Con l’espressione “Europa orientale” si identificano solitamente quei Paesi, che, durante gli anni della Guerra Fredda, erano posizionati ad est della cosiddetta “cortina di ferro”, ossia che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, facevano parte della sfera territoriale di influenza sovietica. Così formulata, la locuzione sembra calzare a pannello anche per l’Estonia, per quasi cinquant’anni una delle repubbliche socialiste che componevano l’Urss. Tuttavia, analizzando la storia e diversi aspetti della vita sociale, culturale ed economica della nazione, l’aggettivo “nordico” appare forse ancor più appropriato per definire la più settentrionale delle sorelline baltiche.
Malgrado, infatti, la vicinanza geografica della Russia ed il lungo periodo di occupazione russa, storicamente l’Estonia ha avuto rapporti molto stretti con i paesi scandinavi (Danimarca e Svezia in primis) e con la Germania. Il nome stesso della capitale Tallinn è da farsi risalire al periodo di dominazione danese, compreso tra il 1219 ed il 1346, quando l’allora re di Danimarca Valdemaro II, dopo aver occupato e fortificato la città (che precedentemente era denominata Reval, parola dall’incerto significato ma di sicura origine tedesca), ne modificò il nome in Castrum Danorum, latinismo significante “castello danese”, poi tradotto in estone in Tannin Lidna, ed infine abbreviato in Tallinn. Successivamente, con l’adesione alla Lega Anseatica, l’alleanza mercantile per il controllo del commercio sul Baltico, la capitale subì una forte influenza germanica, visibile nelle analogie urbanistiche ed architettoniche con la tedesca Lubecca e nella forte opera di cristianizzazione da parte dell’Ordine Teutonico nel sud del paese e nella Livonia. Diventata dominio dell’impero svedese nella seconda metà del XVI secolo (il cosiddetto “Bel Periodo Svedese”, una sorta di Rinascimento estone), l’Estonia passò sotto il controllo russo solo dopo la Grande Guerra del Nord, nel 1700; ciò nonostante, la russificazione del territorio da parte degli Zar iniziò soltanto un secolo più tardi, permettendo ai governatori locali, per lo più tedeschi, di mantenere una certa autonomia culturale ed economica fino al 1800.
L’affinità forse più marcata, l’Estonia la presenta, però, con la Finlandia ed è dovuta in primo luogo alla vicinanza geografica: Helsinki dista da Tallinn soltanto 80 km di mare (tre ore di traghetto) e quotidianamente la Finnair, la compagnia aerea finlandese, mette a disposizione voli per pendolari che si recano al lavoro in terra finlandese. Sullo stesso piano è da porsi la somiglianza linguistica: insieme all’ungherese, l’estone ed il finlandese sono le uniche lingue ugro-finniche rimaste in Europa, del tutto differenti dal russo, dalle lingue baltiche (lettone e lituano) e dagli altri idiomi di origine germanica, aspetto che testimonia la presenza nel paese di tribù di ceppo finnico, che fin dall’antichità seppero imporsi sulle limitrofe tribù slave.
Se, quindi, la Finlandia è la nazione forse più “vicina” dal punto di vista culturale e linguistico, uno dei maggiori partner finanziari è la Svezia: sin dall’inizio degli anni ’90, tutte le principali banche svedesi sono state coinvolte nel processo di finanziamento dell’economia estone, detenendone una considerevole quota di mercato, allo scopo di ricercare nuove opportunità di investimento e di ampliare i margini di profitto.
Dal punto di vista politico, invece, i rapporti migliori sembrano quelli che il governo estone stia tessendo con la Germania, che, a livello europeo, ha di fatto promosso ed accelerato l’ingresso nella moneta unica dell’Estonia (la prima e finora unica tra le nazioni baltiche), ritrovandosi così una preziosa alleata (insieme ad Olanda, Austria e Finlandia) con i conti statali in ordine e sulle stesse posizioni in materie di rilievo, quali, per esempio, la crisi economica che ha colpito principalmente i paesi dell’area mediterranea, uno su tutti la Grecia.
Detto tutto questo, quasi tre secoli di occupazione territoriale, una più che evidente vicinanza geografica e la presenza di una corposa minoranza russofona in terra estone, non possono di certo far passare in secondo piano i rapporti con il vicino di casa più grande e più scomodo di tutti: la Russia. Tra le due nazioni vi sono sempre state interazioni, il più delle volte non idilliache, che, quindi, posizionano l’Estonia in un’area geopolitica che può essere definita “a sé stante”, a cavallo tra una tradizione storica e culturale forse più vicina ai paesi nordici ed anche mitteleuropei ed un passato recente e problematiche sociali attuali che, invece, risentono molto di influenze europeo-orientali.