Bulgaria ed elezioni europee: un test per la tenuta del governo di Sofia
La Bulgaria si appresta alle elezioni europee di maggio, la terza votazione del Parlamento Europeo dal 2007, anno dell’adesione all’UE. La caduta del governo del Partito Liberale GERB, guidato da Boyko Borisov, ha lasciato le redini dell’esecutivo di Sofia alla compagine politica di Plamen Oresharski, discutibile per la sua fragilità e per la sua frammentarietà, dal momento che si tratta di una coalizione che conta al suo interno il Partito socialista bulgaro (BSP); il Movimento per le libertà e i diritti (DPS) (rappresentanza politica della minoranza turca in Bulgaria) e l’appoggio esterno del partito ultra-nazionalista “Ataka” di Siderov.
L’esito delle Europee come indice di gradimento dell’ attuale coalizione
Le tornate elettorali europee del prossimo maggio vengano considerate in Bulgaria come il possibile scenario che si prospetterà alle prossime elezioni politiche: i sondaggi vedono un testa a testa vibrante tra il partito liberale di centro-destra GERB (20,1 % dei voti) e il partito socialista BSP (19,9 %), seguiti a loro volta da altri quattro partiti: il partito del politico-giornalista Nikolay Barekov, chiamato Bulgaria Senza Censura, il partito etnico turco DPS, la destra Ataka e il Blocco Riformista , un’alleanza recentemente forgiato di partiti di destra.
Difficile dire quale dei movimenti citati abbia le maggiori possibilità di raggiungere il 6% dei voti, utili per l’accesso ad un seggio nel Parlamento Europeo, nonostante ciò, tutti vengono ancora dati in gioco dai sondaggi.
Referendum sul sistema elettorale e incidenza sui partiti
A rendere più accesa la vigilia delle elezioni europee ci ha pensato il presidente bulgaro Rosen Plevneliev con la richiesta di indire un referendum elettorale il cui obiettivo verte su tre novità: un sistema elettorale maggioritario; l’obbligo di voto; e la possibilità di eleggere i propri rappresentanti a distanza, grazie al voto elettronico.
Se il referendum fosse possibile, l’election day avrebbe ricadute anche su affluenza e risultati delle consultazioni europee, dal momento che la legge elettorale è considerato da tempo uno snodo cruciale di importanza prioritaria per gli eletto.
Secondo la maggior parte degli elettori, il referendum si terrà dopo le europee, giacché i politici al governo non hanno alcun interesse nel promuovere un sistema elettorale maggioritario parallelamente alle consultazione europea e tenteranno quindi di rallentare le procedure. Dall’altra parte i partiti di opposizione che si contendono i voti in Europa potranno lanciare condanne al governo per “immobilismo” e timore di cambiamenti.
Resta da verificare, dunque, la possibilità delle consultazioni parallele, europee e referendaria, per scongiurare la conferma del vincitore più quotato: l’astensionismo.