Negli anni Trenta Essad Bey era uno scrittore di grande fama e notorietà. Collaborava a riviste prestigiose, fra cui la statunitense “Asia” e la tedesca “Die Literarische Welt“. Lasciò questo periodico quando aveva 28 anni, dopo aver scritto ben 144 articoli, persino più di Walter Benjamin, altro importante collaboratore del giornale. Fu una delle stelle nella scena culturale della Repubblica di Weimar. In Italia i suoi libri furono pubblicati e ristampati con grande successo di pubblico e vendite.
Produsse moltissimo. Scrisse saggi e biografie: i più volte ristampati “Stalin” (Treves-Treccani-Tumminelli, 1931, e nel dopoguerra, Garzanti) e “Lenin” (Treves, 1935, e nel dopoguerra, Garzanti), Ma anche “Nicola II” (Bemporad, 1936) e “Maometto” (Bemporad, 1935). E poi “L’Islam ieri, oggi, domani” (Treves, 1937), “La congiura contro il mondo. GPU” (Marangoni, 1932), “Giustizia rossa. I processi politici dell’URSS” (Sansoni, 1938), e “L’epopea del petrolio” (Bemporad, 1937). E poi ancora “Petrolio e sangue in Oriente” (Sonzogno, 1932), “Dodici misteri nel Caucaso” (Sonzogno, 1932), e il suo capolavoro, “Ali e Nino“, pubblicato sotto il nome di Kurban Said. Tradotto in 33 lingue, Ali e Nino è stato recentemente ripubblicato con una nuova traduzione italiana (Imprimatur, 2013).
Due innamorati. Nino, georgiana e cristiana, una principessa, e Ali azerbaigiano e musulmano, discendente da una nobile famiglia. Una vicenda che si dipana sullo sfondo di un impero russo oramai al tramonto. Ali la chiede in moglie, la salva da un rapimento e la porta lontano. La guerra segna, con il loro amore, anche la nascita di un mondo nuovo, diverso, in cui dal grande conflitto mondiale alla rivoluzione bolscevica, vive il sogno di indipendenza dell’Azerbaigian moderno.
L’appassionata vicenda amorosa dei due giovani è al centro della narrazione. Ma non si tratta di una “love Story” caucasica. L’autore conduce il lettore attraverso un affascinante viaggio a Baku, Tbilisi, il Karabakh, Teheran e le montagne del Dagestan. Una narrazione a 360 gradi: amore e passione; guerra e rivoluzione; onore e disgrazia; montagne e deserti; la Baku cosmopolita e le strade di Tbilisi; l’Islam, il Cristianesimo e la nuove fede monoteistica Baha’i; l’Europa e l’Oriente. E non poteva mancare il grande combattente del Caucaso, l’imam Shamil.
Un grande affresco, ricco di dettagli. Il Daghestan diventa una sorta di rifugio per Ali, dove trascorre le giornate più belle della sua vita. Il ritmo della vita di Tbilisi, la vita dell’aristocrazia georgiana, i suoi valori, credenze, tradizioni e caratteri sono cesellati. E poi il Karabakh, luogo bellissimo dove armeni e azerbaigiani in quell’epoca vivevano insieme in pace. E poi ancora le descrizioni della Persia musulmana e quelle della cosmopolita Baku: l’estrazione del petrolio ha trasformato la città in un ponte fra Europa e Asia, dove le culture si rimescolavano e la convivenza er ala norma
Aveva scritto nel 1931, in uno dei numerosi articoli pubblicati sulla sua vita: “I numerosi popoli a cui ho fatto visita, i numerosi eventi a cui ho assistito, mi hanno trasformato in un perfetto cosmopolita”: ma l’Oriente era dentro di lui. E in questa narrazione ritroviamo l’anima del Caucaso.
L’autore di questo libro è straordinario quanto la storia che narra. Nato Lev Nussimbaum nel 1905 (ma ci sono alcune incertezze sul reale luogo di nascita) in una famiglia benestante di ebrei che aveva investito nei pozzi petroliferi di Baku. La presa del potere da parte dei bolscevichi costringe la famiglia a lasciare Baku. Segue un lungo viaggio attraverso Turkestan, Persia e Caucaso. Poi Costantinopoli e infine l’Europa. A Berlino, dove studia, il futuro scrittore si converte all’Islam e assume il nome di Essad Bey, intraprendendo una brillante carriera di giornalista e scrittore. Con l’ascesa al potere di Hitler abbandona la Germania per gli Stati Uniti e un burrascoso matrimonio. Con il divorzio ritorna in Europa, in Austria, che dovrà lasciare dopo l’Aschluss per la Svizzera, Tripoli e poi l’Italia. A Roma entra in rapporto con Giovanni Gentile e coltiva il progetto di scrivere una biografia di Benito Mussolini per la sua casa editrice, la Sansoni. Non se ne farà nulla perché viene sottoposto a controlli di polizia, a Positano, dove si è trasferito e dove morirà il 27 agosto 1942, non ancora trentasettenne. L’ultimo periodo della sua vita sarà segnato da penosi stenti e di grandi sofferenze, per un morbo che aveva colpito il suo sangue e progressivamente mandava in cancrena gli arti.
Quest’ultimo periodo di vita è documentato in Romolo Ercolino, “Essad Bey. Scrittore azerbaigiano a Positano” (Nicola Longobardi editore, 2013). A positano scrisse anche un ultimo romanzo, ancora inedito, che avrebbe dovuto essere pubblicato sotto il nome Kurban Said: “Der Mann, der Nichts von der Liebe verstand”. Alla sua straordinaria vicenda è dedicato un affasciante e dotto lavoro di Tom Reiss, “L’orientalista” (Garzanti, 2006).
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Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale e il Centro Studi sull’Azerbaigian organizzano a Trento, mercoledì 11 giugno, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito L’anima del Caucaso: “Ali e Nino” di Kurban Said. Intervengono Fernando Orlandi e Giuseppe Sciortino. Introduce Massimo Libardi.
Anni fa lessi la sua biografia citata nell’articolo, “L’orientalista” di Tom Reiss.
Personaggio interessantissimo, libro godibilissimo, in particolare molto bello l’affresco della sua infanzia a Baku.
Prima o poi mi leggero anche il suo romanzo “Ali e Nino”.
Ringrazio l’autore dell’articolo perchè non conoscevo il lavoro uscito nel 2013 “Essad Bey, uno scrittore azerbaigiano a Positano”.
Saluti
Ali e Nino ho letto tradotto in georgiano e sono rimasta affascinata dalla narrazione e soprattutto la parte sulle donne georgiane. Per i secoli, in Caucaso le donne georgiane sono state migliori per la loro bellezza. E una bellezza straordinaria. …… È un meravigliosio libro….