Non sembrano volersi fermare gli spargimenti di sangue nella turbolenta regione del Caucaso settentrionale, da tempo afflitta dalle violenze legate all’estremismo islamico e alla diffusa criminalità. Solo nel corso dell’ultima settimana, infatti, a partire dal “solito” Daghestan fino alla Kabardino-Balkaria, si sono verificati una serie di diversi incidenti e scontri armati tra ribelli e forze di polizia nei quali hanno perso la vita diverse persone.
Domenica 8 giugno la polizia daghestana ha fatto sapere di aver ritrovato nei pressi del villaggio di Ayalivimakhi (distretto di Sergokala, situato nel Daghestan orientale, poco più a sud di Makhachkala) una bomba artigianale all’interno di un camion, la quale è stata però fatta brillare in tempo dagli artificieri, evitando spargimenti di sangue. Lunedì, sempre in Daghestan, nelle prime ore del mattino, una bomba è esplosa all’interno di un’auto nel distretto di Ghunib, nella parte centro-meridionale del paese, uccidendo due persone. Rimane però ancora da stabilire se le vittime, non ancora identificate, siano state il bersaglio di un attentato premeditato, nel caso la bomba sia stata installata di proposito all’interno del veicolo, oppure se esse siano state involontariamente coinvolte nella deflagrazione dell’ordigno, nel caso lo stessero trasportando intenzionalmente all’interno della loro auto.
Sempre lunedì, in serata, la polizia ha ucciso un uomo al termine di una sparatoria. L’episodio, avvenuto lungo il tratto di autostrada tra Buynaksk e Untsukul, sembra essere nato da un semplice controllo di routine. Secondo la ricostruzione dei fatti, una pattuglia di polizia si è avvicinata verso l’auto della vittima, chiedendo al conducente di mostrare i documenti. Questi, evidentemente allarmato dalla presenza dei poliziotti, ha immediatamente aperto il fuoco contro gli agenti, senza però riuscire a fare vittime. Al contrario, la polizia ha risposto al fuoco uccidendo l’aggressore. In seguito, ispezionando l’autovettura al termine della sparatoria, gli agenti hanno ritrovato nell’abitacolo un fucile d’assalto del tipo AK-47. Al momento le autorità ignorano il motivo che ha spinto l’uomo ad aprire il fuoco contro le forze di polizia.
Negli stessi giorni, sempre nel Caucaso settentrionale, ma questa volta nella Repubblica di Kabardino-Balkaria, nei pressi della città di Baksan, in seguito a uno scontro con le forze di polizia sono rimaste uccise quattro persone facenti parte di un gruppo armato appartenente alla guerriglia islamica. Durante la sparatoria le vittime sono state coinvolte dall’improvvisa esplosione di una bomba che trasportavano all’interno della loro auto, perdendo la vita. Secondo quanto affermato dal Comitato Nazionale Antiterrorismo, tra le vittime ci sarebbero Adam Shigalugov, leader del gruppo, già noto alle autorità russe in quanto presente da tempo nella lista dei ricercati internazionali, e Mukhamed Balakov, anch’esso ricercato. I quattro membri della banda in passato sarebbero stati coinvolti in una serie di crimini come tentati omicidi ai danni di poliziotti, omicidi di civili ed estorsioni di grosse somme di denaro ai danni di uomini d’affari.
Infine, giovedì, sempre nella Kabardino-Balkaria, altri tre militanti sono stati uccisi in seguito a un secondo scontro armato con le forze di polizia, nel corso del quale due agenti sono rimasti feriti. Secondo le autorità russe le tre vittime erano ricercate per diversi reati come omicidio, tentato omicidio, rapina ed estorsione, oltre che per la loro partecipazione a gruppi armati illegali.
Il Daghestan, vero e proprio puzzle di etnie e culture diverse, rappresenta ormai da qualche anno la regione più instabile di tutta la Federazione Russa, essendo il territorio maggiormente bersagliato dagli attacchi terroristici di matrice islamica e rappresentando tutt’ora un valido nascondiglio per buona parte di quei guerriglieri che ancora spaventano il paese. Il Daghestan è inoltre la terra d’origine del sedicente nuovo “emiro del Caucaso” Ali Abu Mukhammad, succeduto lo scorso marzo all’ormai defunto Doku Umarov, il quale aveva invece origini cecene. La Kabardino-Balkaria negli ultimi anni ha visto la propria situazione interna peggiorare drasticamente; la criminalità organizzata tiene ancora sotto scacco la regione, mentre problemi come violenze e rapimenti sembrano essere diventati all’ordine del giorno.
Continuamente macchiate dal sangue versato negli scontri tra i guerriglieri islamici e le milizie russe, queste regioni negli ultimi anni sono cadute in un irreversibile stato di povertà, situazione alla quale si deve aggiungere la corruzione dilagante e la disoccupazione alle stelle. In un contesto del genere, le opportunità, soprattutto per le nuove generazioni, non possono che scarseggiare; per questo motivo molte persone per sopravvivere decidono di darsi alla criminalità (organizzata e non), che ormai è diventata un fenomeno largamente diffuso. In molti hanno perso da tempo la fiducia nelle istituzioni, al punto che persino il dedicarsi alla causa dell’Emirato del Caucaso e combattere per esso può sembrare una concreta alternativa di vita rispetto a quella offerta dallo Stato.
Foto: Gregory Wake