DA KIEV – Una delle cause delle proteste scoppiate a Kiev in questi mesi, e culminate nella presa di potere da parte della “Maidan” e dei suoi rappresentati, è da cercarsi nello scontro sotterraneo tra i diversi clan oligarchici. E la parola “clan” non sembri eccessiva. Su queste colonne si sono più volte denunciate da sempre il degrado della libera impresa in Ucraina, l’appropriazione indebita da parte del potere di centinaia di imprese anche medio-piccole, mediante il ricatto e l’estorsione, sino al delitto.
Per non parlare delle altissime tangenti richieste agli importatori, che hanno soffocato l’import-export, rendendo persino impossibile il commercio di svariati beni. Imprenditori informati raccontavano come lo scorso anno l’amministrazione presidenziale avesse richiesto, ai responsabili doganali che presiedevano a questo taglieggio, una percentuale sulle mazzette ricevute, per sanare imprevisti buchi di bilancio. Il sistema criminale che avviluppava e soffocava il paese aveva ormai raggiunto livelli di sfrontatezza tali da inibire la libera iniziativa e preoccupare seriamente gli oligarchi storici, che si vedevano minacciati nei propri privilegi.
Non solo, il paese è stato fin qui segnato dello spaventoso livello di corruzione che questa amministrazione aveva inaugurato, superando di gran lunga i precedenti livelli, che pure non erano di poco conto. Gli affari della famiglia del presidente, a cominciare dal figlio Oleksandr, che stava accrescendo un impero personale e iniziava ad infastidire oligarchi storici come Akhmetov, stanno venendo a galla. Si ricostruirà probabilmente il profilo delle società internazionali attraverso cui i capitali, defraudati al paese e a tanti imprenditori spogliati dei propri averi, venivano portati all’estero, forse già quando non si troverà più traccia del maltolto: una grande banca occidentale è già sospettata di aver favorito questa fuga di capitali.
Ora, in questo momento di interregno di potere a Kiev, il problema è la perdita di controllo sul territorio da parte delle forze dell’ordine che, per paura di essere attaccate, restano nelle caserme. Hanno dunque mano libera molti criminali comuni, che profittano della situazione per derubare automobilisti, rapinare autobus turistici, impadronirsi di camion e merci trasportate. Particolare accanimento si riscontra verso autotrasportatori ed autobus russi e bielorussi, che vengono assaliti con grande frequenza dalle bande che si vanno formando. Bande che, all’occorrenza, non è difficile armare per altri scopi, qualsiasi scopo. Come le vicende della Jugoslavia d’inizio anni Novanta insegnano, non è difficile per queste bande diventare mercenari o paramilitari, anche se al momento il contesto ucraino non sembra offrire il destro a queste derive.
Ora, pur se le cose non cambieranno radicalmente, è stato rimosso il vertice della struttura di controllo che si dedicava alla razzia. La speranza è che un altro gruppo di potere criminale non prenda ora il potere e consenta al paese di respirare.
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foto The Moscow Times