Istanbul, la meravigliosa “porta d’Oriente” capitale storica dell’impero romano, bizantino e ottomano, è oggi, grazie alla sua bellezza, al suo immenso patrimonio artistico-culturale e alla sua strategica posizione di “cerniera” tra la civiltà europea e quella islamica medio-orientale, al centro del panorama internazionale.
Nonostante i violenti scontri di piazza del maggio scorso, le problematiche legate al conflitto siriano e la recente bocciatura della candidatura di Istanbul come città organizzatrice delle Olimpiadi del 2020, la Turchia sta vivendo un boom economico senza precedenti. Ad Istanbul sono in atto grandiosi progetti come la costruzione del terzo ponte sul Bosforo, il progetto Marmaray, che prevede la costruzione di un tunnel ferroviario sotto il Bosforo che possa collegare Europa ad Asia e la realizzazione di un nuovo aeroporto internazionale che sarà il più grande al mondo.
Un’energia straordinaria pervade la città. Inaugurazioni di negozi alla moda, di gallerie d’arte e di grandi centri commerciali sono all’ordine del giorno.
I grattacieli dei moderni quartieri di Maslak e Levent, cuori pulsante del business, negli ultimi dieci anni hanno radicalmente cambiato lo sky-line della città e continuano a nascere ad un ritmo forsennato.
Nel 2005 è stato lanciato un ambizioso piano di riqualificazione urbana che nel giro di quindici anni dovrebbe portare alla distruzione di un milione di vecchie case pericolanti, fuori norma e a rischio sismico e al trasferimento degli abitanti in case più moderne e sicure. Il progetto, che coinvolge trenta comuni e un centinaio di quartieri, si sta però rivelando un vero e proprio sfregio al patrimonio culturale e storico della città a fini speculativi e, dal punto di vista sociale, un disastro.
Nel 2009 il quartiere di Sulukule, situato nella municipalità di Fatih all’interno delle Mura di Teodosio, storicamente abitato da comunità rom, è stato letteralmente raso al suolo. I terreni sono stati acquistati a prezzi stracciati da esponenti politici, da membri del loro entourage e da altri appartenenti dell’èlite cittadina. I proprietari delle abitazioni sono stati obbligati a vendere ad un prezzo ampiamente sottomercato stabilito dal Toki (la direzione centrale degli alloggi) e dal comune di Fatih. Centinaia di famiglie sono state costrette a trasferirsi in palazzoni di cemento messi a disposizioni dal Toki in periferia della città, ad una quarantina di Km dal centro, a patto di corrispondere per quindici anni un mutuo di 250 lire turche (circa 125 euro), una cifra insostenibile per la maggior parte di queste persone, che vivono senza un reddito mensile fisso. Molte famiglie, non riuscendo a pagare le rate del mutuo e le spese delle bollette di riscaldamento e elettricità hanno dovuto abbandonare le nuove case e si sono ritrovate per strada.
Il mega progetto di riqualificazione urbana è oggi in pieno svolgimento ed altri quartieri di vitale importanza storica della comunità di Fatih come Balat, Fener, Zeyrep, Suleymaniye e il quartiere di Tarlabasi sono coinvolti in questa epocale trasformazione urbana. Gli abitanti di questi millenari quartieri, una volta abitati da comunità di ebrei, armeni e greci ed oggi in gran parte da poveri immigrati dell’Anatolia giunti qui negli anni ’50 e ’60, stanno subendo la stessa triste sorte di quelli di Sulukule. Nel giro di pochi anni le vecchie case in legno e le storiche abitazioni in stile ottomano saranno interamente sostituite da moderne e sicure villette a schiera. Nuove attività commerciali e locali alla moda cambieranno per sempre il carattere di questi storici quartieri.
La povertà e la marginalità non sono in linea con la nuova immagine moderna e internazionale che si vuole dare alla città. Il destino di milioni di persone, l’incrinamento di legami sociali e la perdita dell’anima storica di Istanbul non paiono interessare ai nuovi padroni del business. La tigre del Bosforo sta correndo veloce verso il futuro e nessuno deve intralciarne la corsa.
Durante lo scorso inverno, nei tre mesi trascorsi ad Istanbul mi sono immerso con passione nel cuore dei pittoreschi quartieri di Balat, Fener, Suleymaniye, Zeyrek e Tarlabasi prima che fosse troppo tardi, ne ho respirato a pieni polmoni le incantevoli atmosfere ed ho conosciuto la straordinaria umanità delle persone che vi abitano.
Buon viaggio nel cuore della vecchia Istanbul: qui il reportage fotografico
Osservazione estemporanea: Nella stranissima Italia la costruzione di un ponte divide i cittadini secondo le opinioni politiche che hanno…..
peccato sì… è un vero peccato. Il progresso, quando si trasforma in solo progresso economico, è un regresso, in realtà. Al centro del progresso dovrebbe esserci l’uomo, il capitale mette invece il denaro e basta, tutto il resto non conta.