colpo) ed economico (http://www.lindipendenza.com/crimea-paradiso-fiscale-iva-al-4-per-attrarre-gli-investimenti/).
Ma è stata eccezionale anche dal punto di vista politico perché dopo il Kosovo ogni rimprovero alla Russia di aver violato il diritto internazionale si ritorce contro gli Usa e i paesi della Nato che hanno sostenuto quell’operazione.
Non dimentichiamo che pochi anni fà l’Ucraina stava per entrare nella Nato (e questo quando solo il 5 % del sud est del paese era favorevole; ma alle democrazie occidentali del parere del popolo in questi e altri casi non importa mai niente) solo la vittoria di Janucovics ha “ritardato” l’ingresso e impedito che la Crimea fosse per sempre persa.
Il contratto (non un semoplice accordo di massima) con la Cina è indubbiamente vantaggioso per entrambe i paesi. La Russia può diversificare la vendita del gas a regioni diverse (seguirà probabilmente anche l’India) e renderà la relazione politica ed economica con la Cina ancora più stretta. Tutti sanno che razza di mercato sia quello cinese!
Chi sta uscendo con le ossa rotte dall’Ucraina del dopo golpe è Obama, che appare all’opinione pubblica mondiale sempre più come un guerrafondaio. Come se non bastasse la telefonata fra la Nuland e l’ambasciatore Usa a Kiev (dove si pianificava il colpo di stato, con tanto di nomi e cognomi di chi doveva prendere il potere) con tutte le ingerenze che ne sono seguite, sta continuando a manovrare per far continuare l’operazione militare contro il popolo dell’est dell’Ucraina, nonostante gli attuali sforzi di Francia e Germania di convincere Kiev ad arrivare ad un vero cessate il fuoco e ad una vera trattativa. Ormai il numero dei morti e dei profughi fra i civili è diventato così alto, che sta preoccupando seriamente i governi europei, fino ad ora proni alle posizioni unilaterali del governo Usa.
Apprendista stregone? Mah…non saprei che dire…opinione che secondo me ha a che fare più con un “wishful thinking” da antipatizzante che non con una distaccata e chiara comprensione degli eventi. Non credo sia difficile trovare tra i ritagli di giornale del 2008 qualche giudizio siffatto a proposito di Putin dopo l’intervento in Georgia…il tempo come è noto è galantuomo, vedremo, quindi. Sottovalutare gli avversari non è mai cosa intelligente. Sottovalutare un avversario più furbo è invero cosa piuttosto idiota. Il fatto è che i vari leaders occidentali, almeno quelli intelligenti, hanno scoperto che non è possibile prescindere dalla Russia. In Irak, solo per citare gli ultimi avvenimenti. Eh sì il mondo è cambiato proprio tanto negli ultimi vent’anni e…davvero, non c’è più spazio per una nuova guerra fredda e per i suoi nostalgici cantori…
Ha perfettamente ragione. Il tempo è galantuomo e quindi vedremo.
Un conto che non ci dovrebbe essere più spazio per la guerra fredda, altro sottovalutare, come dice lei, i suoi nostalgici cantori….