di Daria Costantini
Ivo Pukanic, direttore e proprietario del quotidiano croato Nacional fu ucciso nel 2008. La sua colpa fu di avere denunciato i rapporti tra politica e mafia in Croazia e in Montenegro. Proprio la mafia, per mano del clan Osmani, potrebbe essere dietro il suo omicidio. Il tribunale croato ha sentenziato dopo nove mesi esatti mentre in Serbia devono ancora essere ascoltati i testimoni chiave e la fine non si intravede nemmeno.
Tomislav Marjanović, teste chiave nel caso dell’omicidio del giornalista croato Ivo Pukanić e del suo collaboratore Niko Franić, avrebbe dovuto testimoniare con un collegamento video nella continuazione del processo che ha luogo dinnanzi al Tribunale Speciale di Belgrado. La lista dei testimoni dell’atto d’accusa vede elencati ventidue nomi ai quali bisogna poi aggiungere ancora sette persone che testimonieranno sotto identità protetta. Probabilmente gli avvocati della difesa proporranno i propri testimoni così che la lista di coloro che devono essere ascoltati potrebbe rivelarsi ben più lunga.
E, mentre il Tribunale di Zagabria, dopo un processo durato nove mesi scarsi ha emesso la sentenza di primo grado per il caso Pukanić, a Belgrado la fine del processo non si intravede nemmeno. Per l’omicidio del noto giornalista croato e del suo amico sono accusate otto persone. Cinque sono state processate a Zagabria e contro le altre tre il procedimento è ancora in corso nel tribunale di Belgrado.
Tra Belgrado e Zagabria: due stati, due tribunali.
Sul banco degli imputati del Tribunale speciale di Belgrado siedono Sreten Jocić, noto come Joca Amsterdam, indicato come l’organizzatore dell’omicidio e dell’ intera banda criminale, Željko Milovanović e Milenko Kuzmanović. Essendo di nazionalità serba, non hanno potuto essere consegnati alla Croazia. È anche per questo che, per l’uccisione di Pukanić e Franić le indagini vengono condotte parallelamente in due stati ed in due tribunali: quello di Belgrado e quello di Zagabria.
Davanti al giudice supremo Ivan Kršul del Tribunale di Zagabria, il processo ha avuto inizio il 4 febbraio. Allora, Robert Matanić, Luka Matanić, Amir Mafalani e Slobodan Đurović si sono dichiarati innocenti. Dopo 20 giorni viene consegnato Bojan Gudurić il quale ha nazionalità serba ma si è costituito alla polizia della Bosnia Erzegovina. Sebbene anche la Serbia ne avesse richiesto la consegna, le autorità bosniache hanno deciso di affidare Gudurić alla Croazia.
Il processo a Zagabria: la ‘mafia del fumo’ e Milo Djukanovic
Il tribunale zagabrese ha dato priorità allo svolgimento del processo per l’uccisione di Pukanić e Franić facendo in modo che si svolgesse in piena sicurezza. Sono stati interrogati i testimoni sotto protezione, il testimone più importante Marjanović e gli altri testimoni. Durante il processo sono state esaminate le registrazioni, le conversazioni intercettate e gli sms degli indagati ma anche di Pukanić. È stato ascoltato anche l’imprenditore montenegrino Ratko Knežević, il quale ha affermato che dietro l’omicidio ci sia la così detta ‘mafia del fumo’, ovvero Stanko Subotić Cane e il premier montenegrino Milo Đukanović.
Knežević, come testimone dell’accusa, ha dichiarato davanti alla corte che la ‘mafia del fumo’, capeggiata dall’attuale premier montenegrino Milo Đukanović e da Stanko Subotić Cane, ha iniziato a minacciare Pukanić già dopo i primi articoli pubblicati da Nacional in merito all’organizzazione del contrabbando delle sigarette.
Nel processo di Zagabria è stata pubblicata la perizia delle intercettazioni delle conversazioni telefoniche degli indagati, ma il tribunale si è rifiutato di ascoltare Sreten Jocić, considerando che nessuno può essere testimone per i ‘propri affari’.
Processo a Belgrado: dietro l’omicidio il ministro degli Interni croato Karamarko
Nel Tribunale speciale di Belgrado, davanti alla consulta presieduta dal giudice Vladimir Vučinić, il processo è iniziato il 20 aprile, due mesi e mezzo dopo l’inizio del processo a Zagabria. In questa sede, tutti e tre gli accusati hanno negato di essere colpevoli. Come testimone è stato ascoltato l’ex direttore del quotidiano serbo Politika, Dragan Haci Antić, il quale ha dichiarato che Pukanić ha lasciato dietro di sè 500 pagine di materiale compromettente per molte personalità pubbliche croate.
Egli ha anche affermato che, alla casa editrice di cui è proprietario, sono stati chiesti 50.000 euro per la pubblicazione di questo materiale, non facendo i nomi di chi li abbia chiesti. Secondo le sue conoscenze, il materiale è riferito a personalità pubbliche croate del mondo della politica e degli affari.
Robert Matani, testimoniando in collegamento video da Zagabria, ha affermato davanti al Tribunale speciale di Belgrado che, nell’uccisione di Pukanić e Frani gioca un ruolo importante l’ex ministro degli affari interni croato Tomislav Karamarko e, come omicida, ha indicato l’accusato Željko Milovanovi. “È chiaro che tutto sia collegato con i vertici della Croazia” ha detto inoltre Matanić.
Conclusioni: mancano i mandanti
Pukanić e Franić sono stati uccisi a Zagabria il 23 ottobre 2008. Gli imputati, secondo le citazioni dell’atto d’accusa, hanno organizzato l’attentato per un premio in denaro di almeno 1,5 milioni di euro.
Il giudice Ivana Kršul ha precisato che il Tribunale comunale di Zagabria non ha stabilito chi sono stati i mandanti dell’omicidio Pukanić o qual è stato il motivo di questo crimine. Rimane da vedere se il Tribunale speciale di Belgrado giungerà alle medesime conclusioni.
Tratto da Politika, venerdì 5 novembre 2010.
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