BOSNIA: Assedio alle istituzioni, bruciano Sarajevo e Tuzla

Le proteste in Bosnia-Erzegovina subiscono in queste ore una drammatica accelerazione. La miccia si era accesa a Tuzla due giorni fa, con le manifestazioni di disoccupati e lavoratori delle aziende privatizzate, terminate in scontri violenti di fronte alla sede del governo cantonale. Oggi erano previste manifestazioni in tutte le principali dela Bosnia-Erzegovina, in solidarietà con Tuzla e contro la cronica emergenza sociale in cui versa il paese dal dopoguerra (28% di disoccupazione, circa 60% tra i giovani) .

Ed  è stata di nuovo Tuzla ad accendere il fuoco, non solo metaforicamente. Fin dall’inizio la manifestazione nella città (circa 10.000 i partecipanti secondo la stampa locale; scuole e università chiusa) è degenerata  in scontri duri tra forze dell’ordine e manifestanti, di fronte alla sede del governo cantonale di Tuzla. Dopo il lancio di sassi e bombe carta, alcuni dimostranti sono riusciti a entrare nell’edificio istituzionale, appiccando il fuoco all’interno. Poco dopo, la stessa cosa è avvenuta nella capitale Sarajevo e a Zenica: manifestanti sono penetrati nelle sedi dei rispettivi cantoni e dato fuoco all’interno. A Sarajevo si sono registrati duri scontri davanti al palazzo presidenziale, dove sono state date alle fiamme auto della polizia e ufficiali.  Quasi tutti i principali edifici istituzionali di Sarajevo sono stati evacuati. Tensioni anche nelle città di Mostar e Bihac, dove si registrano scontri e danni alle sedi istituzionali locali.

Come fanno notare alcuni analisti, è sintomatico che siano stati presi di mira principalmente gli edifici dei “cantoni”, le dieci province in cui è suddivisa la Federazione di Bosnia-Erzegovina (che rappresenta una delle due entità in cui è suddivisa la Bosnia-Erzegovina; l’altra è la Repubblica Srpska), che vengono individuate come l’esempio della frammentazione, dell’inefficienza e della corruzione in cui versa la Federazione di Bosnia-Erzegovina. Va detto che nella seconda entità del paese, la Repubblica Srpska, le manifestazioni si sono per ora limitate ad un presidio pacifico di solidarietà nella capitale Banja Luka, con circa 300 manifestanti. Invece, si registrano scontri e incidenti anche a Brcko (che forma un distretto autonomo nel paese) presso il municipio cittadino.

La situazione è in evoluzione continua. East Journal pubblicherà aggiornamenti e analisi costanti sugli eventi in corso in Bosnia-Erzegovina.

AGGIORNAMENTI h. 17.30: secondo i principali media bosniaci, si è dimesso il presidente del Cantone di Tuzla Sead Čaušević. Una delle richieste dei manifestanti di Tuzla era appunto quella delle dimissioni di Čaušević.

h. 18.15: si sono intensificati i disordini a Mostar, dove stanno bruciando il municipio e la sede del Cantone Erzegovina-Neretva. A Sarajevo, e’ attualmente in fiamme, oltre alla sede cantonale, anche il municipio. Secondo Klix.ba, sono circa 70 i feriti (nessuno in modo grave) assistiti presso i due principali ospedali della capitale. Sarebbero invece circa 130 i feriti a Tuzla.

h. 18.45: secondo avaz.ba, anche il governo del Cantone di Zenica dara’ le dimissioni in seguito alle manifestazioni di oggi. Proprio da Zenica, teatro anch’essa di violenti scontri e dell’assalto al palazzo cantonale, proviene una delle immagini-simbolo della giornata: alcune auto del parcheggio privato del palazzo cantonale sono state gettate in un canale vicino (vedi galleria di Avaz.ba). Altre sono state date alle fiamme.

h.19.15: secondo Al Jaazera Balkans la situazione a Tuzla e Sarajevo sembra essere piu’ tranquilla. Sono intervenuti i reparti speciali della polizia, che hanno fatto uso di lacrimogeni e pallottole di gomma. Non si placano invece i disordini a Mostar dove, secondo Klix.ba, stanno andando a fuoco le sedi dei due principali partiti nazionalisti della citta’, il croato HDZ e il bosgnacco SDA.

h. 19.40: il direttore dell’Archivio Nazionale di Bosnia-Erzegovina, Šaban Zahirović, ha denunciato che l’edificio (che si trova nella stessa struttura della Presidenza) e’ stato colpito dalle fiamme e gravemente danneggiato, riferisce klix.ba.

h. 20.10: la situazione nelle strade di Sarajevo e nelle altre città è ormai tranquilla, e gli incendi sono stati quasi tutti spenti. Secondo klix.ba le fiamme hanno distrutto quasi del tutto la sede del cantone di Sarajevo e distrutto parte della documentazione dell’Archivio nazionale. Intervistato da Al Jaazera Balkans, il ministro degli interni del Cantone di Sarajevo, Nermin Pecanac ha accusato i cosiddetti “hooligans” autori delle violenze (in gran parte giovanissimi) di essere pagati da alcuni gruppi criminali per recare danno alle istituzioni.

SABATO, h. 12.00. Giungono, purtroppo, conferme riguardo il danneggiamento dell’Archivio nazionale: klix.ba ha pubblicato una galleria di foto che testimoniano come parte della documentazione sia stata investita dalla fiamme. Secondo Siniša Domažet, intervistato dallo stesso klix.ba, nella parte dell’edificio raggiunto dall’incendio si custodiva un fondo risalente al periodo austro-ungarico (1878-1914), composto principalmente di memorie e dossier personali, che dunque sarebbe andato perduto. Intanto, sulle reti sociali si parla di nuove proteste convocate per oggi a Sarajevo (anche se i media bosniaci ancora non confermano).

Foto: Tuzlanski.ba

Chi è Alfredo Sasso

Dottore di ricerca in storia contemporanea dei Balcani all'Università Autonoma di Barcellona (UAB); assegnista all'Università di Rijeka (CAS-UNIRI), è redattore di East Journal dal 2011 e collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso. Attualmente è presidente dell'Associazione Most attraverso cui coordina e promuove le attività off-line del progetto East Journal.

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