“Siete a favore della riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente?”. Circa il 96% tra i votanti della Crimea, con un’affluenza superiore all’81%, ha risposto affermativamente, segnando, almeno simbolicamente, la fine della sovranità ucraina sulla regione. Sovranità che ormai da vari giorni non era più de facto in capo all’Ucraina, dopo che militari apparentemente senza mostrine, ma chiaramente russi, avevano preso il controllo della regione appoggiati da buona parte della popolazione.
Le ore precedenti alla diffusione dell’esito del referendum sono state ricche di eventi che non fanno ben sperare: sabato 15, mentre a Kiev la Corte Costituzionale dichiarava incostituzionale la consultazione referendaria e la Verkhovna Rada, il Parlamento, scioglieva il Parlamento della Crimea con 278 voti su 450, il Ministero degli esteri affermava che Strilkove, una cittadina appartenente alla regione di Kherson (geograficamente Crimea) veniva conquistata da truppe russe. La nota del Ministero terminava con un poco tranquillizzante: “l’Ucraina si riserva il diritto di usare tutte le misure necessarie per fermare l’invasione russa”.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU esaminava nella stessa giornata una risoluzione che dichiarasse invalida la consultazione referendaria: copione ovvio, con 13 voti a favore, l’astensione della Cina ed il veto russo. Esito scontato che ha dimostrato l’isolamento internazionale della Russia.
La domenica del referendum, oltre ai comunicati delle cancellerie europee e degli USA con i quali si ripeteva il non riconoscimento, il Ministro della Difesa ucraino ha annunciato una tregua con la Russia sino al 21, giorno in cui il Parlamento russo esaminerà la proposta di legge per l’annessione di terre straniere e l’Ucraina siglerà la parte politica dell’Accordo di associazione con l’UE. Una buona notizia, se non si fosse saputo del dislocamento di altre truppe russe in Crimea, e dello spostamento di soldati e mezzi blindati ucraini al confine con la Russia.
Prevale il principio di autodeterminazione o il principio dell’integrità territoriale?
La Russia è intervenuta affermando di voler proteggere la popolazione di origine (e spesso con passaporto) russa. Causa contingente l’abrogazione della legge (poi non ratificata dal Presidente ad interim) che garantiva l’ufficialità del russo, e di altre lingue minori, in regioni dove le minoranze erano superiori al 10%. Putin ha più volte dichiarato di aver ricevuto richieste di intervento e protezione da parte dalla popolazione della Crimea ed ha accettato il referendum come in linea con il principio di autodeterminazione dei popoli sancito dalla Carta delle Nazione Unite, articolo 1, paragrafo 2. Tale principio, spesso invocato ma che nella prassi ha avuto un’applicazione abbastanza limitata, è stato inquadrato nell’ottica dei territori coloniali e di quelli conquistati ed occupati con la forza.
L’Ucraina accusa la Russia di violazione del proprio territorio e ritiene che il referendum sia incostituzionale: un referendum che trattasse questioni territoriali sarebbe legale se coinvolgesse tutti i cittadini ucraini (articolo 73 della Costituzione). La Russia inoltre ha sottoscritto alcuni trattati nei quali riconosceva l’integrità territoriale ucraina con inclusa la Crimea (Dichiarazione di Alma Ata del 1991, Memorandum di Budapest 1994, Accordo per la concessione della base di Sebastopoli del 1997, prorogato nel 2010).
Referendum: si è svolto tutto in modo appropriato?
Tralasciando la validità del referendum è opportuno rimarcare alcune particolarità. Innanzitutto i quesiti. Il primo chiedeva se si volesse l’annessione alla Russia, l’altro se si preferisse la reintroduzione della Costituzione del 1992 all’interno dell’Ucraina, tralasciando l’opzione dell’indipendenza. La campagna referendaria non si è svolta: non vi sono stati comitati promotori, anche se gran parte della nomenklatura e dei media (russi poiché la televisione ucraina è stata in gran parte oscurata) hanno sponsorizzato l’annessione. Il tempo di preparazione è stato limitato: il Consiglio Supremo della Crimea ha stabilito il 6 marzo che dieci giorni dopo si sarebbe svolto il referendum, in precedenza era stato fissato per il 25 maggio, e poi per il 30 marzo. In un lasso di tempo simile è difficile organizzare un sistema perfetto, ed il blocco dell’accesso alle liste elettorali da parte della Commissione Elettorale Centrale di Kiev ha portato gli organizzatori a rifarsi a liste non aggiornate. Proprio liste elettorali approssimative hanno lasciato alle commissioni distrettuali numerose libertà: molti i cittadini non ucraini che, residenti in Crimea, sono stati ammessi al voto. I militari hanno presidiato per motivi di ordine pubblico le strutture dove si svolgevano le consultazioni. Le urne trasparenti e le schede inserite aperte, che alcuni media hanno sottolineato in negativo, sono previste dalla legislazione elettorale ucraina e non si diversificano rispetto alle precedenti elezioni nazionali. L’inno di Mosca ha risuonato al di fuori di molte strutture elettorali, e le bandiere russe sono state portate da numerosi votanti all’interno dei seggi.
Non si sono verificati scontri e, al di fuori delle valutazioni personali e delle percentuali bulgare, il risultato (con i tatari e gli ucraini che hanno boicottato la consultazione) è in linea con l’opinione della maggioranza degli abitanti della Crimea.
Crimea: quale scenario?
La comunità internazionale e l’Ucraina non accetteranno l’esito del referendum, ma la palla sembra essere in mano a Putin che può accettare di annettere la Crimea o farne un nuovo territorio amico, da proteggere, ma da lasciare ad una forma di autogestione.
Se annessione fosse si troverebbe una regione in crisi economica per la quale dovrebbe sborsare vari miliardi di dollari. Non essendo contigua territorialmente andrebbe poi finanziato un ponte sullo stretto di Kerch, del quale si parla da anni. La minoranza ucraina e tatara andrebbero gestite con attenzione: troppo controllo sarebbe criticato, ma troppa libertà permetterebbe loro di sollevarsi. Un altro confine da gestire con l’Ucraina sarebbe, dopo quanto accaduto, fonte di rischi continui.
La seconda possibilità è uno scenario transnistriano. Putin potrebbe preferire che la Crimea si gestisca da sola, mantenendo però un certo controllo sui governanti, sulla falsa riga di quanto è avvenuto anche in altre autoproclamatesi repubbliche (Abkhazia, Ossezia del sud). Mosca dovrebbe comunque aprire il cordone della borsa per non suscitare nostalgie verso l’Ucraina, ma la responsabilità sarebbe in primo luogo dei nuovi leader. Il rischio, in questi casi, è che poi il vertice statale pretenda sempre di più e che inizi a cercare una propria via di affermazione che in casi analoghi ha creato problemi a Mosca (Smirnov in Transnistria). La base di Sebastopoli rende l’area di particolare importanza ed al tempo stesso è una presenza militare costante che in caso di necessità potrebbe agire in Crimea ed all’esterno senza dover più sottostare alle regole di Kiev: un guadagno geopolitico non da poco. In questo caso a fronte di ogni eventuale crisi con l’Ucraina la Crimea potrebbe essere una spina nel fianco dell’ex stato di appartenenza e la Russia potrebbe sempre affermare la propria estraneità ai fatti. Dopo alcune brutte esperienze passate (soprattutto la guerra in Ossezia del sud del 2008) Putin potrebbe essere tentato di assumersi personalmente l’onere della Crimea, accettando la proposta di annessione e proponendosi come il liberatore dal governo di Kiev, definito spesso fascista ed antisemita.
Le prossime ore saranno importanti per capire che cosa voglia fare il leader del Cremlino, sempre più combattuto tra l’ascoltare le minacce internazionali o seguire i falchi interni. La partita ucraina potrebbe non essere finita e le manifestazioni a Kharkiv, Donetsk ed in altre parti sud orientali del paese ne sono dimostrazione. Non sarà un voto a sancire la fine della partita.
Finalmente una ricostruzione dei fatti corretta e non influenzata da visioni di politica ed ideologia tutta italiana.
Ammesso e non concesso di essere in presenza di c.d. “liste elettorali approssimative”, avere ottenuto il 96% di risposte affermative su di un 81% di aventi diritto al voto, penso possa garantire ragionevolmente il quadro dei risultati.
Un dubbio che ho riguarda l’art. 73 della costituzione. Se la Crimea nel 1992 entra nell’Ucraina in qualità di repubblica indipendente liberamente associata allo Stato ucraino, credo che possa ben decidere del suo futuro prossimo, senza dover chiedere l’opinione dei mazzieri galiziani. Non ci dimentichiamo neanche come la Crimea fosse — ovviamente — parte integrante della Russia fino al 1954, quando l’ucraino Chruščëv la regalò … alla sua repubblica d’origine.
Egr. Leonardo
Sulla Crimea, essa è stata fino al 1954 NON russa ma una delle tante repubbliche socialiste sovietiche, come la Georgia, l’Estonia, la Moldavia e l’Ucraina. Nel ’54 il Soviet Supremo decide ex abrupto l’annessione all’Ucraina così che le popolazioni, in Ucraina e Crimea, si bilanciassero e nessuno (tra russi e ucraini) potesse prevalere e avanzare richieste in senso nazionalista. Dire che era parte integrante della Russia credo sia non corretto.
Sul referendum consideri due aspetti: il primo, solo il 52% della popolazione è russofono. Per raggiungere simili risultati al referendum vuol dire che ucraini e tatari non hanno votato. E votare “contro” ammetterà che era rischioso con teste calde armate che girano per la città. Senza considerare che tutti, nel tuo rione, nella tua cittadina, sanno se sei russo o ucraino o tataro, e sanno che se vai a votare stai votando contro. Non crede che sia stato un voto condizionato dalla presenza di militari armati a favore di Mosca?
Il secondo: si può discutere che le leggi internazionali, come tutte le leggi, siano adeguate. Nel diritto di autodeterminazione dei popoli, per come è scritto oggi, non è consentito secedere da un altro stato. Tale diritto non si applica quindi in Catalogna, in Scozia, e nemmeno in Crimea. Ripeto, possiamo discutere che sia una legge sensata, ma questo è il motivo per cui il referendum è illegittimo.
Infine: discutendo sulla validità o meno del referendum, sul diritto o meno dei russi di Crimea a secedere, spostiamo il ragionamento su un piano sbagliato. La mia domanda è: ha diritto un paese di invadere con truppe paramilitari una regione di un altro paese senza che abbia ricevuto minacce né che ci sia una guerra? Se domani gli Stati Uniti facessero lo stesso con la Danimarca, perché improvvisamente a Copenaghen decidono di allearsi con Mosca, sarebbe secondo lei legittimo? Secondo me no.
Il problema è a monte, ed è l’atteggiamento russo aggressivo verso i paesi vicini, dal Baltico al Caucaso, al fine di influenzarne la politica interna e limitarne la sovranità e l’indipendenza. Per lei questo è giusto?
Cordiali saluti
Matteo
A questo punto vorrei farLe quattro annotazioni.
1) La Crimea, in epoca sovietica, non era una Repubblica come la Moldavia, l’Estonia e la stessa Russia, bensì prima una Repubblica Autonoma (come il Tatarstan, la Cecenia, la Carelia, il Karakalpakstan uzbeco…) e dopo il 1945, ossia a seguito della deportazione dei Tatari di Crimea e dello sterminio di quasi tutte le altre etnie minoritarie (Ebrei, Krymchaki, Italiani…) da parte di uno dei due occupanti, è stata addirittura declassata a oblast’, ossia provincia. Inizialmente russa, poi, dal 1954, ucraina.
http://en.wikipedia.org/wiki/Crimean_Oblast
2) Se ha votato oltre l’80% della popolazione, ma solo il 52% della popolazione è russo, vuol dire che molti degli altri erano comunque erano a favore della secessione. Parlare di “Russi” e di “Ucraini”, nel contesto crimeano come in un pò tutta l’Ucraina sudorientale ha poco senso. Qui “ucraino” è solo un denominatore etnico, e quindi non dovrebbe stupire se molti di loro abbiano votato a favore del referendum. E la cosa vale anche in senso opposto: quanti Russi etnici militano nei gruppi di estrema destra ucraina? Basti pensare a Dmitrij Bulatov, leader di Automaidan e oggi Ministro dello Sport. Per quanto riguarda i Tartari, loro costituiscono circa il 13% della popolazione, e se è vero che la grande maggioranza di loro sono contrari alla causa indipendentista, è anche vero che, tra loro, una minoranza filorussa esiste. Basti pensare al movimento Milli Firka, o al vicepremier Rustam Temirgaliev (che di russo ha solo l’ -ev finale del cognome)… Si può dire di tutto sulla legittimità del referendum (e anch’io ho non pochi dubbi in proposito…), ma comunque va considerato indicativo degli umori che circolano attualmente in Crimea.
3) Non bisogna confondere i soldati russi con i paramilitari filorussi che abbiamo visto in questi giorni, che comunque sono gente locale. Che dietro di loro ci sia la manus lunga del Cremlino è fuori discussione, ma a questo punto potremmo dire lo stesso sull’Euromaidan, sul colpo di mano dell’opposizione del 22 febbraio e forse persino sui cecchini… Per non parlare del fatto che i vari Kerry, Nuland e Ashton abbiano accusato il governo ucraino di repressione quando cercava di sgomberare il Municipio di Kiev (vorrei vedere se avessero fatto lo stesso al Municipio di San Francisco…)
4) E per lei è giusto che, in Estonia e in Lettonia, il russo non sia riconosciuto neanche come lingua minoritaria malgrado sia parlato come lingua madre da almeno un terzo della popolazione locale? Che dopo il 1991 la cittadinanza sia stata concessa soltanto a chi conosceva la lingua locale o viveva nelle Repubbliche Baltiche già prima del 1940 (cioè per almeno cinquant’anni)? Che ancora oggi il 14% della popolazione lettone non abbia la cittadinanza, e quindi non abbia il diritto di voto?
Ammesso e non concesso che il 96% di risposte affermative su di un 81% di aventi diritto al voto siano i veri risultati del referendum*, come si puo’ considerare legittimo e credibile un referendum tenutosi sotto l’occupazione militare di un paese estero?
—
*chi ha scrutinato?
E inoltre chi erano gli aventi diritto al voto?
Tutti gli abitanti della Crimea? Lo dubito, perche’ solo il 58% di questi e’ russo, e gli ucraini hanno boicottato il voto.
Delle due opzioni, l’una: o avevano diritto al voto solo quelli con un passaporto russo, oppure l’affluenza all’80% e’ un dato inventato di sana pianta
Uno. Da Wikipedia (mica ci metteremo a contestarla …): “In seno alla RSSF RUSSA nel 1921 fu istituita la Repubblica autonoma Socialista Sovietica di Crimea” (…) “La Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea venne abolita nel 1945 e trasformata nell’Oblast’ di Crimea (provincia) della RSSF RUSSA. Il 19 febbraio 1954 venne trasferita dal leader sovietico Nikita Chruščëv alla RSS Ucraina in segno di riconoscimento per commemorare il 300º anniversario del trattato di Perejaslav tra i cosacchi ucraini e la Russia.”.
Due. “Solo il 52% della popolazione è russofono. Per raggiungere simili risultati al referendum vuol dire che ucraini e tatari non hanno votato”. Matteo, ha votato l’81 % degli aventi diritto al voto, mica l’81 % dei russofoni. Le Sue deduzioni vanno ribaltate.
Tre. Nella cittadina dove vivo, regna sovrana la Mafia. I mafiosi sanno che non li voto. Io sono vivo e con tutte le ossa intere. Il mio singolo voto (insieme a quello di miei familiari) non dev’essere poi così fondamentale per gli equilibri malavitosi. Né da me, né in Crimea esistono schede elettorali col numeretto di matricola impresso con l’inchiostro simpatico. Se — per assurdo — i membri delle minoranze avessero rifiutato di votare, il quorum (50%+1), sarebbe ststo raggiunto ugualmente. Se votare contro fosse stato così rischioso, molti avrebbero manifestato una finta adesione ai propositi annessionistici. Più comodo e sicuro.
Quattro. A parte che il governo britannico sta facendo SOLO propagaganda contro la secessione scozzese, ma si guarda bene dal minacciare gli Scozzesi, vedremo quale effetti concreti avranno i referendum in Catalogna e Scozia. Riparliamone a posteriori.
Cinque. Mi sembra che Cechia, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Montenegro, Lituania, Lettonia, Estonia … Kosovo abbiano secesso con successo ( vorrete perdonare l’inascoltabile gioco di parole). Certo, bisogna secedere dalla parte giusta, sennò …
Sei. “Ha diritto un paese di invadere con truppe paramilitari una regione di un altro paese senza che abbia ricevuto minacce né che ci sia una guerra?”. Anche io rispondo di no. Ma gli Stati Uniti non han bisogno di invadere la Danimarca in attesa delle nostre risposte, perché devono prima finire di evadere le loro pratiche in Afghanistan, Iraq, Libia, Egitto, Siria, Haiti, Venezuela, Somalia, Pakistan, Sudan …(mi si sono intrecciate le dita ..)
Gent. Leonardo e Joek, avete ragione. Mi avete preso in castagna. Dopo la guerra la RSS(A) di Crimea è stata abolita e declassata a Oblast. Quello che intendevo sottolineare era che il ragionamento “la Crimea è sempre stata russa” è un assunto che rischia di essere parziale. La Crimea è stata tante cose, e c’è stata tanta gente. Insomma, le ragioni “storiche” dell’attuale referendum non mi sembrano sufficienti a sostenerne la legittimità.
Sugli umori, possibile che abbiate ragione. Credo che far parte di uno stato prossimo alla bancarotta e che non può pagare le pensioni e i salari sia un buon disincentivo a restare con Kiev.
Sul fatto che si possano nutrire dei dubbi su Maidan, o che l’imperialismo russo non sia differente da quello atlantico, sono d’accordo. Ma ho sempre pensato che un abuso non ne legittima altri. Che non c’è un “liberi tutti” solo perché qualcuno, prima, ha invaso e guerreggiato in barba a ogni diritto. Insomma, l’abuso di Putin non è legittimato dal golpe in Cile. Sono due enormi schifezze, dal mio punto di vista, e le schifezze vanno trattate come tali, che a compierle siano gli Usa, la Russia o l’Italia.
Il dato dell’affluenza è sballato, dobbiamo verificare ma messa così sembra che abbiano votato più persone degli aventi diritto. E la percentuale di consenso è assurda. Ha votato l’81% degli aventi diritto al voto. Ovvero tutti i cittadini residenti con passaporto ucraino. Quindi anche “ucrainofoni” e tatari. Per questo dico che è un dato fuori dalla realtà.
La questione del Baltico è particolare. Giusto non è, secondo me, che esistano dei cittadini di serie B.
Infine: il governo britannico ha concesso il referendum scozzese, per questo quel referendum è legale. E non c’è l’esercito norvegese a Edimburgo che controllerà lo spoglio delle schede. Poi è ovvio che Londra fa il suo gioco: se il referendum non passa (come sembra) Westminster avrà in un sol botto sconfitto la causa nazionalista e rimandato la questione scozzese di altri cinquant’anni. Il caso slovacco è il più interessante, ma anche lì c’era un accordo tra Praga e Bratislava. Le guerre jugoslave lasciamole da parte, non finiremmo più di scrivere.
Grazie dei commenti, un saluto
Matteo
Gentilissimo Matteo,
ma tra la costa norvegese e quella scozzese non ci sono solamente 4,5 km come fra quella russa e quella crimeana (dato geografico).
Non c’è in Scozia una quota maggioritaria di popolazione etnicamente norvegese che chiede l’annessione al regno di Harald V (dato antropologico).
La Norvegia non detiene una munitissima base navale in terra scozzese (dato geopolitico).
La Sua riflessione non mi convince. Dobbiamo certo stare al diritto internazionale — anche se ne è stata fatta carne di porco — ma se ci indigniamo, dobbiamo allora snocciolare ogni volta tutte le violazioni commesse in nome del diritto stesso.
Se io e Lei abbiamo idee diverse sulla situazione in Crimea, mi sta benissimo, ben vengano i confronti. !! Ma non usiamo fra di noi gli spuntati arnesi propagandistici di chi va in giro per il mondo bombardando feste di matrimonio, provocando guerre e tumulti, seminando disperazione per alimentare solo i propri interessi.
In politica internazionale potrà non piacere, ma è plausibile che ogni piccola-media-grande potenza cerchi di conquistare posizioni. Ciò che è indigeribile veramente è l’ipocrisia con la quale questi interessi vengono giustificati. Non si parli di diritto e di morale, dimenticando che dovrebbe esistere un’etica nei rapporti fra le nazioni, quella stessa etica che sta alla base dei grandi trattati internazionali
Grazie, un caro saluto
complimenti….volevo intervenire ma ho letto i tuoi commenti e sono pienamente d accordo.
Egregio Matteo,
Innanzitutto La ringrazio per la Sua cortese attenzione.
Sul fatto che la Russia abbia delle tradizioni imperiali di tutto rispetto e sul fatto che ogni imperialismo sia da deprecare sono ovviamente d’accordo con Lei. Tuttavia tengo a sottolineare che l’imperialismo russo è molto diverso da quello americano, o da quello cinese, e che questi imperialismi vanno analizzati per quello che sono prima che condannati. Perché, ad esempio, l’America si propone come unico modello civilizzazionale, la Russia come “grande fratello” e la Cina come centro del mondo?
Sul fatto invece del referendum e della questione degli “ucraini” e dei “russi”, invece, mi dispiace doverLe far notare il fatto che non abbia ben compreso il ruolo dell’ “etnicità” nello spazio ex-sovietico e in generale nel mondo non-occidentale. La cosa è quantomeno comprensibile: nell’Europa occidentale, dopotutto, noi diamo una scarsa attenzione al concetto di etnia. Al più parliamo di minoranze linguistiche, o religiose, o di peculiarità legate ad una precisa regione geografica (ad esempio, quando parliamo dell’indipendentismo in Scozia, noi non parliamo di “Scozzesi etnici” – che non esistono – o di “minoranza linguistica gaelico-scozzese” – ormai ridotta al lumicino -, ma pensiamo a tutti coloro che vivono in Scozia).
In Ucraina, invece, è ben diverso. Essere un “Ucraino etnico” non significa necessariamente essere di madrelingua ucraina o essere un nazionalista. Nell’Est e nel Sud dell’Ucraina, dopotutto, le differenze tra Ucraini e Russi sono poco più che un dettaglio e sono in molti, tra gli Ucraini, a sentirsi “Piccoli Russi” e a parlare la lingua di Dostoevskij anziché quella di Shevchenko come madrelingua. Per questo ritengo che sia assolutamente verosimile il fatto che molti Ucraini etnici abbiano in realtà votato per il “sì” in Crimea. Dopotutto, per converso, è anche vero che non pochi Russi etnici abbiano partecipato all’Euromaidan (Le ho fatto prima l’esempio di Dmitrij – o Dmytro – Bulatov, etnicamente e linguisticamente russo ma non esattamente un filorusso). Il punto, a mio avviso, è comprendere che in Ucraina non c’è una lotta tra Ucraini e Russi – dopotutto si tratta pur sempre di popoli “fratelli” -, ma tra due visioni di Ucraina.
Un cordiale saluto
Salve Joek
guardi, è ben possibile che lei abbia ragione. Credo però esistano differenze “identitarie”, diciamo del modo di percepirsi, rimarchevoli tra ucraini dell’ovest e ucraini del centro-est. Insomma, quando andai a Leopoli vidi molte bandiere di Bandera, molti colori rosso-bruni, e una certa infastidita insofferenza verso la Russia e i russi. Non sono mai stato a Karchiv ma credo che lì le cose siano identiche al rovescio. In Crimea poi la cosa deve essere ancora diversa (lì il nazionalismo ucraino non ha presa) ma non so se è proprio giusto pensare agli ucraini come “piccoli russi”… Almeno non credo valga per tutti.
Matteo
Mentre invece l’adesione alla UE decisa da un parlamento in ostaggio a gruppi estremisti che ha deposto, non senza uso di di violenza, un presidente eletto dal popolo (per quanto corrotto e inetto), senza una consultazione popolare, per il diritto internazionale è legittimo? La risposta la conosco, purtroppo. A questo punto forse sarebbe il caso di chiedersi se il diritto internazionale è legittimo, o meglio, se è conforme al concetto di ‘democrazia’, tanto caro ai soloni occidentali. De facto in Crimea il referendum è stato un esempio di democrazia, in linea con altre elezioni svoltesi in paesi militarmente occupati (Iraq Libia Afghanistan).
Come ho più volte avuto modo di scrivere, il ragionamento “lo hanno fatto anche altrove” non tiene. Un abuso precedente non legittima quelli successivi. Un abuso resta un abuso, lo facciano gli Usa, la Russia o l’Italia. Lo era l’intervento in Kosovo, quello in Iraq, e lo è questo in Crimea.
La democrazia è molto di più di un voto a un referendum, non mescoliamo le cose. E sì, la democrazia ci è cara. Molto cara, e le minacce che riceve dai suoi stessi difensori sono più pericolose di quelle che vengono dai suoi detrattori.
Lei assume nella sua risposta che – siccome sono critico con il referendum in Crimea e con l’intervento russo – io sia favorevole alla Nato, all’Ue o a quanto avvenuto a Maidan. Secondo me ci sono elementi di criticità ovunque. Non sono un partigiano di questa o quella idea. E non lo è East Journal. Se parliamo di Crimea, non possiamo metterci a parlare della guerra in Iraq. Sono due temi diversi.
Matteo
“Come ho più volte avuto modo di scrivere, il ragionamento “lo hanno fatto anche altrove” non tiene. Un abuso precedente non legittima quelli successivi. Un abuso resta un abuso”: parole sante, ma non quando si tratta di politiche di potenza e di real politik. Possiamo star qua a biasimare il tutto, ma questo ci aiuterebbe poco. La Russia di Putin fa quanto ha fatto la Russia di Eltsin in Cecenia, ma mentre là, a parte qualche ONG, la situazione non interessava a nessuno, qui, dietro i golpisti di Maidan s’è schierata l’intera Europa (per altro al laccio degli americani). Perchè? Cominciamo col capire questo e molto del resto sarà più lampante.
e’ successo quello che si prevedeva fin’ora, il bello viene solo adesso. del referendum che dire , dal punto di vista della leggitimità e del rispetto del diritto internazionale e di quello ucraino è chiaramente farlocchio ..d’altronde non c’era bisogno di un referendum per sapere che la maggioranza dei crimeani fosse russa quindi favorevole. certo i numeri fanno un po’ sospettare , non tanto i sì ma i partecipanti. è incredibile che i vecchi padroni di casa , i tatari, abbiano votato , a meno che non lo abbiano fatto i cosacchi al posto loro. ma tutto ciiò alla fine non è importante. quello che conta è che la prima mano è di putin che ha visto il patetico bluff degli europei (sanzioni a n°21 tizi). I piatti successivi sono nell’ordine: l’est,il sud, tutta l’ucraina. piatti che diventerebbero realizzabili in quanto gli europei non riescono a nascondere il loro bluff mentre putin si ( anche lui è legato indissolubilmente agli eurodotti che vengono dall’occidente). il rischio è che alla fine sia l’europa a finire disvisa in tre parti (più dell’ucraina) franco-inglesi che non hanno bisogno (relativamente ) del gas russo ( aproposito qualcuno sa dirmi se è vero che putin fa agli inglesi un prezzo migliore che a noi amiconi?)- tedeschi ed enitaliani che forse vorrebbero che l’ucraina non fosse mai esistita, svedesi-polacchi-rumeni disposti a sostenere kiev. Però ci sono gli americani ( che sono poi quelli che contano) fino a che punto sono disposti a reggere il gioco? certo non possono perdere la faccia e ad ogni piatto corrisponderà una ritorsione , ma tutto questo comporterà dei costi politici : l’amicizia con i tedeschi verrà messa a dura prova e anche in medio oriente (vedi siria) , tutto il lavoro fatto per iravvicinarsi all’iran andrebbe perduto. comunque sia lo scenario internazionale potrebbe cambiare per tutti anche se nessuno lo vuole ed anche lo zar putin in fondo rischia: se gli oligarchi ci rimetteranno troppi soldi dovrà guardarsi alle spalle.
“il rischio è che alla fine sia l’europa a finire divisa”, proprio così, lo abbiamo già visto nei Balcani. Le sanzioni UE non meritano nemmeno di essere commentate. E condivido l’opinione che il gioco inizia adesso.
Matteo
cosa intendete per “comunità internazionale”? Gli Usa più la Ue, cioè appena il 20% del mondo?
Cina, India, Brasile, Sudafrica, Venezuela, Argentina, ecc. non sono parte della comunità internazionale?
E’ lecito sapere l’opinione di questi paesi e se concordano con le minacce di quei pochi paesi autoproclamantesi “comunità internazionale?
Poi: il referendum serebbe poco attendibile, xchè svoltosi alla presenza di soldati russi. E perchè, le elezioni in Irak, Afghanistan, Libia, ecc., come si sono svolte?
E col distacco del Kossovo dalla Serbia come la mettiamo? Quando la smettete di usare due pesi e due misure?
A kiev c’è un governo nazi-fascista, insediatosi con un golpe apertamente e militarmente sostenuto da Usa e Ue. Se avere un governo fascista e illegittimo non è un motivo valido per fare una secessione, cosa dovrebbe mai succedere xchè un popolo possa reclamare la libertà? Concklusione: o siete disinformati o siete in mala fede. O, peggio, siete fascisti pure voi, dal momento che non avete una parola da dire nei confronti del sedicente governo di Kiev.
Innanzitutto complimenti al sito, che dedica grande spazio anche a questi temi, altrove negletti… provo a dire anche la mia
La perdita della Crimea era scontata e, mi permetto di aggiungere, potrebbe essere un bene per l’Ucraina..una palla al piede che se ne va con gli amati russi…
Il vero problema non è la Crimea, è l’Ucraina sud-orientale
1.Innanzitutto non è solo la lingua che fa un “russo”…all’Est ci sono diverse persone che, spontaneamente, parlano il suržyk (un misto di russo e ucraino…che farebbe inorridire tanto Ševčenko quanto Dostoevskij 😀 in Bielorussia c’è qualcosa di simile, il trasjanka, misto fra russo e bielorusso, e a quanto pare idioma prediletto da Alaksandr Łukašenka) ma si sentono russi e sovietici, ritengono Mosca la loro vera capitale e Putin la loro guida 😀
2.Il russo lo sanno tutti, financo all’Ovest, dunque in un certo senso sono tutti russofoni
Ogni oblast’ (o gruppo di oblast’) ha poi una sua specificità, come del resto ci si attende, a causa di vicende storiche talora molto differenti
Poltava è si ucraineggiante (già ai tempi della Monarchia) ma non può essere definita ucrainofona, oggi (come in talune cartine che circolano)..diciamo che, per essere così ad Est,l’ucraino si difende bene, ma il russo (o simil-russo) tende a predominare nelle città
Kirovohrad (sino al 1924 Jelysavethrad, dal 1924 al 1934 Zinov’’evs’k) non è ucraino fona (come ho visto in una cartina), l’ucraino c’è ancora, lo riconosco, ma il russo è dominante
Černihiv e Sumy (quelle in rosa, a nord-est, nella vostra cartina di qualche giorno fa), SI, ma sono ai limiti della russofonia (Sumy, quella più a est, nella vecchia Slobids’ka Ukraïna non fu mai polacca e il filo-moscovismo è fortissimo, pur ancora con qualche resistenza; Černihiv fu sede di un voivodato polacco dal 1635 al 1648, essendo tornata alla Rzeczpospolita con la tregua di Deulino del dic 1618, dopo 115 anni circa di dominio moscovita)
Kharkiv, Luhans’k, Donec’k e Zaporižžja: lì il Cremlino è legge e Lenin una figura intoccabile (io le scrivo apposta in ucraino, ma si rischia il linciaggio, di questio tempi, ad usare la lingua ucraina 😀 scherzo, ma non troppo :D..Kharkiv è un po’ più moderata e ha alcuni intellettuali ucrainofoni, va detto; Dmytro Bahalij fu un famosto storico di inizio secolo, che era devoto all’idea pan-russa ma al tempo stesso coltivava un particolarismo piccolo-russo..diciamo che Kharkiv è la terra del particolarismo “ucraino” ALL’INTERNO della Grande Civiltà Russa….su questo non si transige; a Donec’k invece è odiato, da molti, il nome stesso di Ucraina e la sua bandiera definita “fascista”
Dnipropetrovs’k (in epoca premarxista Katerynoslav), Kherson, Mykolaïv e Odesa: russofoni maggioritari, i parlanti ucraino sono spesso parlanti suržyk ad Odesa anche minoranze “moldave” nel vecchio Budžak (Bugeac)
Kyïv, Žytomyr, Vynnycja, Čerkasy: le città sono molto russificate, pure Kyïv , e ancor più le aree oltre il Dnipro; è però vero che qui la “borghesia”, se non ancora occidentale, tende a ritenersi diversa dai “russi”; a queste avrei potuto aggiungere Khmel’nyc’kyj (sino al 1954 Proskuriv) in Podillja (ucrainesimo più forte, però)
Luc’k e Rivne: ex-Volinia occidentale, polacche nel 1921-1939 qui Mosca incomincia a essere odiata, le statue di Lenin sono state quasi tutte abbattute, Bandera incomincia a essere considerato un Grande; questi sono ortodossi (dal 1839), però, non più Uniti (logicamente gli intellettuali, anche non credenti, esaltano l’Unione perché capiscono che sarebbe lo scacco matto per il Cremlino; il popolo è ortodosso autocefalo o del Patriarcato di Kyïv, non riconosciuti dalle altre Chiese ortodosse)
L’viv, Ivan-Frankivs’k (un tempo Stanyslaviv) e Ternopil’ (Galizia orientale): qui il (giustificato) odio alla Russia raggiunge il parossismo, Bandera è un’eroe nazionale, i credenti sono Uniti (la Chiesa ortodossa, almeno quella maggioritaria è malvista come strumento di Mosca, quale é, oggettivamente, nell’area) certe cartine conglobano L’viv con Poltava sotto regioni ucrainofone, ma è assurdo !
Zakarpattja (cap. Užhorod), ad estremo sud-ovest; ungherese sino al 1918 e mai polacca; ci sono minoranze ungheresi, sono Uniti (ma di un’altra Unione, quella di Užhorod del 1646, soppressa anche da Stalin in altra data, nel 1949 e non nel 1946 come in Galizia orientale; la liturgia è più bizantina perché non “subì” il sinodo di Zamostja=Zamość del 1720, che “purgò” in senso latineggiante i libri liturgici degli Uniti in Polonia-Lituania), sono meno antirussi e molti si sentono “ruteni” (rusyn) e non ucraini; alcuni ritengono il rusyn (codificato in Slovacchia nel 1995; vi è poi la variante Lemko in Polonia e la variante eccentrica della Vojvodina serba dove gode status ufficiale, ma che forse è un dialetto est-slovacco, dunque slavo occidentale) un quarto linguaggio est-slavo, tesi definita aberrante in Ucraina; tradizionalmente molta rivalità con i galiziani di cui Mosca ha già fatto più volte uso
Černivci (Cernăuţi in romeno) minoranze romene (in Bucovina del nord) e moldave (sic !) nella parte ex-bessaraba (Khotyn=Hotin); è stata mantenuta la classificazione sovietica !; non molto nazionalista, russofonia diffusa
Dunque una divisione in 2, di tipo manicheo, è quantomeno esagerata ! magari fosse così semplice 😀
Ma come si possano scrivere cose del genere francamente io non lo capisco più (o forse lo capisco fin troppo bene!).
1) Cit. ” ha diritto un paese di invadere con truppe paramilitari una regione di un altro paese senza che abbia ricevuto minacce né che ci sia una guerra? Se domani gli Stati Uniti facessero lo stesso con la Danimarca, perché improvvisamente a Copenaghen decidono di allearsi con Mosca, sarebbe secondo lei legittimo?
Risposta: nel caso della Crimea, data la natura della lite, data la situazione politica e demografica ecc, io credo proprio di sì!
In che modo il binomio “Russia-Crimea” possa essere accostato al binomio Danimarca-Stati Uniti d’America, io non lo capisco per davvero !? La prima è una relazione di per sè logica, anzi altamente logica: ma la seconda è totalmente avulsa da ogni logicità!
La Crimea è stata un po’ tutto (lo sappiamo fin troppo bene e ne abbiamo parlato sino all’inverosimile!) ma è stata ANCHE, e sino a prova contraria, RUSSIA e comunque …mai Danimarca, Norvegia, Scozia o “Stato dell’Alabama”!
2) A parte ciò:
E più un abuso che un popolo “sventoli e gridi ad alta voce la propria aspirazione a secedere da uno Stato non sentito come propria MadrePatria”, o è PIU’ un ABUSO quello degli occidentali (proposto da popoli GUERRAFONDAI distanti migliaia di kilometri dal Mar Nero) veder minacciare uno stato come la Russia che vuol annettersi un suo ex territorio abitato da propri cittadini?
Ma io non lo so! Ma vi rendete conto di quel che dite ….o volete ancora nascondere dietro a mille ragionamenti la Vostra sin troppo evidente “REPULSIONE per la RUSSIA” ??!
3) Poche Costituzioni al Mondo prevedono una “scaletta procedurale” per la “Secessione di una parte del proprio Territorio”! Diciamo che tale ipotesi sia scartata al 90% da quasi tutte le Carte Costituzionali !!! Facciamo prima ad affermare infatti che la secessione di per sè non rientri proprio tra le operazioni costituzionalmente garantite.
Quelle eccezioni sono appunto di per sè Eccezioni! Tra le altre cose il caso cecoslovacco rappresenta un fatto talmente anomalo da un punto di vista politico e giuridico, che non può nemmeno essere invocato come esempio-base per nessun altro fatto simile, sorto nell’ultimo ventennio.
4) Un abuso non giustifica un altro abuso: “bellissima FILOSOFIA”!
Peccato che sul Pianeta Terra, TUTTO sia un ABUSO”! E peccato che tutti i popoli alla fine si ritrovino ad essere quasi sempre dalla parte del torto e quindi ad essere “soverchiatori” del prossimo!
Il Diritto Internazionale “si fa tanto per fare”, ed è fatto sempre dai più forti: guarda caso da Imperi Colonialisti che hanno spadroneggiato in lungo ed in largo su tutti i cinque CONTINENTI!
Perlomeno la Russia si è limitata al proprio continuum territoriale, vasto e senza soluzione di continuità!
Alla Russia, le ritorsioni sotto forma di “sanzioni”, le faranno solo un baffo!
Consapevole delle proprie risorse energetiche e del proprio armamentario “strategico”, ha ben poco da temere da Usa, Francia, UK, e dall ‘UNIONE delle Repubblcihe Bancarie d’ Europa”!
5) Il Caucaso è Russia da qualche secolo, ancor prima che il Texas diventasse “Unione”!
E la Crimea era già Russia, prima ancora che Puerto Rico diventasse “territorio SCORPORATO degli USA”
(Scorporato! eheheh).
E lo era, prima ancora che la Gran Bretagna entrasse in conflitto con l’Argentina nel 1982 per le Falkland, distanti pochi kilometri da questa, e migliaia di miglia da Londra !
Nessuno Stato può dare lezioni di civiltà ad un’altro Stato o Popolo: soprattutto quando alla base, vi siano poi “interessi di VARIA natura!”
Mi dispiace: Lunga vita alla Crimea e alla Russia!
Innanzitutto grazie a tutti coloro che stanno esprimendo il loro punto vista. Mi rifarò solo sul merito di quanto mi è stato obiettato sul testo con una premessa: mi sembra un po’ semplicistico e certamente non corrispondente al vero per quanto mi riguarda voler sempre leggere in senso pro o contro Russia (o pro o contro UE o Stati Uniti) qualsiasi cosa si scriva.
Scrivere di “liste elettorali approssimative” mi sembra un modo particolarmente gentile… Chiunque abbia esperienza elettorale sa bene che senza accesso alle liste elettorali corrette (in mano alla CEC di Kiev) e senza un lavoro che richiede spesso almeno 6 mesi non è possibile pensare che le liste fossero corrette al 100%. Il fatto è accettato dalla stessa Commissione elettorale che ha gestito il referendum, tanto che è stata approntata una lista aggiuntiva (solitamente prevista solo per persone in servizio al seggio ed ammesse a votare straordinariamente) per ogni sezione dove inserire i nominativi di persone che avanzassero il loro diritto di voto. Le domande che esprime Daniela sono legittime: chi ha scrutinato?! la legge elettorale ucraina prevede che nelle sezioni vi siano molti più membri della commissione elettorale di quanti previsti in Italia (una ventina a fronte di 5 o 6) e che la nomina avvenga da parte dei partiti e non dal comune o da un organo della magistratura come avviene in Italia. In assenza di comitati promotori per l’una o l’altra opzione, ma in presenza di numerosi gruppi a favore dell’opzione n.1 (annessione alla Russia) e alla presenza nel parlamento locale di soli partiti a favore dell’annessione (ad esclusione di quello tataro) è quindi ovvio che gran parte dei membri delle commissioni elettorali fossero di parte… sia chiaro (tolgo i dubbi in partenza…. è una critica al sistema, non al referendum!). Chi erano gli aventi diritto? i cittadini ucraini, di maggiore età, residenti in Crimea. Sono molte però le testimonianze (si possono trovare online!) di cittadini russi che hanno votato: permessi di soggiorno temporanei in Crimea, passaporto russo…tutti documenti che sono stati comunemente accettati per votare. Sempre in base a tale sistema (chiaramente i cittadini russi non erano nelle liste) molte persone avrebbero potuto votare più volte. L’hanno fatto? non so….ma certamente l’affluenza dimostra che qualcosa di poco chiaro è avvenuto, e parla la matematica. Non metto in dubbio che alcuni ucraini abbiano votato, così come alcuni tatari, ma è altamente improbabile (per non dire impossibile) che buona parte di loro si sia recata ai seggi. Da un punto di vista di credibilità dei numeri e di rispetto degli standard elettorali direi che il referendum è ben al di sotto dello standard minimo per considerare accettabile una consultazione. Ripeto tuttavia quanto scritto nell’articolo: al di fuori dei numeri, il risultato rispecchia l’opinione della maggioranza della popolazione della Crimea.
“Non si sono verificati scontri e, al di fuori delle valutazioni personali e delle percentuali bulgare, il risultato (con i tatari e gli ucraini che hanno boicottato la consultazione) è in linea con l’opinione della maggioranza degli abitanti della Crimea”.
A questo punto vale la pena però soffermarsi sui numeri. Avrebbe votato per l’annessione alla Russia il 95% dei votanti, ed è stato partecipato dall’83% degli aventi diritto, pari a 1,25 milioni di cittadini: non si tratta delle percentuali staliniane che si sarebbero volute raggiungere, ma nemmeno di un dato veritiero e verosimile.
Secondo le statistiche ufficiali, in Ucraina vivono 2 Milioni di persone, di cui il 58% di etnia russa, il 24% ucraini, il 12% tatari, e il restante 6% di altre nazionalità, tra cui quella italiana, che è concentrata sopratutto nella città di Kerch. In dati assoluti, gli aventi diritto al referendum di Crimea sono stati 1,5 milioni, di cui 900 Mila russi, 400 Mila ucraini e 200 Mila tatari.
Come dichiarato dai leader della comunità tatara di Crimea, i tatari hanno boicottato il referendum in segno di contrarietà all’annessione della Crimea alla Russia. Lo stesso comportamento è stato mantenuto dagli ucraini, che hanno disertato un voto riconosciuto come irregolare sia dal Governo dell’Ucraina, che da Europa, Stati Uniti d’America, NATO, ONU e dal resto della comunità internazionale.
Simili preoccupazioni sono state fatte proprie dalla comunità italiana di Kerch, che ha espresso timore per il venir meno dell’esistenza della Repubblica Autonoma di Crimea inserita nello stato ucraino: un’entità regionale, che ha ricevuto da Kyiv un’ampia autonomia grazie alla quale è sempre stata garantita una convivenza pacifica tra le varie etnie in essa presenti.
Sottraendo i 400 Mila ucraini e i 200 Mila tatari dall’affluenza alle urne, si evince che al voto si sono recati solo i 900 Mila russi, che non costituiscono affatto l’1,25 milione di elettori votanti che, secondo i dati ufficiali, avrebbe preso parte al referendum appoggiato politicamente da Putin per legittimare il passaggio della Crimea dall’Ucraina alla Russia.
Pertanto, è possibile dedurre tramite la semplice matematica – che che torna utile pur di addurre l’ennesima dimostrazione dell’irregolarità di un’operazione geopolitica che vede la Russia infrangere l’indipendenza territoriale di un Paese sovrano come l’Ucraina – che al voto non si sia recato l’83% della popolazione della Crimea, bensì semmai forse solo l’83% dei russi: la sola etnia ad avere preso parte alla consultazione referendaria.
Preso atto della dimensione numerica, è tuttavia quasi impossibile addurre prove che testimoniano brogli ed irregolarità, dal momento in cui alla consultazione non hanno presenziato osservatori internazionali incaricati dall’OSCE di monitorare il referendum.
Senza considerare gli amici di Putin a garantire la presunta regolarità del referendum.
in questi giorni qui (ed ahimè anche altrove-soprattutto nei siti antirussi) si leggono cose davvero divertenti!
prima si è parlato dell’occupazione del territorio della crimea, sul quale insistono da decenni, basi e caserme di mosca (praticamente da sempre!) presentando tale movimentazione militare, un po’ alla saddam-kuwait del ’91!
ma sarebbe più corretto parlare di “metodo occidentale”, anche perchè i paesi atlantici della bell’europa, in questo, sono molto piu’ allenati!
questo è infatti lo stile stati uniti o lo stile norvegia (che quatta quatta manda navi in sirya a prelevare armi nascoste…chissà con quale destinazione finale!). !!!
poi si parla di abusi di potere, da parte dei russi!
ricordo a tutti, che sul pianeta terra : “tutto è un abuso”…e nessun popolo può considerarsi “esente da tali giochi”!!
però si sa, ci sono popoli di serie a, e anche popoli di serie b, o persino di serie zeta, ecc! e poi ci sono azioni che sono tollerate, o certe volte tollerabili, ed altre che sono di per sè intollerabili a seconda di chi le pone in essere o a seconda dell’autore:…quelle fatte dai russi in tema di ucraina, o di crimea, rentrano tra quelle assolutamente intollerabili!
in termini poi di informazione si è parlato delle censure russe (ma mai della disinformazione occidentale – mai!).
poi si è passati, alla illegittimita’ di un referendum promosso da una popolazione russa, che si sente russa e vuol tornare con la russia! i limiti del paradosso!
ora si sostiene che gli ucraini non siano propriamente piccoli russi…..ma… boh…forse thailandesi o salvadoregni!
si arriverà ad affermare che le “cifre reali del referendum” si aggirino concretamente sulle decine di migliaia e non sulle centinaia di migliaia o del milione! eh si!
a detta di vincenzo poi, (che sicuramente avrà contato le schede una per una, assieme agli osservatori internazionali dato che c’era persino un italiano!) i dati fornitici sarebbero del tutto inattendibili!
non tutti i tartari hanno votato per il no all’annessione; nè tutti i tartari si sono astenuti a forza!
emergono infatti cifre e analisi molto diversificate, protese ormai a dimostrare, che una parte dei tartari abbia votato probabilmente proprio per il si all’annessione!
d’altronde, non si capisce proprio, perchè si dica (perlomeno come fanno i nostri giornalisti inviati in crimea) che i tartari temano ossessivamente l’annessione alla russia! (questo vorrei, poi, che qualcuno me lo spiegasse in termini molto analitici con motivazioni etno-antropologiche e sociali!).
la questione viene presentata quasi come se i tartari, con l’annessione, sentissero una certa “aria persecutoria” in avvicinamento dalla “lontanissima russia”!
la stampa tratta tale paura, utilizzando vecchi fantasmi. ormai è chiaro: per i kirim tatarlari, si riapriranno infatti i “gulag” in kazakhstan, o i lavori forzati in siberia!
ricostruzioni mediatiche, ignobilmente calcolate, cavalcando la paura!
sta passando un messaggio di quetso tipo:
“tartari – dalla steppa siete venuti, e nella steppa tornerete!”
intanto vladimir, che è uno statista molto attento, ha proclamato ufficialmente che il tartaro sarà lingua ufficiale, assieme al russo e all’ucraino. tali disposizioni, sono provvedimenti tipici, vigenti in molte repubbliche della federazione russa, e prendono il nome di regime di co-ufficialità !!!!!!
vediamo come andrà a finire questa lunga storia, che diventa sempre più favolistica e ridicola. e vediamo soprattutto, cosa si inventeranno a londra, o a bruxelles, o alla farnesina o alla rai, per dispensare nuove “tragedie e violazioni varie del diritto internazionale”!
Enzo Niccolò hai perfettamente ragione tanto più che forse i commentatori precedenti non sanno che i tartari o tatari come li chiamano in occidente hanno uno stato tutto loro facente parte della Federazione Russa che si chiama Tatarstan, capitale Kazan, sono perfettamente integrati vivono benissimo e non sono perseguitati anzi han chiesto a gran voce ai tartari di Crimea di votare per l’annessione.
Quindi dimenticate i gulag etc tanto ormai esistono solo nella stampa occidentale.
Piottosto i servizi segreti CIA che hanno foraggiato i nazionalisti pro Bandera dell’UPA sono loro c’è han creato questa situazione, che gli è sfuggita di mano.
Vorrei anche aggiungere che l’amministrazione del “buon” Obama ha già detto che visto quello che ha fatto la Russia in ucraina (nn si sa cosa abbia fatto) loro adesso si sentono liberi di attaccare la Siria.
Complimenti viva il diritto internzionale!!
I tatari di Kazan’ (quelli del Tatarstan) sono diversi dai Tatari di Crimea, ancorché parlino sempre una lingua turchica (ma di sottoramo diverso..il tataro di Kazan’ è affine al baschiro, il tataro di Crimea è simile al karačay-balkar, al kumyk e al karaim, e ha avuto una fortissima influenza osmanli)
Solo i Tatari di Crimea furono deportati nel 1944….
Sui tatati di Crimea è stato pubblicato un approfondimento giusto ieri: https://www.eastjournal.net/tatari-il-popolo-della-crimea/40529
Visto che non ne parlate proprio, ve lo segnalo:
LA PROPOSTA DI MOSCA PER RISOLVERE LA CRISI UCRAINA
La Russia ha invitato gli Stati Uniti e l’Unione Europea a formare un “Gruppo di sostegno per l’Ucraina”, al fine di consolidare la neutralità dello status politico-militare, riconoscere i risultati del referendum sulla Crimea, adottare una nuova costituzione federale e, sulla sua base, indire nuove elezioni per rendere il russo la seconda lingua nazionale.
In accordo con la richiesta del Ministero degli Esteri della Federazione Russa, pubblicata lunedì 17 marzo 2014, le attività del Gruppo dovranno essere regolate da una serie di principi. In primo luogo, è necessario rispettare gli interessi della popolazione multietnica ucraina e sostenere tutti gli ucraini e tutte le regioni del Paese che aspirano a una vita conforme alle proprie tradizioni e costumi (compresa la possibilità di utilizzare liberamente la propria lingua madre, di avere libero accesso alla propria cultura e di mantenere ampi contatti con i loro connazionali e vicini).
In particolare viene sottolineata “l’inammissibilità di una rinascita dell’ideologia neonazista” e la necessità per i politici ucraini di prendere le distanze dagli ultranazionalisti, non di meno troncare i loro tentativi di destabilizzazione nelle diverse regioni del Paese. In questo caso, con ogni probabilità, si fa riferimento alla parte Sud-occidentale dell’Ucraina, dove negli ultimi tempi sono in corso scontri tra i filo-occidentali del Maidan venuti da Kiev e la popolazione locale incline alla Russia.
La questione ucraina
e lo spettro delle sanzioni
Infine, i membri del Gruppo dovranno riconoscere l’importanza della pace e di un accordo comune in tutta l’Ucraina sulla situazione nella regione euroatlantica, mentre la risoluzione di tutte le questioni dovrà avvenire sulla base di una “reciproca valutazione degli interessi di tutti i governi lì esistenti”. Secondo gli osservatori, questo appello al mondo occidentale è da considerarsi nell’ambito dei timori da parte russa riguardo un’espansione della Nato.
Le linee-guida della risoluzione
Il piano di risoluzione comprende cinque punti. In primis, si parla di un immediato adempimento degli obblighi in conformità all’Accordo del 21 febbraio (ovvero, il sequestro di armi illegali, lo sgombero degli edifici occupati illegalmente, delle strade e delle piazze, la pianificazione di un’indagine oggettiva circa gli atti compiuti dalla popolazione tra dicembre 2013 e febbraio 2014).
Successivamente, l’iniziativa russa propone di convocare, su decisione del Parlamento ucraino, un’assemblea costituzionale dei rappresentanti di tutte le regioni ucraine, per approntare una nuova costituzione che possa trasformare l’Ucraina in uno Stato federale democratico e neutrale dal punto di vista politico-militare.
Viene proposto, inoltre, che la nuova costituzione dia alla lingua russa lo status di seconda lingua nazionale, al pari dell’ucraino, mentre alle altre lingue il trattamento previsto dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Le regioni potranno eleggere con voto diretto gli organi del potere legislativo ed esecutivo ed avere pieni poteri, secondo la specificità storico-culturale di ognuna, nelle questioni economiche e finanziare, nella sfera sociale, nella lingua, nell’istruzione, nei rapporti interregionali per assicurare la tutela dei diritti delle minoranze nazionali.
Leggi tutti gli articoli sulla questione ucraina
Subito dopo l’adozione della nuova costituzione, bisognerà indire elezioni nazionali degli organi più alti dello Stato ucraini e contemporaneamente degli organi legislativi ed esecutivi in ogni membro della federazione.
Nel documento vengono discussi anche il riconoscimento e il rispetto dei diritti della Crimea di determinare il proprio destino sulla base dei risultati del referendum del 16 marzo 2014. Ricordiamo che in questa occasione più del 96% devi votanti si è pronunciato a favore della secessione della penisola dall’Ucraina e della sua annessione alla Federazione Russa.
L’ultimo punto del piano è dedicato alle garanzie. L’ordinamento statale della nuova Ucraina, la sua sovranità, l’integrità territoriale e lo status di neutralità politico-militare saranno garantiti da Russia, Unione Europea e Stati Uniti con l’approvazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Il probabile rifiuto di collaborazione da parte di Stati Uniti e Unione Europea
Il titolare della cattedra per l’integrazione europea della MGIMO e capo dell’Istituto sull’Europa dell’Accademia delle Scienze, Nikolay Kaveshnikov, ha dichiarato a Russia Oggi, che il piano del Ministero degli Esteri russo è capace di fornire un apporto costruttivo alla risoluzione della crisi ucraina. Secondo le sue dichiarazioni, “lo status di non allineato e la federalizzazione sono adeguati all’eterogeneità di questo Paese”, dove le regioni orientali tendono verso la Russia, mentre quelle occidentali verso l’Ue.
Tuttavia egli è scettico nel valutare la possibilità di formare un “Gruppo di sostegno”: “Gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che i nostri partner americani ed europei tendono ad appoggiare incondizionatamente le nuove autorità ucraine, senza tener conto della loro illegittimità e dei loro legami con esponenti estremisti. Tenendo in considerazione la riluttanza di americani e europei nel riconoscere il diritto della Crimea all’autodeterminazione, non vedo prospettive per la realizzazione del piano proposto dalla Russia”.
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Riguardo la reazione del governo di Kiev nei confronti dell’iniziativa, secondo Nikolay Kaveshnikov, essa è facilmente prevedibile “se consideriamo le azioni di governo precedenti, cominciando dal tentativo di annullamento della legge sullo status delle lingue e finendo con l’adozione di un atteggiamento bellico”.
L’intervistato ha voluto ricordare ai microfoni di Russia Oggi la pericolosità di passi avventati: “La situazione attuale richiede di intraprendere azioni molto caute e ponderate da parte di tutte le fazioni interne all’Ucraina e di tutti quegli Stati che mostrano interesse per la stabilizzazione della situazione. Un’ulteriore escalation del conflitto avrebbe tragiche conseguenze per l’Ucraina e per la generale condizione della regione”.
Caro Stefano, i commenti non sono fatti per fare il copincolla di pezzi presenti altrove. Se proprio, può inserire un link.
Rispondo ad Alberto e ad Habsburgicus.
Da un punto di vista strettamente logico Habsasburgicus ha ragione:
Tatari del Tatarstan e Tatari di Crimea sono diversi, nonostante abbiano la medesima affinità linguistica e genetica.
Tuttavia: negli ultimi anni (soprattutto negli ultimi decenni) le comunità dei Tatari di Kazan’ e dei Tatari di Crimea, si sono orientate verso una sorta di comune rinascita unitaria di tipo culturale riguardante, la storia comune dei popoli turchi non-osmanli. Tale ricerca è protesa a valorizzare e a proteggere in un certo qual modo “quella genesi originaria” dei popoli steppici, ai quali spesso è stato attribuito erroneamente lo stesso appellativo: Tatar!
Etnicamente comunque sono distinti e diversi.
Gli studiosi di entrambe le comunità mirano a fare della loro lontanissima e forse fin troppo remota genesi comune, una base per rilanciare quel rinascimento culturale e storico riguardante la tanto sparsa eredità turco-mongolica di queste genti.
Chi si intende di studi linguistici, storici o etnici, sa bene a che cosa mi riferisco.
Ma il “thema” di Alberto era anche un altro…e possiamo dire che per altri versi anche Lui abbia ragione:
La Federazione Russa, che è composta di per sé da numerose repubbliche ed “entità autonome” ha valorizzato, ed ha fatto rinascere sotto ogni forma e profilo, le caratteristiche tipiche e peculiari delle varie genti costituenti la stessa RUSSIA! Tutto questo, in barba a chi racconta storie di soprusi e di prevaricazioni del potere centrale moscovita sui popoli ad esso sottomessi. Così ad esempio, il richiamo che si fa spesso al Caucaso, area turbolenta per varie vicissitudini, (della quale si parla spesso e troppo, senza aver cognizione della grande complessità storica di tale regione!) diventa solo “pretestuoso” e “strumentale”!
La Russia garantirà autonomie e rispetto all’ entità tartara-crimeana (federata o autonoma che sia) riconoscendole, quelle prerogative e/o quei privilegi tipici di ogni “soggetto particolare” della Federazione, proprio come ha già fatto per le altre minoranze nazionali o per tutti gli altri soggetti del suo interno.
Come è stato fatto per i Tartari di Kazan’ (che sono Russia dal 1500!) lo stesso sarà fatto per i lontanissimi cugini di Crimea.