Il partito nazionalista al potere Vmro-Dpmne del premier Nikola Gruevski, 43 anni, ha vinto nettamente le elezioni legislative anticipate del 27 aprile e si prepara a presentare in parlamento, il 19 giugno, il nuovo governo macedone. Il nuovo governo sarà in gran parte dominato dai ministri del governo passato, ma vi sono anche alcuni nuovi nomi che guideranno dipartimenti ministeriali. Il partner albanese alleato di Gruevski, l’Unione Democratica per l’Integrazione (il BDI di Ali Ahmeti) guiderà cinque ministeri.
L’opposizione guidata da Zoran Zaev, leader dei socialisti Lsdm, non intende riconoscere i risultati delle elezioni (definite “efficienti ed ordinate” dall’OSCE, ma non “libere e democratiche”, ndr), ed ha boicottato il parlamento. Zaev ha chiesto la formazione di un governo tecnico che porti il Paese a nuove elezioni parlamentari e presidenziali. La comunità internazionale presente nel paese per adesso si è limitata a dire che il boicottaggio non è un buon strumento democratico.
Inoltre, il 19 giugno, nello stesso giorno della votazione del nuovo governo macedone,si prevede che il giudice proceda con il processo per diffamazione avviato dal primo ministro Nikola Gruevski contro il leader della opposizione Zoran Zaev, il quale ha accusato Gruevski di aver ricevuto una tangente durante la vendita della Makedonska Banka. Il LSDM ha diffuso una lunga registrazione telefonica che, secondo i socialdemocratici, sarebbe la prova delle irregolarità commesse da Gruevski. Gruevski chiede oltre 500.000 euro di danni.
L’apatia della comunità internazionale ha sorpreso l’opposizione macedone che si aspettava di provocare una reazione. Alcuni osservatori locali riferiscono ad Eastjournal che: “gli europei e gli americani si sono resi conto che hanno a che fare con politici viziati ed hanno scelto di lasciarli soli. Questo per testare la loro maturità, e forse, per vedere se sanno gestire la situazione, se sanno come risolvere i problemi. Oppure, lasciarli soli: dall’auto-distruzione fino a perdere la raccomandazione per i negoziati con l’UE. Probabilmente sveglierà dall’arroganza la Vmro”.
La Macedonia è candidata all’adesione all’UE dal 2005 ma, nonostante i continui pareri positivi di Commissione e Parlamento, il Consiglio Ue si è sempre rifiutato di aprire i negoziati per via del veto greco sulla questione del nome dello stato, sostenuto ultimamente anche da Cipro e Bulgaria.
L’ultimo rapporto di Freedom House classifica la Macedonia nella categoria dei regimi ibridi in transizione, una democrazia mancata. La stessa graduatoria la Macedonia l’ha avuto dieci anni fa. Il paese, secondo il rapporto Freedom House, è classificato nella categoria dei paesi parzialmente liberi per quanto riguarda la lotta contro la corruzione e la magistratura, e ha il peggior rating in relazione alla situazione della libertà dei media.