I lituani, alla guida del semestre UE, vogliono un accordo commerciale con i paesi satelliti ex Urss e il Cremlino inasprisce i controlli alle frontiere baltiche: un guaio anche per i produttori lettoni ed estoni.
La guerra del latte fra Russia e Lituania è ufficialmente iniziata. Lo ha affermato il premier lituano Butkevicius, dopo che l’8 ottobre i doganieri russi hanno iniziato a bloccare le autocisterne di latte lituano dirette in territorio russo.
La Lituania infatti, come presidente di turno del Consiglio UE sta cercando di chiudere un accordo per incrementare le esportazioni alimentari, in particolare quelle del latte dall’Europa verso i paesi dell’ex Urss, come Azerbaigian, Georgia, Ucraina, Moldova. La cosa non piace affatto alla Russia, che ha tutto l’interessa a mantenere il controllo e la sua influenza, politica ed economica, sugli ex paesi satelliti. La disputa rischia di alimentare ulteriori tensioni Europa, in particolare tra i paesi baltici e il Cremlino. Sono già stati inaspriti i controlli alla frontiera fra Lettonia e Russia in direzione russa, per i veicoli commerciali, per rendere più difficile la vita alle aziende baltiche che esportano verso est.
Nei giorni scorsi la Russia aveva minacciato la chiusura delle frontiere alle importazioni di latte dai paesi baltici, per ritorsione. La Lituania pensa ora di rivolgersi al WTO per denunciare il comportamento del Cremlino. Ufficialmente la frontiera non è chiusa, ma i doganieri russi stanno trattenendo latte e prodotti caseari nei posti di blocco frontalieri, adducendo motivi burocratici e di controlli sanitari sui latticini.
Il timore per ripercussioni negative sulle esportazioni di latte e prodotti caseari verso est è avvertito anche da Lettonia ed Estonia, che presto potrebbero essere coinvolte, loro malgrado, nella guerra del latte.