RUSSIA: Il partito comunista, opposizione o stampella di Putin?

Il Partito comunista della Federazione Russa (KPRF), al pari del Partito Comunista d’Ucraina, fa parte dei partiti comunisti dell’ex blocco sovietico che vengono solitamente considerati come partiti “non riformati”, ovvero organizzazioni politiche legate al passato sovietico di cui mantengono forme e tradizioni. Approfondire questi partiti può rivelarsi oggi utile per leggere con lente critica le loro prese di posizione sull’attuale crisi ucraina.

In linea generale sono partiti che si professano formalmente legati all’ideologia marxista-leninista, a cui associano però una retorica patriottica e una condotta socialdemocratica che ne attenua fortemente il radicalismo. Le ultime due caratteristiche fanno sì che questi partiti tendano nei fatti ad avvicinarsi alla politica governativa dei loro paesi, allineandosi col loro governo sulla politica estera. Vediamo in maniera più dettagliata cosa significa questo nel caso russo.

La nascita del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF)

L’attuale partito comunista russo trae le sue origini da un distaccamento russo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), nato nel 1990 per raccogliere sia l’ostilità verso Boris El’cin, sia l’insofferenza verso le riforme di Gorbačëv. L’anno successivo il partito fu dichiarato illegale, ma nel 1992 la Corte Costituzionale mise fine all’illegalità, permettendo la rifondazione del partito. Tuttavia questa rifondazione fu complicata dall’esistenza di decine di gruppi comunisti sorti in seguito allo sfaldamento del PCUS che si consideravano i suoi legittimi successori.

Alla fine riuscì a prevalere la vecchia leadership del distaccamento russo del PCUS, che nel 1993 inaugurò il nuovo Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) con a capo Gennadij Zjuganov, un esponente della vecchia ala conservatrice e vicino agli ambienti nazionalisti. Nello stesso anno vi fu la crisi costituzionale russa, con l’insurrezione di Mosca contro El’cin, ma il neonato KPRF diretto da Zjuganov decise di non sostenere l’insurrezione, inserendosi così nel nuovo sistema politico e sottraendosi alla successiva repressione. Partecipò quindi alle elezioni parlamentari di dicembre (a differenza degli altri gruppi comunisti, che da questo momento persero progressivamente influenza) e ottenne il 12,4% dei voti, iniziando ad imporsi come l’unica opposizione “riconosciuta” dal governo. La popolarità del partito crebbe e nel 1996 Zjuganov arrivò al 40,7% dei voti nel ballottaggio per le elezioni presidenziali.

La visione politica

L’ideologia del KPRF si basa su una reinterpretazione del marxismo in chiave nazionalista, in cui l’esperienza sovietica diventa solo l’ultimo tassello di una secolare civiltà russa che ha reso grande il paese. Il comunismo è visto più come una tradizione autoctona che una teoria politica-filosofica e viene associato alle conquiste patriottiche (il welfare sovietico, la vittoria militare contro il nazifascismo, lo status di superpotenza raggiunto dall’URSS). La centralità della questione di classe tipica dei partiti comunisti diventa per il KPRF una questione marginale, che passa in secondo piano rispetto al carattere nazionale e russofono del partito. Inoltre il KPRF ha privilegiato fin dalla nascita un pragmatismo politico di matrice socialdemocratica

Questa chiave di lettura del comunismo spiega sia la riabilitazione da parte del KPRF di Stalin e del “socialismo in un solo paese”, sia i solidi rapporti tanto con alti esponenti della Chiesa Ortodossa quanto con ricchi oligarchi russi in competizione con il capitale straniero (alcuni perfino candidati in parlamento nelle file comuniste). L’ostilità del partito verso il Gay Pride di Mosca e verso l’omosessualità in generale e l’antisemitismo di alcuni suoi parlamentari non possono che confermare questa tesi.

Una rivisitazione del comunismo di questo tipo è chiaramente una peculiarità russa per le sue caratteristiche storiche e ha favorito la nascita di movimenti più nazionalisti del KPRF, come il Partito Nazional Bolscevico del controverso Eduard Limonov, il cui simbolo era la bandiera nazista con la falce e il martello al posto della svastica. Questa reinterpretazione fortemente nazionalista del comunismo rimane debolissima nei paesi est-europei che subirono la dominazione dell’URSS e debole anche negli altri paesi post-sovietici, che erano sì parte della “superpotenza sovietica”, ma pur sempre come soggetti periferici.

Dagli anni 2000 alle proteste anti-Putin

All’inizio degli anni duemila il KPRF iniziò un lento declino, dovuto all’aumento della popolarità di Putin e al fatto che sia Putin che Medvedev apparivano più nazionalisti e meno filo-occidentali di El’cin, riuscendo così a sottrarre buona parte dell’elettorato al KPRF. Contemporaneamente il partito divenne sempre più vicino a Putin e al suo establishment governativo, venendo accusato di essere più “l’opposizione di Sua Maestà” che “l’opposizione a Sua Maestà”. Un’opposizione priva di un reale interesse ad opporsi al sistema vigente e in buona sostanza utile al governo per pacificare le proteste sociali dando loro un canale di sfogo elettorale. Ma va anche riconosciuto che, pur in questo contesto, resta attualmente in parlamento l’unica opposizione semi-indipendente capace di operare come un normale partito politico, catalizzando alle elezioni molti voti ostili a Putin e a Medvedev provenienti da ogni parte politica. Alle elezioni del 2011 il partito è comunque tornato a crescere con il 19,2% dei voti.

Inoltre le proteste anti-Putin del 2011-2013 hanno portato alla luce l’esistenza di una emergente sottocultura di sinistra indipendente dal KPRF, giovanile, movimentista e più simile alle sue controparti europee, che durante le proteste sembrava potesse cambiare i rapporti di forza all’interno della sinistra russa. L’esempio più conosciuto è il Fronte di Sinistra, che ha partecipato attivamente a tutte le mobilitazioni degli ultimi anni. Il suo portavoce Sergei Udal’cov è diventato uno dei leader delle proteste anti-Putin, apparendo inizialmente come il possibile volto della nuova sinistra russa e arrivando, all’apice delle proteste, ad aprire trattative alla pari con Zjuganov. Tuttavia è attualmente agli arresti domiciliari e la sua influenza politica è fortemente diminuita con la fine delle proteste anti-Putin e in seguito ad alcune divergenze nate in seno al Fronte di Sinistra.

Altri piccoli movimenti che vanno in questa direzione sono il Fronte Russo Unito del Lavoro (ROT Front), che nel 2012 è finalmente riuscito a registrarsi come partito politico, dopo che la sua richiesta era stata rifiutata per sette volte consecutive, e il Movimento Socialista Russo, nato nel 2011 e vicino alla Quarta Internazionale trotzkista.

Le proteste contro Putin hanno perfino smosso il KPRF che, nonostante non abbia partecipato alle manifestazioni ritenendole “arancioni” e filo-occidentali, ha promesso durante le elezioni presidenziali del 2012 di accogliere in caso di vittoria alcune delle richieste dei manifestanti. La vittoria non c’è stata, e il governo è stato accusato di brogli elettorali. Tutto ciò ha fatto nascere dei malumori all’interno del KPRF nei confronti di Zjuganov, che è stato criticato per gli eccessivi legami con la Chiesa e gli oligarchi. Malumori che potrebbero riemergere in futuro nel caso di rinnovo della carica di Segretario, fino ad ora sempre tenuta saldamente in mano da Zjuganov.

Gli ultimi avvenimenti

Alle elezioni per il sindaco di Mosca del 2013 – la prima grande prova elettorale dopo le proteste – l’opposizione liberale al regime è risultata molto più forte del KPRF, mentre la sinistra alternativa non è riuscita a essere ammessa alle elezioni. Le successive elezioni del 2014 per il sindaco di Novosibirsk (la terza città più grande del paese) hanno invece visto la forte crescita del KPRF, che è riuscito a unire intorno a se gran parte dell’opposizione e a vincere le elezioni, eleggendo il nuovo sindaco comunista Anatoly Lokot. I rapporti di forza tra KPRF, opposizione liberale e sinistra alternativa sembrano quindi variare molto in base alla regione analizzata: Novosibirsk, per quanto grande, resta infatti una città periferica situata in Siberia, molto distante dal fermento politico di Mosca e San Pietroburgo.

Con lo scoppio della crisi ucraina, vi è stato infine un nuovo stretto riavvicinamento tra il KPRF e il governo, con i comunisti che hanno sostenuto il ruolo di Putin nel conflitto ucraino e i suoi tentativi di rendere la Russia nuovamente una potenza egemone nella regione.

Per le fonti utilizzate si rimanda alla tesi di laurea “La sinistra nelle società post-comuniste”, scaricabile qui.

Foto: http://02varvara.files.wordpress.com/

Chi è Jacopo Custodi

Studente magistrale di Relazioni Internazionali, scrivo per East Journal e faccio parte della redazione del blog di Aldo Giannuli. Mi sono laureato in Scienze Politiche all’Università di Pavia con una tesi sulla sinistra nelle società post-comuniste. Sono stato direttore della rivista pavese Kronstadt.

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