LETTONIA: Un progetto per villaggi rom, finanziati dalla UE

Alloggi, fabbriche, coltivazioni, autosufficienza energetica, e tasse da pagare ai comuni. Un piano per favorire l’integrazione di una comunità che oggi è scesa a 6500 persone nel paese baltico

Una serie di insediamenti, villaggi in cui possa vivere e lavorare la comunità rom per una migliore integrazione nel tessuto economico e sociale della Lettonia. E’ questo il progetto annunciato dal presidente della società rom lettone, Normunds Rudevičs, in un’intervista al quotidiano Diena.

L’obiettivo è quello di costruire almeno quattro villaggi, ognuno dei quali dotati di varie unità di produzione, di circa 50 abitazioni per famiglie rom, di una casa della cultura, di aree ricreative, edifici amministrativi, asilo, palestra e negozi.
Rudevičs sostiene che in questi villaggi potrebbero portare anche benefici anche agli altri: “I vantaggi non sarebbero solo per i rom, ma per tutti – a partire dai contadini di quelle parti, per finire con i comuni che non dovrebbero più fonire sostegni sociali a queste famiglie. Anzi al contrario, avrebbero da questi villaggi nuovi gettiti fiscali”.

La costruzione di un villaggio avrebbe bisogno di un finanziamento intorno ai 40 milioni di euro. Il denaro dovrebbe arrivare coinvolgento le politiche strategiche europee di “Europa 2020″, che finanzia progetti che prevedano appunto alcune priorità come alloggi, occupazione, sviluppo economico, integrazione sociale.

Secondo il progetto illustrato da Rudevičs, questi villaggi avrebbero il massimo grado di autosufficienza economica: coltivazione di frutta, anche in serra, fabbriche di lavorazione di funghi e frutti di bosco, aziende agricole per l’allevamento di tacchini, e di altri animali. Ogni villaggio si doterebbe di una piccola stazione di cogeneratori, per l’approvvigionamento di energia e di riscaldamento.

“Si tratta di un normale processo economico, che vuole portare sviluppo in una regione depressa. E soprattutto – i rom potrebbero di nuovo fare quello che per motivi di difficoltà di vita in certi periodi hanno smesso di fare – cantare e ballare. Queste vibrazioni sono sempre state uno degli aspetti più importanti della nostra vita” sostiene Rudevičs.

Intanto il progetto è stato presentato al ministero della cultura lettone, che si occupa delle politiche di integrazione culturale nel paese. Per poter usufruire dei finanziamenti europei, il progetto dovrebbe infatti essere presentato dalle istituzioni lettoni nel piano strategico della Lettonia del  prossimo anno.

Negli ultimi anni il numero dei rom in Lettonia è diminuito. L’ultimo censimento ha registrato nel paese baltico 6500 persone appartenenti alla comunità Rom, due volte meno di quelle presenti all’inizio degli anni 2000.

Foto: MediaFaxFoto.ro

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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2 commenti

  1. Quello descritto nell’articolo è probabilmente il progetto più intelligente di cui abbia sentito parlare a proposito dell’integrazione della comunità rom. Speriamo solo che nella pratica funzioni bene e che diventi una buona pratica per altri paesi. Tra l’altro, potrebbe essere un modello valido per le aree depresse in generale.

  2. -“I vantaggi non sarebbero solo per i rom, ma per tutti – a partire dai contadini di quelle parti, per finire con i comuni che non dovrebbero più fonire sostegni sociali a queste famiglie. Anzi al contrario, avrebbero da questi villaggi nuovi gettiti fiscali”.
    -“coltivazione di frutta, anche in serra, fabbriche di lavorazione di funghi e frutti di bosco, aziende agricole per l’allevamento di tacchini, e di altri animali”

    Ha ha, un’altra eurobarzelletta. Qualcuno ha mai visto un Rom lavorare ? Prenderanno i soldi, venderanno quel che si può e il resto lo distruggeranno, come fanno con le case popolari in Italia. Farebbero meglio a dare quei soldi ai lettoni che lavorano

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