UCRAINA: Dopo le proteste. Il punto della situazione e le chiavi di lettura possibili

Premessa alle proteste

L’Ucraina è un paese diviso, ad ogni elezione si può vedere come la parte meridionale ed orientale del paese, di lingua russa, voti in maggioranza per il candidato più vicino a Mosca. La parte occidentale e settentrionale è invece di lingua ucraina, più vicina all’Europa centrale anche per ragioni storiche e vota tendenzialmente per i partiti di orientamento nazionalista. Tuttavia non c’è una spaccatura netta e la frontiera tra le due anime del paese è graduale e indefinita.

Il candidato “russofilo”, l’attuale presidente Yanukovich, è stato eletto presidente nel 2010, per la seconda volta non-consecutiva. In mezzo c’è stata la Rivoluzione arancione che ha portato al potere i candidati nazionalisti Viktor Yushenko e Julia Timoshenko. Quella “rivoluzione” nacque da un ampio e pacifico movimento di protesta per i risultati delle elezioni del 2004, ampiamente manipolati. La vittoria di Yanukovich fu contestata e piazza Indipendenza divenne il simbolo di quella protesta. La coalizione arancione tuttavia fallì nei suoi obiettivi e nel 2010 Yanukovich è stato rieletto. Da allora ha giocato sui due tavoli russo ed europeo, cercando di ottenere il massimo possibile da entrambe le parti ma senza mai mettere in discussione l’alleanza con Mosca.

Tuttavia l’imperversare della crisi economica convinse parte dell’establishment intorno a Yanukovich a giocare la carta europea: l’accesso all’area di libero scambio avrebbe forse giovato all’economia nazionale. Anche gli oligarchi che sostengono Yanukovich sembravano d’accordo. Non lo era però il Cremlino. Dopo una serie di trattative l’accordo con l’UE fallì anche grazie alla promessa di Mosca di elargire 15 miliardi di dollari per dare fiato all’economia ucraina.

Le fasi della protesta

Le proteste – che già covavano sotto la cenere – scoppiarono in quel novembre 2013 quando Kiev decise di non firmare l’accordo di associazione con l’Unione Europea.  La protesta è un insieme di anime con diverse aspirazioni e coloro che la guidavano a novembre, quando tutto è iniziato, non sono più gli stessi di oggi. Si possono individuare tre fasi:

1) La prima fase, iniziata il 21 novembre quando il Governo sospese le trattative per l’Accordo di Associazione con l’UE, si è connotata per le proteste pacifiche ed era fondata su una visione modernizzatrice dell’Ucraina come paese europeo.

2) La seconda fase è iniziata il 30 novembre quando i Berkut – le forze speciali – hanno sgomberato con la forza Maidan durante la notte. Il pacifismo è sparito, le bandiere europee pure e l’obiettivo è diventato opporsi alla mala gestione del presidente Yanukovich. In questa fase hanno assunto la guida progressivamente i gruppi d’opposizione più estremi, Svoboda e Spilna Sprava in primis, e questo trasferimento di leadership all’interno della piazza ha coinciso con eventi significativi: l’abbattimento della statua di Lenin a Kiev l’8 dicembre, l’accordo con la Russia per un prestito di 15 milioni di dollari il 19 dicembre, il pestaggio di Tatyana Chornovol il 25 dicembre, le leggi anti-protesta del 16 gennaio.

3) La terza fase è iniziata con i morti del 22 gennaio: la protesta diventa guerriglia urbana e l’obiettivo diventa la rimozione di Yanukovich ad ogni costo. Chi guida questa fase sono i guerriglieri, coloro che sono disposti a rischiare la vita per portare a termine il loro compito. Chiaramente le forze all’estrema destra dello scenario politico giocano un ruolo fondamentale, ma la situazione ha cancellato ogni logica politica. Durante ognuna delle tre fasi un’anima della protesta non ha escluso l’altra, e mentre gli estremisti si guadagnano la ribalta continua la protesta, pacifica e talvolta silenziosa, della gente comune.

4) La quarta fase è quella in corso, che ha visto la fuga da Kiev del presidente Yanukovich e la sua delegittimazione da parte del parlamento; la liberazione di Julia Timoshenko; la richiesta di “perdono” da parte dei Bekrut. Ma mentre il nuovo corso cerca di affermarsi, cominciano le proteste in alcune città a maggioranza russa che vedono il nuovo potere di Kiev come un colpo di Stato e un pericolo per le loro comunità.

Le responsabilità della politica ucraina

L’opposizione condivide con Yanukovich ed il suo governo tutte le colpe, e forse ne ha di maggiori. Non ha saputo leggere la situazione e comprendere le proteste né tanto meno guidarle. Si è fatta trovare impreparata in ogni momento e non ha avuto proposte politiche concrete.

Una diversità rispetto alla Rivoluzione arancione del 2004 è stata la non adeguata preparazione dei leader d’opposizione che non hanno colto la gravità del momento continuando a ragionare in modo settario. Klitschko, ex pugile, e leader di UDAR è colui che avrebbe maggiori possibilità, ma non ha una preparazione politica sufficiente. Yatseniuk, ex ministro degli Esteri e leader del partito Patria (quello della Timoshenko), non ha il carisma necessario. Tiahnybok, il leader di Svoboda noto per i suoi saluti nazisti,  non rappresenta una credibile alternativa. In tutto ciò la Timoshenko, in carcere fino a pochi giorni fa con l’accusa di corruzione, ha perso i riflettori: ha sempre la guida del suo partito, lo stesso di Yatseniuk, ma dal carcere lo spazio d’azione è limitato e questa diarchia all’interno del suo partito rischia di portare a Patria una perdita di consensi.

Dal canto suo Yanukovich ha gravi colpe. Non l’avvicinamento alla Russia, che è una legittima scelta di politica internazionale, ma la gestione mafiosa e clientelare del potere. Un potere che si basa sugli oligarchi che lo finanziano e su squadracce di picchiatori: molti settori dell’economia sono stati infiltrati dagli uomini “d’onore” vicini al Partito delle Regioni e per chi non si piega ci sono le intimidazioni e le violenze. Stessa sorte capita alle voci libere, in genere giornalisti indipendenti come fu Gongadze. Rimarchevole è che il leader dell’opposizione, Julia Timoshenko, sia stata  in carcere fino a pochi giorni fa: la Timoshenko, che certo non è esente da colpe, è stata condannata per ragioni eminentemente politiche.

Questa situazione è divenuta insostenibile al punto che il supporto a Yanukovich è cominciato a venir meno anche da parte dei suoi elettori mentre i suoi oppositori non hanno dimenticato l’esperienza della Rivoluzione arancione.

Le responsabilità internazionali e il gioco geopolitico

L’Ucraina è sull’orlo del collasso economico, ma resta una pedina fondamentale dello scacchiere geopolitico internazionale e specialmente nei rapporti tra l’Europa e la Russia. I motivi della sua importanza sono molteplici. Quelli essenziali sono:

1) il controllo dei gasdotti e la possibilità di influire sul prezzo del gas. Per la Russia è fondamentale controllare i gasdotti ucraini per continuare a giocare in posizione di vantaggio la partita del gas con l’Europa. Per i paesi europei la sicurezza energetica dipende, oggi, in buona misura da Mosca

2) lo sbocco sul Mar Nero, fondamentale per la Russia che non ha più porti dal pescaggio sufficiente ad ancorare la sua flotta mercantile e da guerra. Attualmente a Sebastopoli, in Crimea, si trova ancoratala flotta da guerra russa in base a un accordo firmato tra Yanukovich e Putin.

3) La Crimea è al centro degli interessi del Cremlino e le spinte autonomiste vanno viste come un tentativo di Mosca di tornare a controllare la regione. Il Mar Nero e l’accesso al Mediterraneo sono strategici per una Russia che voglia coltivare volontà di potenza. Senza l’Ucraina il peso geopolitico della Russia sarebbe ridotto, ed è per questo che gli Stati Uniti sono da sempre interessati alle vicende ucraine.

Il ruolo dell’Unione Europea

L’Unione Europea da anni annovera l’Ucraina nelle sue politiche di parternariato orientale e nel 2004, mentre a Kiev andava in scena la Rivoluzione arancione, dieci nuovi paesi (quasi tutti dell’est) aderivano all’Unione facendo dell’Ucraina un oriente ormai vicino. Quello che l’UE può offrire oggi all’Ucraina in crisi è l’accesso al suo spazio di libero scambio che consentirebbe a Kiev di vendere le proprie merci senza barriere e dazi doganali. Nel novembre 2013 questa opzione è stata rifiutata (ma si riproporrà) e al momento da Bruxelles non possono fare altro. Rispetto alla Rivoluzione arancione del 2004, quando Javier Solana si recò a Kiev per esprimere apertamente il sostegno dell’Unione alle proteste, oggi i rappresentanti di Bruxelles sembrano più freddi. La grande differenza con il 2004 è l’assenza americana. 

Alcuni paesi europei, Polonia in testa, manifestano apertamente il loro supporto alle proteste. Lettonia e Lituania garantiscono rifugio e cure mediche ai manifestanti. La Germania critica, senza eccessi, l’operato delle forze dell’ordine che hanno causato, ormai, più di cento morti dall’inizio delle proteste.

Le chiavi di lettura

Quello ucraino è un conflitto di conflitti. Quello che vediamo, in superficie, è uno scontro tra “piazza” e “palazzo”. Tuttavia non tutto il paese è rappresentato in quella piazza, come si è detto molti sono gli elettori di Yanukovich. Più in profondità si trova una lotta tra clan oligarchici e le violenze potrebbero essere strumentali a uno di questi clan, impegnato a scalzare quello che sostiene Yanukovich ma certo non migliore. Più in alto, molto sopra le teste dei protestatari, c’è la competizione geopolitica tra Russia e blocco euro-atlantico. Se guardiamo alla società troviamo invece una conflittualità tra nazionalisti, più o meno estremi, e “russofili”. Un contrasto che fin qui non ha mai prodotto violenze ma che non va sottovalutato.

Il rischio di una guerra civile è reale ma non inevitabile, molto dipenderà da quanto soffieranno sul fuoco le parti in causa.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

Leggi anche

CRIMEA: La Russia condannata a Strasburgo per violazione dei diritti umani

La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha dichiarato la Russia colpevole di violazioni sistematiche dei diritti umani nella penisola di Crimea, occupata illegalmente 10 anni fa.

33 commenti

  1. Mi è piaciuto. Bravi, bel lavoro.

  2. Ho l’impressione che pochi abbiano capito a cosa serve questo “accordo di libero scambio”. Scambio di che ? L’Ucraina non produce nulla di esportabile sul mercato europeo e a sua volta, impoverita com’è, non è certo un mercato appetibile per le merci europee. Allora a che pro ? Qui bisogna fare una premessa. L’economia europea è in recessione, e con l’euro forte perde competitività. L’unico modo per tornare ad essere competitivi è abbassare i costi. Ma tagliare le tasse non si può, la troika lo vieta, comprimere ulteriormente i salari pure, scoppierebbe la rivolta. Allora che fare ? Bisogna trovare un luogo dove produrre a basso costo. C’è un grande paese ai confini dell’Europa, poverissimo e con milioni di disoccupati ridotti alla disperazione, che si possono far lavorare in regime semi-schiavistico: l’Ucraina. Però c’è un problema, questo è un paese extracomunitario, e le merci prodotte laggiù per entrare nell’UE devono pagare dei forti dazi. E qui la genialata: l’accordo di libero scambio, che abolisce i dazi ! Si potranno chiudere le fabbriche in Europa e portarle in Ucraina, a poche ore di TIR dalla Germania, far lavorare gli ucraini a 100 euro al mese e senza diritti, e poi vendere le merci sul mercato UE senza alcuna tassa doganale ! Lavoratori europei licenziati in massa e ancor più ricattabili, lavoratori ucraini a far da schiavi con paghe che consentiranno loro di morire di fame, solo più lentamente, e i soliti noti che si ingrasseranno.

    • Il 26,6% delle esportazioni dell’Ucraina, già oggi, va verso paesi membri UE, e un ulteriore 6% verso la Turchia (che fa parte dell’Unione doganale con l’UE).

    • A Davide io rispondo cosi’:
      Quello che dici e’ la verita’, ma non e’ una cosa che riguarda solo l’Ucraina. Ci sono anche altri Stati che vengono “usati” per cosi’ dire. Non e’ una cosa nuova. Dura da decenni. Il mio lavoro mi porta a girare per il mondo e la politica e’ che gli stati con monopolio economico mondiale sfruttano gli stati emergenti come base economica, cioe’ SFRUTTMENTO dei poveri da parte dei ricchi. Ero in piazza a Kiev quando hanno iniziato a sparare sulla folla disarmata che stava manifestando e credimi non e’ una bella cosa vedere morire davanti a te delle persone perche’ stanno cercando la LIBERTA’ da un dominio supremo!!! Non sono loro da combattere, l’UE dovrebbe tutelare il lavoro di tutti i cittadini e fare in modo che le grandi imprese non chiudano in EU per andare a produrre in paesi fuori EU. Ma e’ solamente un’utopia! Un saluto e un pensiero per tutte le persone che lottano per la liberta’ nel mondo!

      • Michele Bettini

        Tutti parlano di LIBERTA’, fascisti compresi. Libertà da cosa? Se ognuno lottasse per la libertà in casa propria ne trarrebbe vantaggio il mondo intero. Io per esempio vorrei essere libero dalle troppe leggi che ci sono in Italia, tutte prive di contenuto e di applicazione per il poco contenuto che hanno. Vorrei essere libero dai vicini di casa, dai falsi amici, dalle idiozie, dai telefonini, dal gratta e vinci, dai fax, da donne ignoranti che svolgono professioni, dal bisogno, dalla classe politica, dai giuslavoristi e dagli avvocati.. Se dobbiamo parlare dell’Ucraina, che se la sbrighino da loro, perchè noi, qui a casa nostra, abbiamo fin troppi problemi che NESSUNO vuole risolvere. La gente che stava in piazza: esistono rivoluzioni chiare e spontanee?

        • Magari la prossima volta ci liberi anche dei tuoi commenti inconcludenti ed insiginficanti.
          Poi magari ti liberi di chi è diverso da Te e così resti tu solo!
          Auguri

    • Confermo.

  3. Leggere questo articolo e leggere quello che la grande stampa ed i grandi commentatori scrivono a proposito della questione ucraina da tutta la misura della letterale ignoranza dei secondi. E’ un vero peccato che un articolo come questo non possa avere spazio sul Corriere della Sera o su Repubblica. Si aiuterebbero gli italiani a dire e a sentire meno idiozie. Complimenti agli autori.

  4. ottimo davvero

  5. Girello Destrorsi

    Bravo tutti!

  6. E’ solo una questione politica. I fili sono mossi dall’alto. Prevedo già una ondata di profughi dall’Ucraina all’Italia. Donne belle, affette da fobie, che non sono affudabili, non servono a nulla e che rispettano solo il PADRONE. Uomini viziosi, allergici al lavoro e privi di spina dorsale. Ai problemi, così come sono posti, non c’è soluzione. I confini tra le varie regioni non sono tracciabili e non distingui chi parla russo da chi parla ucraino. Si odiano perfino tra ucraini, perché qui c’è il regionalismo. Nel nord-ovest si sentono mezzi polacchi. Negli anni ’20 l’Ucraina ottenne una momentanea Indipendenza, ma gli ucraini non lo sanno, o non lo ricordano. Un popolo che non conosce la propria storia non sa disegnare il proprio futuro. In questo paese c’è troppa gente laureata, ma nessuno ha una cultura europea. E sono in pochi ad avere lauree utili al progresso. Non sviluppano il turismo e quasi nessuno parla inglese. Gli alberghi costano più che da noi. In questo paese non puoi fidarti di nessuno, perciò che se la sbrighino da soli. In questo paese se hai bisogno di un Pronto Soccorso la cosa migliore da fare è prendersi un aereo e tornarsene a casa propria.

  7. Scusate se mi ripeto, ma l’ho migliorato e lo ripropongo. Non credo che qualcuno lo leggerà o saprà rispondere. E’ solo una questione politica. I fili sono mossi dall’alto. Prevedo già un’ondata di profughi dall’Ucraina all’Italia. Donne belle, affette da fobie, che non sono affidabili, non servono a nulla e che rispettano solo il PADRONE. Uomini viziosi, allergici al lavoro e privi di spina dorsale. Ai problemi, così come sono posti, non c’è soluzione. I confini tra le varie regioni non sono tracciabili e non distingui chi parla russo da chi parla ucraino. Si odiano perfino tra ucraini, perché qui c’è il regionalismo. Nel nord-ovest si sentono mezzi polacchi. Ai confini con l’Ungheria si sentono mezzi tedeschi. 95 anni fa l’Ucraina ottenne una momentanea Indipendenza, ma gli ucraini non lo sanno, o non lo ricordano. Un popolo che non conosce la propria storia non sa disegnare il proprio futuro. In questo paese c’è troppa gente laureata, ma nessuno ha una cultura europea. E sono in pochi ad avere lauree utili al progresso. Non sviluppano il turismo e quasi nessuno parla inglese. Gli alberghi costano più che da noi. In questo paese non puoi fidarti di nessuno. In questo paese se hai bisogno di un Pronto Soccorso l’unica cosa da fare è prendere il primo aereo e tornarsene a casa propria. E’ un paese xenofobo e femminista. Pertanto privo d’idee. Perciò che se la sbrighino da soli.

  8. Gentile Michele Bettini, sono curioso di sapere da dove Le proviene tanta conoscenza di questo paese…ci è mai stato o parla per sentito dire? … Io credo nella seconda ipotesi….

    • Michele Bettini

      R.: Per Ivo Marazzi. Ci sono stato 7 volte! Le elenco anche le città: Kiev, Lvov, Rivne, Cherson, Sevastopol, Chernigov, Mikolaiev, Odessa, Chop, Yalta, Simferopol, Ripky. Solo città occidentali. Mai stato nelle città orientali.
      Sono l’unico italiano fotografato al tavolo di Yalta, città bellissima. La Crimea è una delle regioni più belle del mondo ed è molto simile al Gargano (le mie origini sono a Vieste, anche se sono nato ed ho quasi abitato a Roma). Se l’Ucraina perde la Crimea perde quasi tutto il suo potenziale turistico, tutt’ora assai poco e male sfruttato.
      In questo paese non puoi fidarti di NESSUNO, e sei sempre guardato con sospetto. Le donne sono insidiose e non puoi evitare di essere visto come portatore di malattie e puttaniere. Le donne di questo paese che hanno superato i 30 anni sono praticamente tutte socialmente pericolose….. Se sei in un ristorante con una persona ucraina devi sempre pagare tu ed è quasi certo che l’altra persona si mette d’accordo con il cameriere per fregarti sul conto.
      Uffici e trasporti funzionano. In uffici, ristoranti e pizzerie siamo trattati con gentilezza. Il taxi costa poco se sei in compagnia di una donna ucraina. Se stai da solo e capiscono che sei un turista ti costa almeno dieci volte di più. Ora è convinto ancora che io non ci sia stato?

  9. Questo è un post scritto in arabo in italiano nascondere la “criminale” (Vanna Marchi) e i suoi accoliti via via sempre più autosuggestionati (achers) e aizzati (un panino e un fischietto) dagli USA è un’infamità.

  10. bisogna ricostruire il muro a Berlino,e che ogniuno se ne stia in casa sua.

  11. Grazie per aver spiegato in parole chiare cosa sta succedendo. I cronisti riportano le ultime notizie, descrivendo solo la gravità della situazione ma senza spiegarne le radici. Il pericolo mi è evidente, ora lo sono anche le ragioni.
    Grazie

  12. Michele Bettini

    PROFEZIA. Ora so come andrà a finire: I russi si prenderanno la Crimea (una regione turistica tutta da sviluppare, con ottimo clima) in pochi giorni. Poi, come fecero gli americani col Texas, che non era solo il Texas, ma mezzo Messico, si prenderanno Kharkov e tutta la regione del Don (Donetsk). Sarà già molto se gli Ucraini manterranno Odessa e Cherson. La storia torna indietro di 95 anni. La pace è possibile solo in un modo: l’Europa dovrebbe pagare, ovvero acquistare, tutto il debito ucraino. Anche l’Europa Occ. rischia col nuovo Stalin: (Putin): Restare senza gas. Una nuova guerra di Crimea, in stile ‘800, stavolta con truppe della NATO, presenterebbe situazioni molto difficili, perché Bulgaria e Turchia, paesi della NATO, si troverebbero in prima linea e non si sa se sono disposti a subirlo. …. Emergerà nel caos ucraino la figura di un militare che farà piazza pulita di tutti gli attuali politici.
    Vedo che non c’è discussione, ma me lo aspettavo. Per questo avvengono le disgrazie.

    • Gent. Michele

      ha espresso con chiarezza il suo pensiero, la preghiamo ora di lasciare spazio agli altri. Grazie

      la redazione

    • Sostanzialmente d’accordo con il Suo post, ma il paragone tra Putin e Stalin se lo poteva risparmiare… E’come paragonare Mussolini a Hitler.

  13. Michele Bettini

    Vengo a sapere ora che il potere di acquisto è diminuito del 30%, in un pese in cui le classi medio basse non arrivano ad uno stipendio di 130 € al mese. Una situazione di bancarotta nazionale..

  14. Christian Eccher

    Ottima analisi.

  15. Michele Bettini

    Posso sapere dalla Redazione se posso inserire una foto e come si fa?

    • Gent. Michele

      può inserirla cliccando su “img” in alto sopra la finestra di testo. Può inserire solo un link a un’immagine e non caricarne una. Cordialmente

      la redazione

  16. Daniele Ferris

    Finalmente un articolo che mi spiega per filo e per segno cosa sta succedendo e perchè….Grazie e continuate così

  17. Ho trovato estremamente interessante questo articolo, seguido dai commenedi dei vari utendi, dalla prima all’ultima lettera. Ringrazio in oltre il sig. Michele per le informazioni davvero interessanti che ha voluto condividere con tutti noi.

  18. Vado ogni mese in Ukrajna da 6 anni-Cosa esporta?1 KG di pane costa in questo momento cca 30-35 cent eu,le campagne strabondano di ogni prodotto agricolo-Un pezzo di righiera costa 2,2 eu mentre lo stesso nella vicina siderurgica Kosice Slovacca ed in Eu,costa 17eu….cosa esporta…

    • Michele Bettini

      Mi dci che cosa è la rughiera? E per il resto puoi spiegarti meglio? Devi avere rispetto per il pubblico. Una cosa è certa comunque. L’Ucraina è un paese a pezzi, sia geograficamente che umanamentre ed economicamente. Russi che si sentono ucraini. Ucraini che si sentono russi, ucraini che si sentono polacchi. Vogliono europeizzarsi, ma da quelle parti nessuno parla inglese. Se non mollano la Crimea e ciò che si trova al di là del Dniepr perderanno tutto.

  19. Sono completamente d’accordo con Vlad62!!

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com