“Erdoğan ha sbagliato nel non aver previsto la debolezza del governo dei Fratelli musulmani in Egitto”: lo sostiene Bahgat Korany, eminente orientalista, intervenuto a Milano all’ultimo di un ciclo di quattro incontri internazionali organizzati dal progetto “Fenomeno Turchia“, promosso da CIPMO – Centro Italiano per la pace in Medio Oriente e East – Global Geopolitics.
Bahgat Korany ha fornito un’analisi rispetto alla reazione dei paesi arabi alla politica di Ankara; di seguito ha poi analizzato l’atteggiamento dell’Egitto davanti al sostegno che il premier turco Tayyip Erdoğan ha dato ai Fratelli Musulmani durante gli anni al potere di Morsi, considerato da Ankara un alleato prezioso.
Così, il 3 luglio 2013, con la presa del potere da parte dell’esercito e la deposizione di Morsi, si concluse radicalmente la fase di “luna di miele” tra la Turchia e il mondo arabo, durante la quale, enfatizza Korany – ancora in Egitto si sentiva parlare del ritorno del “Sultano ottomano Erdogan”. Nell’intricata situazione in cui si trova l’Egitto, la Turchia di Erdogan ha adottato una posizione categorica, escludendo ogni tipo di mediazione o compromesso. Questo atteggiamento aumenta la polarizzazione di una società già fortemente divisa tra il ruolo dei Fratelli Musulmani e quello dei militari.
Si è discusso in seguito della situazione dei negoziati con l’Europa,della crisi siriana, delle ragioni che stanno dietro la trattativa ancora aperta con Israele, delle convergenze e dei contasti con l’Iran, dell’atteggiamento nei confronti di una Russia sempre più presente.
Molti relatori dell’incontro hanno voluto porre l’accento sulla questione della dottrina Davutoğlu, ex ministro degli esteri turco, “zero problemi con i vicini” la quale oggigiorno può dirsi conclusa. In vista delle elezioni amministrative del 30 marzo, delle presidenziali del prossimo agosto e delle parlamentari del giugno 2015, la Turchia deve fare le scelte giuste per rivalutare la sua politica, se vuole continuare a svolgere un ruolo pilota nella regione.