La grande coalizione tra SPÖ e ÖVP perde voti ma mantiene la maggioranza. Terzo partito la destra della FPÖ, quarti i Verdi. La BZÖ haideriana scende ad un terzo dei voti del 2008 ed è fuori dal Nationalrat, a favore degli euroscettici del Team Stronach e dei liberali di NEOS che passano la soglia del 4%. I prossimi cinque anni potrebbero essere gli ultimi, per l’alleanza tra popolari e socialdemocratici a Vienna.
I dolori della grande coalizione al governo. L’ultradestra avanza, anche se perde pezzi
Devono aver tirato un sospiro di sollievo i vertici di SPÖ e ÖVP, domenica sera: la grande coalizione a guida socialdemocratica che governa l’Austria dal 2006 soffre ma mantiene per un pelo la maggioranza del Nationalrat, il parlamento viennese, con 98 seggi su 183. Entrambi i partiti perdono terreno (meno 4 seggi i socialdemocratici, meno 5 seggi i popolari ), ma insieme si garantiscono il voto del 50,9% dei cittadini austriaci. Il peggior risultato dalla fine della seconda guerra mondiale, ma abbastanza per proseguire con lo stesso governo a guida Feynmann-Spindelegger. I due leader dovranno però darsi una mossa, se non vogliono che questa sia l’ultima elezione vittoriosa dei prossimi decenni, per i loro partiti: “Gli elettori ci hanno dato un avvertimento. Non possiamo continuare come prima”, ha commentato Spindelegger.
Alle loro spalle sta l’ultradestra, la FPÖ che si assicura 43 seggi (+9) e il consenso del 21,4% degli elettori. Il partito oggi guidato dal 44enne Heinz-Christian Strache (HC per gli amici) ha ormai superato lo shock della morte di Joerg Haider nel 2008 e della scissione dei neo-haideriani della BZÖ. I suoi livelli di consenso non sono ancora quelli del 1999, quando Haider arrivò a raccogliere il 26,9%, ma neppure quelli del 2002, quando il partito crollò al 10% a seguito del Knittefeld Putsch. Con uno stile in continuità con Haider, Strache ha fatto appello ai voti dei giovani e delle regioni rurali, con un discorso semplice e centrato sulla priorità dei diritti degli austriaci rispetto agli immigrati, l’illegalità dei bail-out europei e la possibilità che il suo paese abbandoni l’euro.
Proprio la BZÖ a queste elezioni scompare dal Parlamento, vedendo il proprio consenso ridotto ad un terzo di quello del 2008, dal 10,7% al 3,6%. Tutti voti che sono rientrati in seno alla FPÖ, ma anche che si sono suddivisi tra i nuovi partiti presenti alle elezioni: gli euroscettici del Team Stronach e i liberali di NEOS.
Le novità della tornata elettorale: l’ingresso degli euroscettici e il ritorno dei liberali
Per la prima volta da decenni, infatti, due nuovi partiti entrano in Parlamento. Da una parte il movimento fondato dall’81enne miliardario austro-canadese Frank Stronach, già politico conservatore in Canada, che raccoglie il 5,79% dei voti e si garantisce 11 seggi. Il Team Stronach, benché fondato solo un anno fa, ha già potuto godere del generoso finanziamento pubblico austriaco grazie alla defezione a suo favore di 5 parlamentari BZÖ della scorsa legislatura. Con una piattaforma politica euroscettica e populista, che non si allontana troppo da quella dei vicini tedeschi di Alternative für Deutschland, Stronach propone il ritorno allo scellino, il taglio della burocrazia statale e una flat-tax sui redditi al 25%, oltre alla fine della coscrizione obbligatoria e l’uso di elezioni primarie. A differenze dei post-haideriani di FPÖ e BZÖ, il Team Stronach non è contrario all’immigrazione.
Alle spalle di Stronach, entra al parlamento viennese anche il movimento liberale NE.OS. (Nuova Austria) con 4,8% di voti e 9 seggi. Fondato sul Liberal Forum (LiF) e sui Giovani Liberali (JuLis), NEOS potrebbe essere definito un partito “liberale, liberista e libertario”: tra i punti programmatici del Liberal Forum vi sono la promozione delle privatizzazioni, la liberalizzazione delle droghe leggere e degli orari di apertura dei negozi, l’uguaglianza di diritti per gli omosessuali e l’innalzamento della soglia d’età per il diritto di voto (in Austria possono votare alle elezioni anche i sedicenni). Se dovesse consolidarsi nella politica austrica, NEOS potrebbe riprendere la postazione centrista dei liberali, espulsi dal Parlamento da Haider negli anni ’90, e costituire un naturale futuro alleato per i popolari se non per la grande coalizione.
Infine, il quarto partito del paese si confermano i Verdi, con l’11,5% dei voti e 22 seggi, due in più della volta scorsa, ormai consolidati come una delle quattro maggiori forze politiche del paese. Se anche loro dovessero continuare a crescere in futuro, la politica austriaca attualmente sulla difensiva potrebbe tornare ad una dialettica politica tra un campo progressista (socialdemocratici e verdi) e un campo conservatore (popolari e liberali), con i populisti (FPÖ e Team Stronach) come opposizioni non coalizzabili.
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