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La gente vuole un’altra cosa, parola di Alain Delon. Riflessioni sul Front National

Le parole con cui il celebre attore francese ha commentato la vittoria del Front National di Marine Le Pen, nella tornata elettorale svoltasi a Bignoles, rivelano molto più di quanto il gattopardesco Tancredi avesse intenzione di dire. In Francia i sondaggi di voto danno il FN primo partito in vista delle elezioni europee di Maggio (con il 24% dei voti), e questo sta scatenando un vero e proprio terremoto politico, molto più della vittoria elettorale di Bignoles, ottenuta in un feudo del partito di estrema destra.

E che sia di estrema destra, nonostante i tentativi della Le Pen di accreditare un’immagine più “soft” rispetto al passato, sono proprio i francesi a riconoscerlo. Mentre la classe politica si allarma, anche la Francia vede crescere il consenso verso soluzioni politiche, ma dai temi fortemente sociali, lontane dalle modalità con cui i partiti politici tradizionali hanno governato fino ad oggi, come dice Alain Delon la gente “vuole un’altra cosa”. Marine Le Pen sostiene di voler diventare il punto di riferimento dei “dimenticati”, ponendo il suo partito al di là della destra e della sinistra, facendo del populismo un cavallo di battaglia annacquato da un’acquisita presentabilità, lontana dal cameratismo del padre della (nuova) stella del panorama politico francese.

Ma qualcosa non torna, da qualunque punto si affronti la questione. La democrazia ad excludendum può essere definita democratica? Il recente caso greco potrebbe diventare un pericolosissimo precedente, con una incredibile confusione di piani tra ordine pubblico e sfera politica, dove per l’azione di un militante viene accusato l’intero partito, probabilmente la classica questione che potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Tornando alla Francia, che sembrerebbe sempre più nera, la percezione del successo del FN sembra andare nella direzione della fine di una fase storica, la famigerata ed onnipresente crisi ha fatto saltare la pietra posta sugli sconfitti della Seconda Guerra Mondiale, ed il nemico è tornato. Questo il messaggio che traspare da ogni campagna di indignazione a seguito di un successo elettorale di un partito di estrema destra.

Ma la gente “vuole un’altra cosa”, e forse alla popolazione, almeno ad una parte di essa, le parole non interessano molto, tantomeno le ideologie; come si diceva una volta “Franza o Spagna purché se magna”. Di sicuro il favore nei confronti del FN è sintomo di sfiducia verso la classe politica, ma forse leggerlo come voto di protesta rischia di essere estremamente riduttivo, diminuendo notevolmente le possibilità di comprensione delle motivazioni del voto. Che il Front National sia forte a livello locale non dovrebbe stupire, essendo un elemento abbastanza comune a tutti i movimenti di estrema destra, per via di una classe politica, destra e sinistra che sia, lontana dai cittadini e dai loro bisogni, persa nel tecnicismo che trasforma la politica in amministrazione burocratica fondata sugli indici statistici, e sui tanto temuti sondaggi.

La grande scommessa per Marine Le Pen sarà quella di avere un partito forte a livello nazionale, evitando di fare del FN un partito dai larghi consensi soltanto a livello locale, e quindi legato a interessi particolaristici, oppure che diventi, in caso di elezioni europee, cassa di risonanza per lo scontento dovuto alle politiche dell’Unione. Il futuro del FN, e delle altre destre europee, potrebbe quindi diventare una cartina di tornasole per la stessa Unione Europea, e di una sua possibile “via imperiale” dove il centro si rivolge direttamente alle unità politiche di base saltando i livelli amministrativi intemedi. Ma in ogni caso la corsa all’allarmismo è già partita, e sembra che i concorrenti ancora una volta della realtà che li circonda non abbiano capito nulla.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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6 commenti

  1. Ultimamente ho letto su un quotidiano italiano che un gruppo di intellettuali della Sinistra francese vuole proporre l’abolizione delle festività cristiane. Perplesso mi domando c’entra qualcosa con la vittoria della Le Pen?

  2. Girello Destrorsi

    “la corsa all’allarmismo è già partita, e sembra che i concorrenti ancora una volta della realtà che li circonda non abbiano capito null”.
    Quanta verità in sole due righe. E molto del successo di Le Pen è racchiuso proprio qui: i politici e i media non capiscono. E la gente – giustamente – alla fine sceglie e vuole “un’altra cosa”.

  3. Dal mio punto di vista (non sono l’autore del pezzo) il successo della Le Pen si deve a diversi fattori: l’abortito percorso di unità europea, fermo nelle secche del burocratismo e ammalato di austerità; la fine del pensiero “alternativo” novecentesco, fosse socialista, comunista o anarchico, e l’assenza di un sostituto, così che oggi la “sinistra” è priva di identità e manca una reale alternativa nel pensiero politico ed economico europeo; il progressivo collasso dello stato nazionale e delle sue istituzioni (più o meno) democratiche; lo sradicamento culturale (da qui la “nostalgia” per le radici anche religiose) in nome di un cosmopolitismo di facciata, propagandato da venditori di beni di consumo (qualcuno direbbe “globalizzazione”); il diffondersi di un ceto mediomedio, di cultura mediamedia, ma con aspirazioni altoborghesi, spaventato dal futuro e dal presente, incapace di immaginare il domani e per questo tentato dall’ordine.

    m.z.

    • Ma è veramente qualcosa di nuovo? Non so; nel 2002 Le Pen (padre) arrivò al ballottaggio delle presidenziali. Oggi il partito di sua figlia ha conquistato un comune di 15.000 abitanti nell’entroterra provenzale. Mi sembra si stia dando troppa importanza ad un evento paragonabile alla vittoria del M5S ad Assemini e Pomezia alle scorse amministrative (e Pomezia è pure grande il triplo di Brignoles).

      • Mi permetto di dire la mia, in quanto autore dell’articolo. Un grande manuale di dottrine politiche resta Il Gattopardo, Se si pensa al FN secondo criteri tanto di moda oggi, ossia la mediaticita’, l’ossessione dei dati e dei numeri, l’effimera eternita’ del presente che cosi’ bene permette un elegante disimpegno, no; il FN non e’ nulla di nuovo. Ma se si ragiona sui tempi lunghi, come lunghi erano i libri di “storia della civilta’” che nessuno legge piu’ allora le cose cambiano e il FN, o piuttosto la non ostilita’ nei suoi confronti da parte della popolazione, diventa fenomeno radicalmente nuovo. Certo il M5S che vince a Pomezia e’ risibile e non degno di nota. ma l’esistenza del M5S e le questioni che pone, nella tragica incapacita’ dei suoi esponenti, sono assolutamente dirompenti e minano alla base il mondo sociale fino ad oggi conosciuto. Ma le cose bisogna vederle, e oggi non molti sono in grado di farlo, tantomeno un umile cronista come il sottoscritto.

  4. uno spettro si aggira per l’europa… austria, grecia, italia, francia . I cosiddetti “populisti” avanzano . cosa hanno in comune ? il welfare per molti sta scomparendo , la coperta diventa sempre più corta ed a questo i partiti tradizionali non sano dare risposte (tranne forse nel nord europa) anzi, si rifiutano proprio di rispondere. difronte all’ostinazione di soggetti sempre più numerosi e sempre più marginali che rifiutano di essere declassati a soggetti di serie B, che pretendono di avere diritti e/o privilegi collegati ala cittadinanza mentre vedono che i potenti non li vedono e li confondono con la moltitudine proveniente dal terzo mondo. Fin quando smettono di votare poco male , ma quando pretendono la rappresentanza cominciano i guai. per ora la risposta è l’alleanza fra popolari e socialisti, che hanno scoperto di non avere poi tante differenze tranne le bandierine, coalizzati per escluderli. ma l’area del disagio avanza e …

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