Entra nel vivo questa settimana la campagna elettorale per le politiche del 6 aprile, con i primi comizi e, ha fatto sapere il partito al governo Fidesz, il rinnovo completo dei manifesti elettorali, che seguiranno quattro temi principali. La coalizione di centro sinistra, dal canto suo, ha stilato un elenco programmatico che punta l’attenzione su otto priorità. Intanto i sondaggi mostrano una ripresa dell’estrema destra di Jobbik.
Le elezioni di quest’anno segnano un punto di svolta a prescindere dai risultati, sia per numero di parlamentari (199) che saranno nominati, sia per l’abolizione del doppio turno (entrambe le novità fanno parte della nuova legge elettorale). Non solo: per la prima volta, infatti, potranno votare anche i cittadini ungheresi che vivono all’estero. Ne consegue che circa 8 milioni di persone potranno esprimere la propria preferenza e sono in corso missioni nei Paesi limitrofi per consentire agli ungheresi che risiedono di registrarsi e votare. Sarebbero inoltre già più di 150mila gli ungheresi domiciliati all’estero a essersi registrati per votare via posta, opzione consentita agli elettori che pur essendo cittadini magiari non dispongono di un indirizzo in Ungheria.
Intanto Budapest e il resto del paese sono in piena campagna elettorale: già da alcune settimane i manifesti tappezzano strade, mezzi di trasporto ed edifici, mentre i comizi sono stati inseriti nei calendari dei singoli partiti proprio in questi giorni. Fidesz, il partito del primo ministro in carica Viktor Orbán, scenderà nelle piazze di centri abitati grandi e piccoli (la strategia è quella di agire “a livello locale”) a partire da questa e per tutte le prossime quattro settimane, fino ad arrivare quindi al 6 aprile, giorno della chiamata alle urne. Secondo i responsabili della comunicazione del partito “arancione”, saranno oltre 300 gli appuntamenti a vedere la presenza di circa 100 esponenti, tra cui naturalmente il candidato alla carica di primo ministro, Viktor Orbán, che corre per il secondo mandato consecutivo e il terzo includendo il governo da lui guidato tra il 1998 e il 2002.
Dal 10 marzo, ha fatto sapere ancora l’ufficio stampa della Fidesz, saranno rinnovati tutti i manifesti elettorali, che si concentreranno su 4 temi considerati le linee guida del programma per questa tornata: preservazione del lavoro e aumento dell’occupazione, mantenimento del valore delle pensioni, taglio delle bollette e sistema di sussidi che favoriscano le famiglie.
L’opposizione di centro-sinistra, che si è concentrata in una coalizione di cinque partiti con il socialista Attila Mesterházy candidato premier, ha invece approvato 8 punti cruciali da sottolineare nel corso della campagna, tra cui: creazione di 250mila posti di lavoro entro il quadriennio, introduzione di un salario minimo di sussistenza da 100mila fiorini al mese, riduzione dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità in modo “permanente e sostenibile”, accompagnata da quella, con gli stessi attributi, delle tariffe delle utenze.
Sondaggi elettorali
Secondo l’ultimo sondaggio di Századvég, facente riferimento ai dati della seconda metà di febbraio, è salito al 13% il consenso per il partito di estrema destra Jobbik (a gennaio aveva l’11%). Fidesz, riporta la stessa indagine, mantiene il vantaggio con un saldo 32%. Resta sostanzialmente fermo al 20% l’elettorato del centrosinistra, che unisce diverse formazioni, in primo luogo l’MSzP (il partito socialista ungherese), l’E-PM (la formazione “Uniti per l’Ungheria”, formata dalla fusione di “Insieme per il 2014” “Dialogo per l’Ungheria”, il partito nato a inizio 2013 da un distaccamento dei verdi dell’LMP) e la DK, la coalizione democratica di Ferenc Gyurcsány. Infine, 4% per LMP (verdi) e 2% per altri partiti.
Tra gli elettori che si dichiarano certi di andare al voto e sono “nettamente schierati”, la quota di preferenze verso Fidesz è del 51% (stabile), mentre quella per il centro sinistra è in calo, al 27%, in controtendenza rispetto a Jobbik, che sale in questo caso dal 14 al 16%. Dichiarano di votare i verdi dell’LMP il 5% dei votanti “decisi”, mentre la porzione degli indecisi è scesa al 29%.
L’elettorato di centro-destra sarebbe quindi più attivo, dato da non sottovalutare vista l’importanza del raggiungimento dei due terzi dei seggi in Parlamento, obiettivo messo a segno da Fidesz nel 2010 e che assicura un’ampia governabilità ma anche la possibilità di modificare la Costituzione. (Economia.hu)
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