La rivoluzione ucraina ha portato alla caduta del governo di Yanukovich, ma contemporaneamente all’emergere di forze nuove che hanno cavalcato e promosso la protesta di piazza Indipendenza a Kiev. Due di queste si sono guadagnate gli onori delle cronache: Svoboda e Pravy Sektor.
Svoboda
L’Unione Pan-Ucraina “Libertà”, più conosciuta come “Svoboda” (“Libertà”), è un movimento nato nel 1991 col nome di Partito Social-Nazionale d’Ucraina, registrato ufficialmente come partito nel 1995 e che ha poi cambiato nome in Svoboda nel 2004, con l’arrivo come leader di Oleh Tyahnybok. Quest’ultimo nello stesso anno sarà espulso dall’alleanza parlamentare “Ucraina Nostra” (che appoggiava Viktor Yushchenko) in seguito a un discorso in cui richiamava i suoi connazionali a lottare contro “la mafia ebraico-moscovita”.
All’inizio del suo percorso politico, il Partito Social-Nazionale connotava gran parte del suo attivismo sull’anticomunismo militante, riservando l’ingresso nel movimento solo a chi fosse di etnia ucraina. Al momento della trasformazione in Svoboda contava appena un migliaio di membri.
Alle elezioni parlamentari del 2006, il partito prende appena lo 0,36% dei voti. L’anno successivo gli ucraini sono richiamati alle urne per le elezioni anticipate e Tyahnybok e i suoi ottengono lo 0,76% dei voti.
Fra il 2004 e il 2010 gli aderenti al partito salgono a oltre 15mila e questo aumento di consenso ha una ricaduta sulle elezioni provinciali di Oblast’ di Ternopil’ del 2009, quando Svoboda arriva al 34.69% conquistando 50 seggi sui 120 totali del Consiglio. L’exploit vero però giunge alle politiche di ottobre 2012, dove il partito supera le previsioni degli analisti e conquista ben il 10.45% dei voti e 25 seggi in Parlamento.
Nonostante il leader Oleh Tyahnybok avesse avuto un passato tutt’altro che da moderato, l’immagine di Svoboda si è notevolmente ammorbidita durante la sua leadership, abbandonando il vecchio simbolo runico Wolfsangel di ispirazione neo-nazista e espellendo gli elementi più oltranzisti dal partito. A sdoganare l’Unione Pan-Ucraina ci ha pensato anche il senatore americano John McCain che non ha avuto alcun problema a condividere lo stesso palco con Tyahnybok, nel dicembre 2013 a Kiev. Svoboda è stato definito dal parlamento europeo “razzista, antisemita e xenofobo” invitando le forze politiche democratiche dell’Ucraina a non allearsi mai con il partito di Tyahnybok che, nel 2011, dichiarò pubblicamente di voler liberare l’Ucraina “dalla feccia russa, ebrea e tedesca”. Un braccio destro di Tyahnybok, Yuriy Mykhalchyshyn, dichiarò che l’olocausto degli ebrei fu “un momento luminoso della storia”.
Attualmente Svoboda può contare su quattro figure chiave nel governo ucraino, fra cui il vice Primo Ministro Oleksandr Sych.
Pravy Sektor
Pravy Sektor (“Settore Destro”) è forse il partito che più di ogni altro ha approfittato delle proteste di Kiev, emergendo alla fine di novembre 2013 dalle zone oscure di piazza Indipendenza. Attualmente conta almeno 5mila membri, che sarebbero oltre 10mila secondo il suo leader Dmytro Yarosh.
Il movimento si è formato con l’unione di vari piccoli gruppuscoli, fra i quali i più importanti sono senz’altro Tryzub “Stepan Bandera” (dal nome del controverso leader nazionalista ucraino, per un certo periodo alleato dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale e poi assassinato dal Kgb nel 1959) e Patrioti d’Ucraina. Settore Destro è probabilmente il partito più presente e organizzato all’interno delle proteste di piazza Indipendenza.
Politicamente, Pravy Sektor si oppone all’entrata del Paese nell’Unione Europea. “Per noi il problema ‘Europa’ non è sul banco – ha detto Andriy Tarasenko, uno dei coordinatori -. Entrare nella Ue sarebbe la morte dell’Ucraina. Europa significa la morte dello Stato-nazione e la morte della cristianità. Noi vogliamo un’Ucraina per ucraini, gestita da ucraini e non serva di interessi stranieri”. Una dichiarazione che smentisce, almeno in parte, il supposto europeismo delle proteste di Kiev.
I militanti di Settore Destro provengono da diverse parti dello Stato e sono di matrice linguistico-culturale sia russa che ucraina. Lo stesso capo Dmytro Yarosh ha dichiarato che “non esiste un vero sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraina, un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli”. Nonostante questo, Yarosh non nega che uno dei punti programmatici del partito sia “la lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare, nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Le altre due priorità attuali, sempre secondo il leader di partito, sono “l‘unificazione di tutti gli ucraini – anche all’estero, dove sono circa dieci milioni di cui quattro in Russia – contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk)” e “il ricambio completo di una classe politica trasformista compromessa con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni”. Duro è infatti il giudizio di Yarosh su tutti gli ultimi governanti del Paese: “Il regime di Yanukovich, come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime particolarmente cleptocratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso”.
Citando le parole di Bandera, Settore Destro ha dichiarato che “occorre distruggere gli oppositori della nazione ucraina” ma “essere tolleranti con coloro che, pur non supportandola, non la osteggiano”. Il partito presenta se stesso come nazionalista e rifiuta le definizioni di fascismo che gli vengono attribuite.
Dal punto geopolitico, le idee sono abbastanza chiare sulla strada che dovrebbe imboccare l’Ucraina: no alla Nato; sì ad un allargamento alla Ue dei prodotti nazionali, ma non in quanto membro a parte intera; continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia; costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini, in funzione di cuscinetto tra Russia ed Ue e in nome di una equidistanza ai due mondi.
Da sottolineare infine come, pur riconoscendo alcuni elementi comuni, Settore Destro mantiene ben debite le distanze da Svoboda, considerata troppo liberale e conformista e di cui non condivide un certo razzismo professato da alcuni suoi membri. Pravy Sektor infatti non si definisce né xenofobo né antisemita. A testimoniare le forti tensioni che attraversano la società ucraina, e che vedono Settore destro in prima linea in questa fase di transizione, è l’omicidio di Oleksander Muzychko, uno dei leader del movimento, che sparando alla polizia che era andata a prelevarlo in un bar di Rivno, è stato a sua volta colpito a morte dalle forze dell’ordine. Settore Destro e Svoboda rappresentano due diverse espressioni dell’anima nera del nazionalismo ucraino che affonda le sue radici ai tempi della Seconda guerra mondiale ma che sembra, in questa fase di transizione, trovare nuove energie.
Nella foto: la bandiera di Pravy Sektor
E’ assolutamente necessario che la Russia di Putin rimetta queste persone nel posto che meritano, altro che la fratellanza spirituale bolscevismo-nazionalsocialismo (aha aha aha aha). Gli amanti-seguaci-propagatori della democrazia dovrebbero preoccuparsi dei silenzi dei loro governi, altro che della Russia.
illuminante disamina su chi l’Europa si appresta ad aiutare…
Voglio precisare. Dnipropetrovsk ancora inerte. Non ci sono i movimenti cosi ben visibili come in altri paesi del Est. Ma rimane un rischio. Perche le industrie di Dnipropetrovsk al grosso rischio di chiusura.
Infine il popolo ucraino deve pagare le conseguenze di Maidan. Per ora il quadro è poco ottimistico
Questo articolo, a mio avviso, espone la posizione di east-journal: filo-maidan ad oltranza. Non la condivido ma la rispetto.
Non condivido i toni concilianti, da tema di scuola media, con cui viene presentato in questo articolo un movimento come Svoboda. Oltretutto nello stesso giorno in cui “quei bravi ragazzi” di Tyahnybok si sono adoperati nell’ennesima aggressione ai danni del Partito Comunista d’Ucraina e al suo segretario Symonenko durante la seduta della rada. Si parla di “elementi più oltranzisti allontanati” da Svoboda eppure coloro che qualche settimana fa hanno intimidito con violenza e costretto alle dimissioni il direttore della tv di stato Ucraina sono ancora in parlamento, ancora con Svoboda, ed si sono oggi distinti tra gli aggressori del PCU. Non basta imboscare sotto il letto il Wolfsangel e il nome “partito social-nazionale” per rifarsi la verginità.
Non condivido neanche i toni concilianti con cui si è parlato di Pravyi Sektor. Addirittura in questo articolo si fanno dire cose ragionevoli anche a Dmytro Yarosh! Si parla di un movimento non razzista perché “non è razzista coi russi” e perché non si dichiara “né xenofobo né antisemita”: ci fidiamo di quello che dicono loro, così sulla fiducia. Però omettiamo le loro violenze e l’atteggiamento para-militare che in un qualsiasi altro stato della nostra Europa Occidentale sarebbe stato soppresso e trattato come eversivo. Infine il discorso Bandera, idolo dei nostri miliziani rosso-neri, liquidato come “martire del kgb”, dunque martire dei cattivi Sovietici, quando ci sarebbe tutta una storia da raccontare per capire chi era e cosa rappresenta Bandera all’interno della storia.
A questo punto mi aspetto una rappresentazione del partito di Julija Tymošenko come un covo di sinceri social-democratici.
Con immutata stima e rispetto continuerò comunque a leggervi. Spero non ve la siate presa sul personale, volevo soltanto esprimere il mio punto di vista.
Credo sia la prima volta che rispondo a un lettore: è contro la mia “politica”, solitamente (chi scrive fa il suo lavoro, il lettore commenta, critica e capisce quel che vuole). Questa volta però faccio un’eccezione perché mi sento abbastanza tirato in mezzo professionalmente (paradossalmente, mi sento più colpito se mi si dice “pessimo lavoro” che “sei un cretino”).
Punto 1: non espongo la posizione di EastJournal. Prima di tutto perché non credo che questo giornale dica ai propri collaboratori di esporre una “posizione” predefinita; secondo perché se mai un giorno una testata mi dovesse chiedere una cosa del genere, smetterei di collaborare col giornale in questione immediatamente.
Punto 2: lei non mi conosce. Non sono filo-Maidan e non capisco da cosa evinca una cosa del genere, sinceramente.
Punto 3: forse ha frainteso completamente il senso di questo articolo. Questo non è un pezzo di commento o di critica, ma un pezzo che molto semplicemente vuole tracciare una breve descrizione storica dei partiti in questione. “Enciclopedico”, lo vorrei quasi definire (ma forse sono veramente immodesto, adesso). Non capisco parimenti dove veda i “toni concilianti, da tema di scuola media”. Nessuno parla di “bravi ragazzi” di Svoboda, semplicemente perché questo pezzo non vuole e non DEVE dare giudizi di sorta. Inoltre, il fatto che “elementi oltranzisti” siano stati allontanati dal partito non significa nulla: è semplicemente un dato di fatto. Questo non vuol dire che nel partito siano rimasti solo “bravi ragazzi”; per essere chiari: mi pare di aver scritto nero su bianco le passate dichiarazione tutt’altro che accomodanti del leader di Svoboda e inoltre – facendo un esempio per paradosso (e che tale deve rimanere) – se una banda di ladri allontana da sé un assassino, significa che i ladri non sono più ladri?
Punto 4: nessun “tono conciliante” riguardo Settore Destro: solo cronistoria. A meno che per “conciliante” lei non voglia definire semplicemente le dichiarazioni dei leader del movimento. Faccio cronaca, riportare le dichiarazioni fa parte del mio lavoro. A Dmytro Yarosh “non faccio dire” cose ragionevoli: riporto semplicemente le sue dichiarazioni. Se lei le giudica “ragionevoli”, questa è una sua opinione rispettabilissima, che io non ho assolutamente esplicitato o sottinteso nel pezzo (e sfido a dimostrare il contrario).
Punto 5: NON “ci fidiamo di quello che dicono loro, così sulla fiducia”, omettendo “le loro violenze e l’atteggiamento para-militare che in un qualsiasi altro stato della nostra Europa Occidentale sarebbe stato soppresso e trattato come eversivo”. Semplicemente non facevano parte dell’obiettivo di questo pezzo, che era – di nuovo – quello di fare una breve cronistoria dei due partiti. Inoltre, ad essere obiettivi, mi pare anche di aver riportato le dichiarazioni più che esplicite di Yarosh secondo cui in caso di aggressione bisognerebbe reagire “anche con propria forza militare” all’invasione. Altro che omettere l’atteggiamento para-militare…
Punto 6: Bandera non è stato “liquidato come martire del kgb”. E’ stato descritto come “assassinato dal Kgb”, che è un dato di fatto ed è ben diverso. Sono stato ben attento a non dare giudizi di sorta, ma semplicemente a dare un’informazione in più a chi non conoscesse il personaggio. In giornalismo si chiama “non dare mai nulla per scontato”. Chi vuole approfondire poi lo fa autonomamente. Credo che lei possa capire benissimo le ragioni per cui non ci si dilunga su ogni particolare in ogni articolo… EastJournal diventerebbe un’enciclopedia, non un giornale online.
Per concludere, sono felice che lei continuerà a leggerci. Voglia prendere le mie precisazioni come appunto “precisazioni”, senza fini polemici. Si può avere opinioni diverse su tutto, l’importante però è capirsi.
Cordiali saluti e buon lavoro.
Ringrazio Pierantozzi per aver risposto al commento e per aver integrato l’articolo originale con alcune argomentazioni che evidenziano le criticità di Svoboda, Pravyi Sektor e del controverso Bandera, pur mantenendo il target “enciclopedico ma sintetico” di questo pezzo.