Il Tagikistan è un paese di cui spesso Farfalle e trincee si occupa. Pur essendo abbastanza sperduto e sicuramente poco conosciuto questo paese centroasiatico si trova, geopoliticamente parlando, nel cuore dell’Eurasia. Qui tutte le contraddizioni dell’Asia Centrale vengono in supeficie, tanto più nel Gorno-Badakhshan, provincia autonoma nell’est del paese confinante con la Cina, l’Afghanistan ed il Kirghizistan. In questi giorni dalla regione giungono notizie relative a problemi di varia natura, proviamo a farne un quadro esauriente della situazione, usando come espediente la geografia.
Nord: la questione etnica
A nord il Gorno-Badakhshan, che con parte del nord afghano costituisce la regione del Pamir, confina con il Kirghizistan. Sebbene il problema tocchi maggiormente la regione settentrionale del Tagikistan, nei pressi della valle di Fergana, la questione dello scontro etnico esiste. Gli scontri tra tagiki, uzbeki e kirghisi sono all’ordine del giorno, soprattutto per quanto riguarda dispute di confine. La regione infatti vede numerose enclave ed exclave spesso ricattabili tramite il blocco delle vie di comunicazione. La precedente dominazione sovietica non ha certo smorzato le storiche rivalità, anzi le ha aggravate creando un’economia in cui i paesi centroasiatici sono forzatamente dipendenti l’uno dall’altro.
Ovest: la guerra civile
Come detto il Gorno-Badakhshan è situato nella parte orientale del Tagikistan. Sul 45% del territorio tagiko è tuttavia presente solo il 3% della popolazione. Durante la guerra civile seguita all’indipendenza dall’URSS (unico caso in tutta l’Asia Centrale) il paese si è di fatto fratturato in due parti, con la regione del Pamir isolata ed avversa a Dushanbe. Il Gorno-Badakhshan dichiara spesso a gran voce di essere sfruttato dal governo centrale senza avere nulla in cambio, se non la repressione degli oppositori politici. Il Gorno-Badakhshan ospita 250mila ismailiti, una corrente dell’islam sciita, mentre la maggioranza della popolazione tagika si dichiara invece sunnita.
Sud: il pozzo afghano
Il confine tra il Tagikistan (in particolare il tratto che riguarda il Gorno-Badakhshan) e l’Afghanistan è una fonte inesauribile di problemi per tutta la regione. Gran parte dell’eroina afghana transita proprio da questa porosa linea di confine, con grande preoccupazione di Mosca che ha un motivo in più per non trascurare la sua presenza militare nella regione. Insieme alla droga il grosso fantasma che arriva dall’Afghanistan è il fondamentalismo islamico. L’islam centroasiatico è tradizionalmente tollerante ma le giovani generazioni potrebbero essere attirate da movimenti più radicali. Nel Gorno-Badakhshan il leader spirituale tradizionale, vale a dire l’Aga Khan, viene sempre più messo in discussione. Proprio di recente è comparso in rete un proclama fatto da un tagiko combattente in Siria, contenente delle minacce ad un importante mullah, sempre tagiko, che si espresso contro l’esistenza di una jihad in Siria. Sebbene il mullah in questione sia stato accusato di essere al servizio di Mosca, che a dire il vero spesso usa la presenza sul territorio russo di numerosi immigrati tagiki per fini politici, il fatto esprime bene la possibilità che l’islam tagiko si radicalizzi. Se il Gorno-Badakhshan ha tradizionalmente una visione religiosa più tollerante del resto del paese, tuttavia le questioni interne potrebbero rivelarsi un detonatore. Recentemente, a Khorog, nel corso di scontri con le forze dell’ordine sono morte quattro persone. Gli incidenti sono collegati a perduranti proteste relative ad un’operazione di polizia del 2012 conclusa con decine di vittime. Secondo il governo trafficanti di droga, secondo i residenti locali semplici oppositori politici.
Est: il vaso di coccio
Il Gorno-Badakhshan confina ad est con la Cina, paese con la quale una contesa territoriale è stata risolta tramite cessioni di territorio fatte dal governo di Dushanbe. Posto tra Cina e Russia (seppure con questo paese non ci siano confini diretti) il Tagikistan si trova nel cuore di una contesa geopolitica di non poco conto. Sebbene alleata della Russia la Cina ha da tempo intrapreso una penetrazione in Asia Centrale che non vede Mosca del tutto favorevole. Pechino, riprendendo una politica antica di secoli, vorrebbe usare la regione centroasiatica come un “cordone sanitario” con cui circondare il Xinjiang, sempre più in procinto di diventare l’Afghanistan cinese. Il Gorno-Badakhshan potrebbe vedere nella Cina un alleato contro il potere centrale tagiko fedele a Mosca, tuttavia gli equilibri sono altamente instabilli. La politica dell’”avvicinamento a Pechino” è già stata intrapresa dal Kazakistan, specie in ambito energetico, ma i recenti accordi sino-russi sembrano aver dato un freno alle velleità di autonomia. Se la soluzione è difficile per un paese come il Kazakistan, tanto più lo è per il Gorno-Badakhshan.
Questa una breve panoramica, ma come detto abbiamo scritto spesso su Farfalle e trincee di questa regione, non vi resta che spulciare il blog ed amare una terra tra le più belle al mondo.
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