Dopo essere entrata nell’Unione Europea lo scorso primo luglio, la Croazia sembrava poter usufruire di questa opportunità anche per invertire quel trend nazionalista che era cominciato nel 1991 e che con Franjo Tudjman rappresentava la prassi di Stato. Oggi invece, sembra perlopiù un’ arma a doppio taglio, da sfruttare in determinate circostanze per accaparrare consensi laddove, come a Vukovar, la suscettibilità della popolazione ha un importante peso politico.
Josip Šimunić, nato in Australia nel 1978, non è né un politico né un leader del popolo, ma un calciatore della nazionale croata. Tuttavia, il calcio spesso gioca il ruolo di grande catalizzatore sociale, in grado di aggregare e disgregare società, popolo e nazione.
Questo è proprio il caso di Šimunić che, al termine della partita contro l’Islanda – decisiva per l’accesso ai mondiali e vinta per 2-0 dai padroni di casa –, si è lasciato andare troppo coi festeggiamenti. Munito di microfono, si è infatti diretto tutto solo verso il centro del campo da dove ha cominciato a richiamare a gran voce il pubblico urlando “Za dom?” (per la patria), seguito dalla risposta della stadio “Spremni!” (pronti). “Za dom, spremni” è il motto con cui gli ustascia di Ante Pavelić rispondevano agli alti comandi del NDH (Stato Indipendente di Croazia che includeva l’odierna Bosnia-Erzegovina) in quello che, tra il 1941 e il 1945, era uno Stato fantoccio al servizio di Hitler e Mussolini.
Come è noto, questo “motto” viene direttamente associato alle atrocità di cui i fascisti si sono macchiati nella penisola balcanica, innanzitutto nei confronti delle popolazioni serbe. Dopo la liberazione, dal 1945 in poi, questa espressione è stata bandita ed eliminata insieme a tutti quegli elementi che in Jugoslavia minavano la solidità di Bratstvo i Jedinstvo (Unione e Fratellanza), e che invocavano nella mente degli altri popoli il genocidio e i massacri sproporzionati compiuti dagli ustascia nei campi di concentramento, il cui più tristemente noto si trovava a Jasenovac.
Josip Šimunić, che in Croazia ci vive da appena due anni, subito dopo la partita ha confermato la sua intenzione e soprattutto il suo desiderio di compiere il gesto che ha compiuto: “…Certa gente dovrebbe imparare un po’ di storia. Non me ne preoccupo. Supporto la mia Croazia, la mia patria. Se qualcuno ha qualcosa contro questo, è un suo problema.” Quello che invece dovrebbe imparare un po’ di storia è lo stesso Šimunić.
La stessa espressione “za dom, spremni” è stata infatti ripresa, unitamente al resto della simbologia fascista, dai nuclei HOS (Hrvatske Odrambene Snage), gruppi paramilitari che hanno partecipato sia alla guerra in Croazia che a quella in Bosnia-Erzegovina. Di conseguenza, dalla guerra in poi, tutte quelle espressioni e quei simboli che sembravano destinati agli archivi storici della seconda guerra mondiale sono stati rispolverati e riutilizzati, con lo stesso scopo nazionalista, per quella che oggi è ufficialmente riconosciuta in Croazia come “domovinski rat” (guerra patriottica).
Josip Šimunić, così come i tanti che l’altra sera al Maksimir di Zagabria si sono detti “pronti” (spremni), hanno confuso, come spesso accade, quello che elementarmente distingue patriottismo e nazionalismo, rendendo labile il confine tra i due. Se il suo gesto era infatti motivato da un incondizionato amor di patria, forse avrebbe dovuto avere l’accortezza di evitare di utilizzare espressioni fasciste che non possono che ricadere nel nazionalismo più spiccio.
Mentre il giocatore sembra avviarsi verso una squalifica di sei giornate, il che potrebbe significare la fine della sua carriera in nazionale, la UEFA e la FIFA predisporranno molto probabilmente alla nazionale croata di giocare a porte chiuse le prossime partite di qualificazione. In questo modo, la squalifica riguarderà sia il giocatore che il pubblico.
I croati che veramente amano la propria patria, e che non lo dimostrano attraverso patetiche espressioni di odio quale quella di Šimunić, dovrebbero felicitarsi per la punizione che verrà adottata dalle autorità sportive, e che, come riportato dal Ministro delle scienze, dell’educazione e dello sport Željko Jovanović “la Croazia sancisce nella sua costituzione che l’antifascismo è uno dei patrimoni fondamentali dello stato croato”.
FOTO: jutarnji,hr
il solito calciatore ignorante, tanto ignorante quanto però pericoloso.
Non mi interessa commentare la squalifica (che secondo me comunque è una sciocchezza inutile e controproducente) voglio invece far notare come in Croazia ancora una volta detta legge chi con la Croazia non ha niente a che vedere. Simunic non è croato, è australiano, vive in Croazia solo da 2 anni. E’ sempre la stessa storia. Anche nel 1990 gran parte dei candidati nelle file del HDZ erano esponenti della diaspora ustascia, vivevano in Germania, USA, Australia, Argentina, Austria, Francia. Tornavano nel 1990 carichi di soldi per rovesciare il sistema in crisi e accaparrarsi il potere. Sponsorizzati dai governi dei paesi di provenianza che pure finanziavano l’HDZ. E ancora nel 1970, la lunga scia di attentati terroristici del MASPOK era stata pianificata e finanziata all’estero sempre dalla diaspora. Ora questa macchietta arriva dall’Australia a dirci “per la Patria!”. Ma quale Patria?! Un paese che i “patrioti” come lui hanno prima destabilizzato e poi in 20 anni hanno letteralmente svenduto togliendo tutto ai croati (quelli veri), lavoro, pensioni, potere d’acquisto, servizi, sicurezza, dignità. Simunic è solo l’ennesimo utile idiota di turno che capirà troppo tardi di aver contribuito a distruggere la sua Patria.
Josip Simunic ti sembra un nome australiano ??? lui e croato e quello che a fatto lo dimostra !!!
Obama è un nome kenyota, Sarkozy è un nome ungherese… che c’entra l’origine del nome con la cittadinanza? Simunic è nato in Australia, ha passaporto australiano, ha vissuto 33 anni su 35 in Australia, che non venga a darci lezioni di patriottismo. I “patrioti” come lui hanno svenduto, la Croazia, affamato i croati e distrutto la Croazia.
Grazie, Nina.
per la patria pronti (za dom spremni) e un saluto usato durante il conflitto ottomano fu usato per primo da Nikola Subic, in seguito fu riutilizzato dai ustasa Simunic voleva dimostrare l amore per la propria patria sena discriminare nessuno prima di parlare voi siti di notizie informatevi !!!
i documenti dell’ NDH terminavano con il saluto za dom spremni (e non za dom i poglavnika spremni, come qualcuno dice in giro)
seguendo il tuo ragionamento la svastica è il simbolo del sole indiano, poco importa che sia stato usato come simbolo del partito di Hitler