Se anche i suoi (ex) oppositori alla fine ratificano accordi con lui, vuol proprio dire che Vladimir Putin sa usare argomenti convincenti. Economicamente convincenti.
Il 16 gennaio scorso, infatti, il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è recato a Mosca dove, alla presenza di Putin, ha concluso un accordo che pare soddisfare entrambe le parti: la corporation statale russa Rosatom è stata incaricata di costruire due nuovi reattori da 1.200 megawatt per l’unica centrale nucleare presente in Ungheria. I particolari dell’accordo non sono ancora ufficiali, ma il costo dell’operazione si dovrebbe aggirare intorno ai 12 miliardi di euro (miliardo più miliardo meno), e sarà finanziato per l’80% con un prestito che arriverà dalla stessa Russia con scadenza a 21 anni. Il tasso di interesse sarà attorno al 5.6% e, secondo il sottosegretario di Stato János Lázár, l’Ungheria sarà in grado di ripagare il prestito senza alterare la curva del debito.
Vantaggi
L’accordo sembra vantaggioso per lo Stato magiaro anche sotto un altro punto di vista: infatti Lázár ha assicurato che non ci saranno aumenti sulle bollette dell’energia, aggiungendo che inoltre almeno il 40% del progetto sarà affidato ad aziende ungheresi, generando “3 miliardi di euro in commissioni e 1 miliardo di entrate fiscali”.
La centrale nucleare Paksi Atomeromu, situata a circa 115 chilometri a sud di Budapest, è l’unica in Ungheria e attualmente produce più del 40% dell’energia elettrica prodotta nel Paese. I due nuovi reattori saranno completati entro il 2023 e permetteranno di mantenere in funzione la centrale ancora per molto. Infatti per il 2036 è prevista la dismissione (per fine del ciclo di vita) degli attuali quattro reattori. Allo stesso tempo, i due nuovi impianti russi di generazione 3+ porteranno la produzione di energia a oltre il 50% del fabbisogno nazionale.
Tutti contenti
L’offerta russa ha convinto Orbán e lasciato a mani vuote gli altri candidati alla gara d’appalto, fra cui la francese Areva, la sudcoreana Kepco e la statunitense Westinghouse Electric.
La soddisfazione è ovviamente reciproca. La Russia espande la propria influenza geopolitica in un Paese fino a quel momento riottoso. E l’Ungheria, sempre secondo le parole di Lázár, rinnova il proprio parco atomico a un trattamento più favorevole di quello che avrebbe ricevuto finanziandosi sui mercati. “Questo è un matrimonio di convenienza che funzione sempre meglio – ha detto Lázár – e in cui entrambe le parti trovano sempre maggiore soddisfazione”.
Inversione di rotta
Agli analisti ovviamente non è sfuggito come questo accordo segni un’inversione a “U” rispetto alla tradizionale diffidenza che Viktor Orbán aveva sempre ostentato nei confronti di Putin e del suo Stato.
Nel 2007, quando era leader dell’opposizione, Orbán aveva criticato duramente l’allora primo ministro Ferenc Gyurcsany per aver appoggiato il progetto di esportazione del gas russo attraverso la pipeline South Stream. L’accusa era quella di aver riportato l’economia ungherese sotto il dominio di Mosca. Ma dopo l’incontro con Putin, l’attuale Capo del Governo ha stranamente smorzato i toni, affermando che l’Ungheria si è ormai “impegnata” nel gasdotto.
Le elezioni
Sullo sfondo della vicenda, ci sono le prossime elezioni parlamentari di aprile 2014. Il leader di Fidesz – Unione Civica Ungherese, cerca la conferma per poter completare il quadro delle riforme economiche e costituzionali iniziato nel maggio 2010 con il suo secondo mandato (dopo quello scaduto nel 2002).
I sondaggi continuano a dare Orbán in vantaggio, la cui popolarità è dovuta anche al fatto che i prezzi di energia elettrica e gas siano stati abbassati negli ultimi anni. La sua politica economica, dunque, sembra produrre buoni frutti (elettorali).
I due Capi
È evidente che questo importantissimo accordo tra Ungheria e Russia ha come protagonisti i capi dei rispettivi Paesi, Viktor Orbán e Vladimir Putin. Le due figure spiccano su tutte le altre per carisma e importanza, nel bene e nel male.
Se da un lato gli scettici pongono l’accento sulle difficoltà di bilancio che si dovranno affrontare nei prossimi anni per via del prestito (a dispetto della rassicurazioni del sottosegretario Lázár), è indubbio che Orban abbia assicurato all’Ungheria una maggiore indipendenza energetica per un periodo abbastanza lungo.
Per quanto riguarda la Russia, invece, possano piacere o meno i suoi metodi semidemocratici, “zar” Putin ha aumentato la sfera di influenza del suo Stato, continuando un lavoro ormai decennale che ha riportato la Russia a ergersi nuovamente come potenza di primo piano sullo scacchiere mondiale.
Foto: polskieradio.pl