«Il Kosovo è Turchia»: la retorica di Erdoğan e il simbolismo dei Balcani

Gli attuali leader di Turchia, Albania e Kosovo si sono incontrati mercoledì a Prizren, nel cuore dei Balcani e di quello che è stato per mezzo millennio l’Impero ottomano. In questa occasione il premier turco Recep Tayyip Erdoğan ha tenuto un accorato discorso esaltando l’affinità storica e culturale tra turchi e albanesi, e ricordando la figura di Mehmet Akif Ersoy, il grande poeta autore del testo dell’İstiklal Marşı, l’inno nazionale turco. Originario proprio della cittadina kosovara di Pejë, Ersoy è stato il più noto esponente di una grande comunità di origine albanese, che ha giocato un ruolo importante nella formazione della nazione turca contemporanea, a testimonianza di un passato comune e di un legame che va ben oltre la reciproca influenza culturale.

Erdoğan si è però spinto troppo in là con le parole, e per esprimere pienamente l’assoluta unità di cultura e civiltà tra la Turchia e i paesi di lingua albanese, è arrivato ad affermare che «la Turchia è Kosovo, il Kosovo è Turchia» («Türkiye Kosova’dır, Kosova Türkiye’dir»). Com’era per altro prevedibile, un’affermazione di questo tipo ha immediatamente causato ira e sdegno da parte della Serbia. La ragione più banale riguarda il contenzioso internazionale che tutt’oggi oppone la giovane repubblica kosovara allo Stato serbo, che ancora non ne riconosce l’esistenza e considera de jure la regione come una parte integrante del proprio territorio nazionale. Questa è però soltanto la motivazione più superficiale ed evidente. C’è in ballo anche qualche cosa di molto più profondo, legato al complicato rapporto, fatto di simboli e miti, che i popoli dei Balcani intrattengono con il proprio passato.

Chi negli ultimi giorni ha previsto che la politica estera turca avrebbe rapidamente spostato il suo baricentro dal Medio Oriente verso l’Europa, in un certo senso ha avuto una piccola ma significativa conferma delle proprie aspettative. Nel discorso di Prizren – in cui non a caso non si è mai fatto accenno esplicito alla religione, ma a concetti più generali di cultura e civiltà – è evidente il passaggio dall’approccio pan-islamico usato da Erdoğan in Medio Oriente, ad una diversa retorica che potremmo definire “ottomanista”, volta quindi ad esaltare il ruolo storico e culturale della Turchia nell’Europa sud-orientale. Si tratta però di un approccio estremamente ingenuo, che non tiene conto dei significati ideologici e soprattutto simbolici che nei Balcani, e specialmente in Kosovo, vengono attribuiti alla dominazione ottomana.

Se infatti l’Impero ottomano ha unito politicamente la penisola balcanica per cinque secoli, favorendo in modo oggettivo il reciproco scambio culturale e materiale, ha però profondamente diviso le genti dei Balcani da un punto di vista ideologico, proprio riguardo al significato da dare a questa esperienza storica. Per alcuni popoli l’eredità ottomana è vista come uno degli elementi fondanti della propria cultura, mentre per altri essa è altrettanto importante, ma con un ruolo opposto: rappresenta simbolicamente ciò rispetto a cui l’identità nazionale si forma per radicale opposizione.

I serbi appartengono decisamente alla seconda categoria, e proprio il Kosovo è il loro luogo simbolico per eccellenza, dove i destini di serbi e turchi si legarono fatalmente il giorno di San Vito del 1389. Kosovo che oggi si è reso indipendente dalla Serbia per volontà di una larga maggioranza di albanesi musulmani, con un punto di vista sull’Impero ottomano ideologicamente opposto a quello serbo. Le frasi di Erdoğan riguardo al Kosovo erano quindi destinate ad avere una ricezione che sarebbe andata inevitabilmente molto oltre al loro significato letterale, e un leader della sua statura politica e della sua esperienza non poteva non saperlo. Si è trattato di un errore politico clamoroso.

Le reazioni del premier serbo Ivica Dačić non si sono fatte attendere. Dopo aver sottolineato come il Kosovo non sia più turco dalle guerre balcaniche (confondendo appositamente Turchia ed Impero ottomano, e confermando quindi una visione della storia come eterno presente, fonte inestinguibile di elementi per costruzioni e ricostruzioni identitarie), Dačić ha ricordato ad Erdoğan che la Turchia condivide molti progetti ed interessi economici con la Serbia, ma certi accordi possono valere solo tra paesi amici. Queste minacce, neppure troppo velate, dovrebbero ricordare ad Erdoğan che sottovalutare aspetti ideologici e simbolici può portare a conseguenze gravi da un punto di vista estremamente concreto.

Chi è Carlo Pallard

Carlo Pallard è uno storico del pensiero politico. Nato a Torino il 30 aprile del 1988, nel 2014 ha ottenuto la laurea magistrale in storia presso l'Università della città natale. Le sue principali aree di interesse sono la Turchia, l'Europa orientale e l'Asia centrale. Nell’anno accademico 2016-2017 è stato titolare della borsa di studio «Manon Michels Einaudi» presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Attualmente è dottorando di ricerca in Mutamento Sociale e Politico presso l'Università degli Studi di Torino. Oltre all’italiano, conosce l’inglese e il turco.

Leggi anche

abusi Kosovo

KOSOVO: La guerra, gli abusi sessuali e le ferite dell’anima

Sono migliaia le persone che hanno subito abusi sessuali durante la guerra in Kosovo nel biennio 1998-99. Perlopiù donne di etnia albanese. Uno studio analizza le ripercussioni psicologiche sulle vittime, evidenziando effetti traumatici a lungo termine

16 commenti

  1. La storiografia imposta dall’Impero Austriaco ha fatto diventare cosi nera la storia ottomana dei Balcani. L’Impero Ottomano era per esempio molto piu tollerante con le loro minoranze di quanto sonos tati i yugoslavi (per esempio con gli italiani) ma non solo). Bisognerebbe rivaluttare cosa ha significato l?impero ottomano. Ci ha protetto per lungo tempo dell’Occidnete, dell’Inquisizione…

    • Cara Lucia, se posso chiedertelo di che nazionalità sei? Dici “ci ha protetto” quindi immagino che tu provenga dai Balcani. In ogni caso personalmente penso che siano state più le storiografie nazionaliste dei paesi nati dalla disgregazione dell’Impero ottomano, rispetto a quella austriaca, ad avere creato la leggenda nera del “giogo turco”.

    • Ah sì? Molto tollerante un impero che faceva impalare gli oppositori, che praticava un tributo di sangue, il devsirme, tramite il quale bambini serbi venivano portati ad Istanbul, e cresciuti come soldati turchi, giannizzeri. Per fortuna che Mehmed Sokolovic non dimenticò mai le proprie origini e cercò di aiutare i propri connazionali. Tanti altri invece perseguitarono ferocemente i cristiani.
      Sia l’impero austriaco che quello ottomano hanno occupato i balcani, ma quello ottomano ha fatto molti più danni, per esempio ha imposto la colonizzazione albanese in Kosovo e ha creato dei mostri come la cosiddetta nazione bosgnacca, oltre ad impedire lo sviluppo economico della regione.
      La Turchia dovrebbe farsi gli affari propri, ha già fatto abbastanza danni in 5 secoli…

    • Ma cosa stai dicendo?!?
      La Turchia vi ha protetto?
      Gino, é stata la Serbia a proteggere l’Europa dalla avanzata turca, ora come ora, se i serbi avessero lasciato avanzare i turchi qui ci sarebbero le moschee turche, e l’Italia come altri paesi europei sarebbero la “Turchia”.

  2. Davvero? Impalavano anche gli italiani?

  3. Ma dai!…. mamma lj turchi……..

  4. A parte le sciocchezze che si leggono dappertutto sul “mito” dell’Inquisizione, della quale la gente non sa proprio nulla o sa molto poco (quasi sempre essa viene percepita a momenti come una leggendaria “divisione Testa di Morto delle Waffen SS” che abbia spadroneggiato dappertutto!!!); a parte le miriadi di distorsioni che circondano tale “famigerata istituzione” che sono basate quasi sempre su falsità storiche ed abili costruzioni anti-cattoliche, a parte ciò, inviterei un bel po’ di gente a ri-costruire il proprio insieme di conoscenze storiche in un modo molto più, veritiero, accurato e depurato da qualsiasi pregiudizio ideologico!

    In termini identitari è impossibile affermare che vi sia stato od esista tutt’oggi, un amalgama culturale turco-albanese. Se parliamo di influenze culturali si, ma di commistioni culturali in termini massimi, assolutamente no!
    E’ indubbio che gli albanesi (e quindi anche i kosovari di oggi) insieme ad alcuni altri piccoli popoli siano stati i più ottomanizzati dei Balcani. Ma è anche vero che hanno saputo mantenere una forte connotazione identitaria tanto da sostituire al sentimento religioso (islamico in prevalenza , ma non totale) quello del sentimento nazionale per l’“albanesità”! In ogni caso va detto che tra turchi ed albanesi non esiste alcuna affinità linguistica. I primi parlano una lingua appartenente al gruppo uralo-altaico, che si dirama a sua volta nella famiglia turco-mongola…ossia nelle lingue provenienti dall’oltre steppa turanico !!! I secondi parlano una lingua appartenente alla mega-famiglia delle lingue indoeuropee, che costituisce un ramo a sé ! Il premier turco sa bene dove vuole arrivare. E sa bene che ad ogni provocazione c’è sempre una pronta risposta nazionalista.
    Peccato che la “Sublime Porta” oggi non esista più e che a combatterla a metà del XV secolo ci siano stati eroi leggendari come Giorgio Kastriota Skanderbeg, re degli albanesi (di cui c’è persino un’imponente statua equestre proprio in una piazza di Pristina!) che resistette per più di 20 anni ai tentativi di parte turca di conquistare l’Illiria e di espandersi verso ovest. Peccato, magari oggi mi chiamerei Alì Pascià !!!

  5. dove vuole arrivare? 🙂

  6. basta leggere ivo andric per comprendere come i balcani siano divisi su quest’argomento e quanto sia pericoloso. in jugoslavia si sono letteralmente scannati pur parlando la stessa lingua ed essendo uniti per 50 anni in nome di fantasmi come il cattolicesimo e l’impero austrungarico, l’islam e l’impero ottomano, l’ortodossia e costantinopoli. di fatto oggi i confini sono stati realizzati in base ai confini veri o presunti dei vecchi padroni e gli jugoslavi hanno dimostrato di preferire questi fantasmi a loro stessi. Ora viene erdogan e non si capisce se ci è o ci fa. sta demolendo l’opera di ataturk inseguendo anche lui il fantasma dell’impero ottomano generando instabilità prima in medio oriente e domani magari nei balcani. occhi aperti .

  7. Rispondo a Natasha, e ad Enzo:
    Beh non sono totalmente d’accordo con quanto ha scritto Enzo qui sopra, soprattutto in tema di fantasmi e di confini dell’ex YU, ma tutto sommato mi trovo concorde nel ritenere l’opera di Erdogan come demolitrice dello forma di stato “ataturkiana”!!!
    Secondo me Erdogan sa bene ciò che fa. Sta spostando lentamente ed in modo “figurato” i territori turchi della Tracia verso ovest! (* vorrei ricordare che la Tracia è il pezzettino di Turchia che si trova proprio nell’ Europa continente e confinante con Bulgaria e Grecia). Questo lento “spostamento verso ovest” è una corsa verso l’adesione all’UE.
    Dichiarare che il Kosovo “è Turchia” equivale a dire: – “il Kosovo è ANCORA Turchia, e la Turchia è Europa! Senza di Noi l’Europa è un’ Europa imperfetta, e nel bene o nel male, noi turchi ci siamo stati”!
    Idea semplice e primitiva e che potrebbe avere anche certi risvolti politico-culturali se facesse breccia nelle menti magiche delle èlites del multiculturalismo europeo: ma ahimè (detto da me che sono antieuropeista) persino i migliori europeisti convinti non sanno che farsene “della nuova o forse già troppo vecchia” Türkiye, targata Erdogan !!!

  8. ma qualcuno ci tolga dalle palle erdogan che sta dicendo una marea di cagate. la verità è che i balcani sono sempre serviti come cuscinetto di separazione tra mondi diversi in epoche diverse (europa cristiana – impero turco – unione sovietica… ecc) col risultato che hanno creato un pensiero di divisione nella popolazione, minandone l’unità… da qui a convincere le persone tramite la propaganda ad uccidere quelli che in realtà sono tuoi fratelli, passa poco.

    I MUSULMANI DI BOSNIA (BOSNJACI) NON SONO ALTRO CHE SERBI CONVERTITI. gli albanesi sono etnicamente diversi, ma tutti i musulmani che vivono in bosnia, serbia, croazia, sono slavi che si sono convertiti PER EVITARE DI ESSERE IMPALATI. sapete cosa vuol dire impalati? vi infilano un lungo e appuntito palo di legno nell’ano, lentamente, fino a farvelo uscire dalla bocca o dalla schiena (è difficile prendere bene la mira).

    gli slavi del sud sono sempre stati vittime di GIOCHI DI POTERE, di potenze che hanno sempre giocato al “divide et impera” per evitare un’unità tra questa popolazione che avrebbe potuto creare una nuova potenza europea.
    ricordiamoci l’atto di fondamento della prima jugoslavia “noi, popoli sloveni, croati e serbi, uguali per lingua, sangue e origine…”
    gavrilo princip era un eroe.

    e chi pensa il contrario vada al diavolo, ma se solo NOI JUGOSLAVI fossimo uniti la nostra nazione sarebbe una potenza che l’europa dovrebbe rispettare… ricordiamoci cos’era la jugoslavija socialista ai tempi d’oro, negli anni ’70, un paese che aveva un grande posto nel mondo.

    • Concordo su tutto, detto da un croato fa ancora più piacere!
      comunque non si convertirono per evitare di essere impalati(la gente veniva impalata ma solo se proprio si ribellava) ma per mantenere i privilegi che derivavano dalla loro posizione prima dell’invasione turca.
      Essi erano infatti l’aristocrazia, la nobiltà. Per evitare di perdere il possesso dei latifondi e così diventare anch’essi dei contadini, accettarono l’Islam.
      Ecco perché i musulmani sono concentrati principalmente nelle città e sono più benestanti dei cristiani.
      Alla fine è una differenza di classe, puramente sociale, quella tra bosgnacchi da una parte, e serbi e croati dall’altra.

      • Ci sarebbe da specificare come era la VITA NELL’IMPERO OTTOMANO PER I NON MUSULMANI.
        prima di tutto i non musulmani non erano persone legali. cosa vuole dire? vuol dire che se una bella mattina di sole in bosnia erzegovina, un serbo o un croato si svegliava per scoprire che il suo vicino di casa musulmano durante la notte aveva spostato lo steccato, allargando la propria proprietà e quindi appropriandosi ingiustamente del terreno dei suoi vicini non musulmani, bè in tal caso il serbo/croato si doveva stare zitto, non essendo persona giuridica non aveva diritto ad appellarsi alla giustizia.

        impalare era una cosa più estrema, ma comunque era una pratica che veniva adottata.

        quindi dicevate che gli ottomani erano tolleranti?

        tra l’altro vedo che ancora oggi gli slavi musulmani dell’ex jugoslavija hanno le idee molto confuse; si stanno “islamizzando”, rimettendo il velo, retrocedendo culturalmente invece di andare avanti. iniziano a usare molto di più parole arabe che non gli appartengono assolutamente perchè il loro DNA è slavo. e soprattutto, dimostrano di fare confusione e di non capire assolutamente una mazza! esempio: ho incontrato musulmani in bosnia che mi salutano con “salom allekum”, il classico saluto arabo. chiedo perchè, rispondono perchè loro sono musulmani e fanno il saluto turco.
        peccato però che i turchi NON sopportano gli arabi e non vogliono essere confusi con loro. se saluti un turco con “salom allekum” lui ti risponderà con “No no, quello è arabo, io non sono arabo, sono turco” (successo a me, esperienza personale). invece i musulmani di bosnia, riflettendo la situazione caotica che c’è ancora nella politica, confondono le cose e confondono islam, turchi, arabi e via dicendo.

        aveva ragione winston churchill quando disse che “i balcani producono più storia di quanta ne possano digerire”. vero anche che nei balcani è stata piazzata la valvola di sfogo della storia di anche altri paesi, nonchè le loro ambizioni coloniali-imperialiste.

  9. Mi trovo ulteriormente d’accordo con Nikola e con Anton.
    Dire che l’Impero Ottomano fosse più tollerante di quello Austro-Ungarico è davvero un’ indicibile bestemmia! Ma come si fa a dire una cosa del genere?
    Non voglio fare dei paragoni tra imperi, stati, blocchi, o peggio ancora, fare delle “classifiche” tra massimi sistemi, perché ciò risulta poco serio ed anche abbastanza scriteriato. Nonostante tutto, dissento con quanto Lucia ha scritto sopra.
    Non è facile analizzare la storia di un Impero durato seicento anni e retto nel corso della sua storia da uomini vissuti in epoche diverse. Non si può dire che l’impero turco sia stato un “impero di demoni amministrato da diavoli”. Né che sia stato governato dai vari regnati in modo “uniforme”. Tuttavia, bisogna affermare che per tutta la sua durata mantenne in modo pressoché “omogeneo”, picchi di assoluta intolleranza per i non islamici e dunque per gli infedeli.
    Per i cristiani-slavi fu un vero inferno!
    Mentre in tutti gli altri territori “infedeli” dell’Impero (ad es. Terra Santa , Grande Armenia, Assiria-caldea, Sirya, Caucaso,ecc) all’oppressione veniva spesso alternata la “pacifica dominazione”, nei Balcani, al contrario, veniva proposta una “continua belligeranza ritorsiva e da reazione”!
    Il Devshirme o “tributo di sangue” (ossia l’arruolamento forzato di giovani ragazzi “infedeli” nell’esercito ausiliario) è stata una pratica largamente utilizzata dai turchi in ogni epoca. E’ evidente che ancor oggi, molti popoli facciano molta fatica a dimenticare! Potremmo parlare di mattanze balcaniche di vario tipo, di “pirateria marittima sponsorizzata oltre ogni limite”, di tributi imposti a principi e regnanti riluttanti ad abbracciare la fede di “Mohammed”, o di indegne confische perpetrate in danno delle varie confessioni cristiano-orientali, o dei crudeli atti di guerra “civile” eseguiti dai vari “başıbozuk” o “teste guaste”, (assassini così efficienti da far impallidire qualsiasi commando mercenario al servizio della splendida Venezia!), o potremmo ancora accennare all’orribile Genocidio degli Armeni, che nel 1915 sotterrò 1,5 milioni di armeni, tutt’oggi negato da Erdogan e da Ankara!
    ….Ma come si fa a paragonare l’impero turco a quello asburgico?!?

    Concordo invece con quanto è stato detto sulla gente di Bosnia. I bosniaci non sono nient’altro che gli antichi croati e gli antichi serbi convertitisi all’Islam. La conversione all’Islam è stata indotta probabilmente dalla naturale propensione attrattiva del conquistatore sulle genti dominate, e dunque da ragioni dipendenti da opportunismi politici, o da varie altre necessità. Si parla addirittura di territori abitati da “sette cristiane” in fuga verso l’Islam!
    Gli albanesi, nell’”Oceano Slavo”, fanno storia a sé! Si trovano ad essere un po’ come i greci, i rumeni, i magiari o i rom: “non turchi – si trovano circondati da un Mare Slavo”!

  10. Osservazione grossolana: I diritti dei sudditi erano meglio garantiti nell’impero austro-ungarico o nell’impero ottomano.
    Quando il primo scomparve furomo in molti a rimpiangerlo, in primis Churchill. Non ricordo niente di simile per quello ottomano

  11. Erdogan punta ad espandere la Turchia che si è sviluppata grazie alla centralità acquisita con la fine del comunismo.
    Praticamente Istambul (ma anche Smirne) è il baricentro commerciale dell’Eurasia cristiana, un baricentro musulmano.
    Gli albanesi sono indoeuropei, prima che musulmani, i turchi sono uralo-altaici di lingua ma caucasici di razza (come gli azeri).
    Quindi a parte il fatto di essere musulmani sunniti non hanno niente in comune.
    Anzi, hanno convertito gli albanesi a forza, se vogliono riprovarci con gli altri europei facciano pure, però prima escano dalla NATO.
    E del resto in Asia centrale nell’alto medioevo c’erano khan Tutchi cristiani nestoriani convertiti a forza dagli arabi, pure loro.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com