Ci sono voluti due mesi e mezzo ai partiti austriaci per rinnovare l’accordo di grande coalizione tra SPÖ e ÖVP, dopo le elezioni di fine settembre che hanno visto la tenuta sostanziale della grande coalizione nonostante la crescita dei populisti. Mantengono quindi le loro cariche il cancelliere Werner Faymann (SPÖ), e il vice-cancelliere Michael Spindelegger (ÖVP).
“Abbiamo in progetto di portare l’Austria fuori dalla crisi entro il 2018”, ha affermato Spindelegger, lanciando un “patto per la crescita” e annunciando un piano di privatizzazioni (probabilmente poste e Telekom Austria), nonostante la disoccupazione in Austria sia già molto bassa rispetto ai livelli raggiunti da altri paesi europei.
L’Austria ha una storia di “grandi coalizioni” e di cultura politica consociativa. Popolari e socialdemocratici sono stati al governo insieme per 37 anni a partire dal 1945: nel 1949-1966; 1986-2000; e dal 2007 ad oggi. A spingere i maggiori partiti a collaborare, oggi c’è anche la crescita del partito d’ultradestra FPÖ, l’ex partito di Haider oggi guidato da Heinz-Christian Strache, che ha raccolto il 20,5% dei voti alle ultime elezioni (contro il 27% dei socialdemocratici e il 24% dei popolari) e che allo squagliarsi dell’altro partito populista, il Team Stronach, è oggi dato dai sondaggi come prima formazione politica del paese e alle prossime elezioni europee potrebbe fare blocco con Marine Le Pen e con la Lega Nord.
Ma la maggiore novità della politica austriaca viene dalla composizione del governo: a capo della diplomazia viennese sarà il ventisettenne Sebastian Kurz (ÖVP), il ministro più giovane della storia austriaca e il ministro degli esteri più giovane d’Europa. Kurz, ancora studente di giurisprudenza, era già stato nominato sottosegretario all’integrazione due anni fa nel precedente governo austriaco, ed ha guadagnato il maggior numero di preferenze alle elezioni di settembre. Non mancano, pare, i mugugni nei palazzi della diplomazia austriaca per quella che sembra essere l’ultima carta del partito popolare di fronte al continuo calo di consensi. La diplomazia austriaca, comunque, è da molti considerata già da tempo in ritirata.
Foto: kleinezeitung.at
Tra questo e i nostri non so chi è peggio. Ha pure una faccia da pirla