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AZERBAIGIAN: Aliyev verso la riconferma. La democrazia è solo una formalità?

Manca ormai poco al 9 ottobre, data nella quale i cittadini azeri saranno chiamati alle urne per eleggere il prossimo presidente della repubblica. Quelle che saranno le settime elezioni presidenziali del paese dal momento dell’indipendenza, però, sembrano dover rappresentare niente di più che una semplice formalità. In un contesto dove l’opposizione viene continuamente accusata e screditata, e chi ne fa parte preso di mira, si assisterà infatti all’ennesima riconferma del presidente uscente Ilham Aliyev, che così allungherà ulteriormente un mandato che dura ormai da dieci anni, da quando in seguito alle presidenziali del 2003 assunse la guida del paese prendendo il posto del padre Heydar.

Tra la popolazione azera c’è sicuramente voglia di cambiamento, ma allo stesso tempo il paese versa in uno stato di rassegnazione e sfiducia nei confronti del processo elettorale. In un paese dove concetti come “democrazia” e “libertà d’espressione” fanno evidentemente paura alle autorità, e dove il governo controlla la quasi totalità dei media, difficilmente si potranno tenere elezioni libere.

Non ci saranno quindi significativi passi avanti rispetto alle elezioni presidenziali del 2008, le quali vennero boicottate dalla maggior parte dei partiti d’opposizione come segno di protesta contro i brogli elettorali. Un anno più tardi, nel 2009, Aliyev riuscì a far abrogare il preesistente limite massimo di due mandati presidenziali, in modo da potersi ripresentare alle attuali elezioni e portare avanti la propria “dinastia” iniziata dal padre.

A sfidare il presidente Aliyev si sono presentati nove candidati, i quali però hanno dovuto fin da subito difendersi dagli attacchi messi a segno dal governo in carica, che ha messo in atto una vera e propria campagna di diffamazione nei confronti dei candidati dell’opposizione.

Ne sa qualcosa Ali Kerimli, leader del Partito del Fronte Popolare dell’Azerbaigian (Azǝrbaycan Xalq Cǝbhǝsi Partiyası), il cui figlio è stato arrestato a Baku durante un comizio a sostegno del candidato Camil Hasanli, con l’accusa di aver distrutto intenzionalmente alcuni manifesti degli altri candidati alla presidenza. L’arresto del figlio di Kerimli è stato un chiaro tentativo da parte delle forze governative di gettare fango sull’immagine del leader di AXCP, uno dei principali alleati di Hasanli, candidato sostenuto da buona parte dell’opposizione.

Un altro candidato preso di mira dalle autorità è stato Rustam Ibragimbekov, sceneggiatore cinematografico prima che politico, il quale è stato escluso dalla corsa elettorale a causa della sua doppia cittadinanza russa e azerae per non avere mai risieduto per almeno dieci anni consecutivi in Azerbaigian.

Non contento, il regime di Aliyev ha cercato di “sistemare” anche la stampa d’opposizione. Dopo anni di minacce e ritorsioni, però, il governo sembra aver sperimentato una nuova strategia, passando questa volta alla corruzione. Il presidente Aliyev ha infatti messo a disposizione dei giornalisti che lavorano per testate d’opposizione numerosi appartamenti, a suo dire “per dimostrare che in Azerbaigian non c’è alcuna discriminazione politica contro la stampa”.

In realtà il governo per poter avere un maggiore controllo sulla stampa d’opposizione ha cercato di fare leva su tutti quei giornalisti che, percependo uno stipendio misero, fanno fatica ad arrivare a fine mese e non riescono a permettersi di pagare l’affitto. C’è stato ovviamente chi ha rifiutato, ma c’è stato anche chi, di fronte a serie difficoltà economiche, si è visto costretto ad accettare l’offerta.

A complicare ulteriormente la situazione c’è la grande tensione che intercorre tra le principali forze d’opposizione del paese, le quali, invece di cercare di fare fronte comune contro il favorito Aliyev, si attaccano a vicenda. Il culmine di questi attriti si è verificato durante un dibattito televisivo al quale erano presenti tutti e nove  i candidati dell’opposizione. Il dibattito è degenerato velocemente, fino a quando un nervoso Hafiz Haciyev, candidato del Partito Musavat, ha scagliato una bottiglietta d’acqua contro il già citato rivale Camil Hasanli, il quale aveva preso la parola per criticare Haciyev e gli altri candidati oltre che condannare la dilagante corruzione del governo in carica.

Tutti questi presupposti fanno capire come dalle elezioni del 9 ottobre non ci si possa aspettare un clamoroso colpo di scena; con tutta probabilità si assisterà infatti all’ennesima passerella trionfale del presidente Aliyev, destinato di questo passo a restare a capo del paese ancora per molto tempo.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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