Alla cerimonia per commemorare i 69 anni dall’inizio dell’Insurrezione Nazionale Slovacca (SNP), che si è svolta nel 1944 sulle montagne della Slovacchia centrale, hanno partecipato il 29 agosto le più alte cariche dello stato, incluso il Presidente slovacco Ivan Gasparovic e il premier Robert Fico, insieme a numerosi parlamentari, ministri e diplomatici, e a due ospiti di eccezione – il Presidente della Romania Traian Basescu e il capo della Duma russa Sergei Naryshkin.
“Sono profondamente felice che ai festeggiamenti di quest’anno prendano parte anche amici dall’estero”, ha detto Gasparovic nel suo discorso rivolgendosi agli ospiti russo e rumeno. “Il pensiero antifascista sta cominciando a indebolirsi in tutta Europa, ha ammonito Gasparovic, e questa non è una buona base per una nuova architettura europea. In Europa c’è chi cerca di mettere in dubbio le vittime del nazismo e i trattati di pace che hanno formato la struttura base dell’Europa di oggi… La Slovacchia, tuttavia, rimane fedele al lascito della coalizione antifascista che riunì i movimenti di resistenza stranieri e nazionali e rimane fedele alla tradizione europea di antifascismo, perché è quella che ha guidato il paese nella costruzione di uno Stato democratico” ha affermato il Presidente.
Il Primo ministro Fico ha detto che nonostante la Slovacchia sia una piccola nazione, combattenti slovacchi hanno partecipato alla rivolta di Varsavia così come in Italia, contro il regime di Benito Mussolini, in Francia e altrove. “Tenete la testa alta, fratelli slovacchi, non c’è niente di cui dovremmo vergognarci”, ha evidenziato Fico. “Come Martin Luther King, potrei dire che anche io ho un sogno, un sogno che è diventato vero quando una Slovacchia libera e indipendente da 20 anni si è meritatamente guadagnata una buona reputazione in Europa“, ha detto il Premier.
(Buongiorno Slovacchia); Foto Min-DifesaSR
Oh! finalmente qualche risposta (perlomeno ufficiale) a questo strisciante ma puzzolente, mefitico, lezzo neofascista che ogni tanto spira ora dall’Ungheria di Jobbik e Orban, ora dalla Francia della Le Pen, così come dall’italietta di Borghezio e Berlusconi. Che la Slovacchia dimentichi Monsignor Tiso su cui soffiava una Germania nazista in funzione anticeca. Ora che il piccolo stato ha il suo posto in Europa che trionfi un Europa dei popoli che si butti alle spalle ogni “patto col diavolo”.