L’adozione della moneta unica per Bucarest è rimandata sine die. E come dargli torto? L’attuale situazione economica e le poco lungimiranti politiche monetarie di Bruxelles non fanno venire voglia di mettersi in tasca l’euro, anche se non tutti i paesi la pensano così: l’Estonia ad esempio ha adottato la “vil moneta” nel 2011 e le cose non sembrano andarle affatto male, anzi. La Lettonia punta ad adottarla nel 2014 e la Lituania nel 2015.
La questione, forse, non è tanto sull’euro ma sull’economia che le sta alle spalle. La Romania, anche a causa delle ripercussioni interne della crisi economica in Europa, potrebbe avere bisogno di altri dieci anni prima di raggiungere l’obiettivo di un Pil pro capite pari al 60% della media continentale, tappa fondamentale prima dell’adozione dell’euro nel Paese, membro Ue dal 2007. Lo ha dichiarato il governatore della Banca Nazionale romena, Mugur Isarescu.
Dopo questi dieci anni Bucarest avrà bisogno di conoscere un periodo di stabilità politica duraturo, spiega ancora Isarescu. E in Romania la stabilità politica manca da un po’. Una classe politica corrotta e incapace, costantemente sotto il mirino di una cittadinanza che da mesi protesta contro “il palazzo”, non è un buon presupposto.
La Romania, secondo l’opinione del governatore, dovrà continuare a impegnarsi sulla strada delle riforme strutturali, della ristrutturazione delle imprese pubbliche, della liberalizzazione dei prezzi e del miglioramento della flessibilità del mercato del lavoro, rispettando così gli impegni presi con Bruxelles e con il Fondo Monetario Internazionale.
A guardarla con un po’ di spirito critico, le misure del Fmi e gli impegni presi con Bruxelles (ma sarebbe meglio dire con Francoforte, sede della Bce), sono forse la causa dell’attuale situazione economica romena che pure – e va detto – si è grandemente giovata dell’adesione all’Unione dimezzando il divario che aveva verso le economie della parte occidentale d’Europa (si legga A dieci anni dal 2004. Come l’allargamento ha cambiato l’Europa unita, su Most#6).
Nel 2012, secondo dati Eurostat, in Romania il Pil pro capite a parità di potere d’acquisto era circa al 50% della media Ue. Prima della crisi, Bucarest aveva progettato di entrare a far parte dell’eurozona entro il 2015.
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Foto Daniel Coman / Deviantart