Con poco buon gusto ma parecchio significato, lo scultore e satirista céco David Cerny (già conosciuto per le polemiche seguite alla sua scultura Entropa) ha installato un enorme dito medio di fronte al Hrad e ai palazzi della politica di Praga. Secondo Open Europe, “i sentimenti di Cerny sono largamente condivisi e indicano una generale disillusione verso la classe politica, in vista delle elezioni”. A Praga infatti si vota questo venerdì e sabato, per il rinnovo del parlamento. E dopo le elezioni presidenziali che hanno portato al Hrad il post-comunista Miloš Zeman, può darsi che i socialdemocratici riescano ad issare il loro vessillo anche sull’organo legislativo.
Le elezioni, anticipate di sette mesi rispetto al termine della legislatura, si sono rese necessarie per la caduta della coalizione di centrodestra guidata dal partito ODS, a seguito di una serie di bizzarre accuse di corruzione che hanno coinvolto il primo ministro Petr Nečas, l’amante, la (ex) moglie, e i servizi segreti statali. Il governo tecnico di Jiří Rusnok, nominato per traghettare il paese alle elezioni, ha tuttavia perso l’appoggio del parlamento, precipitando la Repubblica Céca ad elezioni anticipate.
Rispetto ai risultati del 2010, i sondaggi prevedono il crollo verticale dei partiti di centrodestra, con ODS, oggi giudato da Miroslava Němcová, che passerebbe dal 20% al 6,5%. Il resto del centro e della destra è frammentato in un caleidoscopio di partitini personalistici, come Top09 del candidato alla presidenza della repubblica Karel Schwarzemberg (che passarebbe dal 16% al 9%), Ano2011 del “Berlusconi di Boemia” Andrej Babiš (che alcuni considerano come la possibile promessa del centrodestra céco, con oltre il 15% di preferenze potenziali) e Úsvit fondato dall’imprenditore céco-giapponese Tomio Okamura. Persino il partito del presidente Zeman, SPOZ, è messo male per via dell’impopolarità tra i céchi dell’interventismo politico del presidente.
Ne guadagnano specularmente i partiti di sinistra, con i socialdemocratici del ČSSD al 26% e pure i comunisti del KSČM al 18%. Se ciò fosse confermato nelle urne, si prospetterebbe la possibilità di un governo socialdemocratico con l’appoggio esterno dei comunisti – qualcosa di mai visto nella politica céca post-socialista – nonostante i socialdemocratici abbiano indicato la propria preferenza di trovare alleati al centro piuttosto del supporto esterno degli euroscettici e anti-NATO comunisti céchi. In ogni caso, per la prima volta Praga potrebbe trovarsi con un governo e una presidenza entrambi meno euroscettici di quanto siano stati dal momento dell’adesione all’UE.
In ogni caso, il fallimento di ODS prospetto un rivolgimento nella scena politica céca. Si annuncia un deconsolidamento del sistema politico, con diverse formazioni che si contenderanno il ruolo di pilone centrale di un nuovo centrodestra. A livello europeo, ne risentiranno probabilmente i conservatori euroscettici britannici di David Cameron, che assieme ad ODS e alla destra polacca del PiS costituiscono il gruppo di destra (“consevatori e riformisti”) del Parlamento europeo, il cui rinnovo, previsto per la primavera 2014, incombe.
Foto: AP
faccio presente che Zeman non è un ex comunista. Infatti a differenza di altri paesi dell’area il partito social-democratico ceco, di cui Zeman era leader, non deriva dal partito comunista cecoslovacco (che trova il suo erede nel partito comunista di Boemia e Moravia) bensì dal partito social-democratico pre-bellico ricostituitosi all’indomani della transizione dal comunismo
Penso che Zeman potrebbe aversene molto a male essendo definito ex o post comunista
saluti