In Russia, come un tempo nell’URSS, è rischioso non solo fare l’oppositore, ma anche combattere la corruzione. Qualche giorno fa un tribunale di Mosca ha riconosciuto colpevole di frode fiscale l’avvocato Sergej Magnitskij, la cui morte in carcere quattro anni fa ha dato il via ad uno scontro diplomatico fra Stati Uniti e Russia. È la prima volta nella storia sovietica e russa che una persona viene giudicata in tribunale dopo la sua morte. Non succedeva neppure sotto Stalin. Magnitskij rappresentava a Mosca gli interessi della “Hermitage Capital Management”. Nel 2008, l’avvocato denunciò una rete di corruzione che coinvolgeva funzionari del fisco russo, accusati di aver sottratto una somma pari a oltre 200 milioni di dollari. Subito dopo la denuncia alle autorità, Magnitskij è stato però accusato a sua volta di frode fiscale e arrestato. Nel 2009 l’avvocato, che soffriva di pancreatite, è morto in carcere dove sarebbe stato sottoposto a pestaggi. L’anno scorso il Congresso americano ha varato la “legge Magnitskij” che impone sanzioni ai funzionari russi responsabili di violazioni dei diritti umani.
L’8 settembre 2013 si svolgeranno le elezioni anticipate del sindaco di Mosca in seguito alle dimissioni del titolare Sergej Sobjanin. La sua candidatura a primo cittadino della capitale era stata annunciata anche da Aleksej Navalny, l’oppositore condannato ieri a cinque anni. Subito dopo aver appreso della condanna, Navalny ha rinunciato alla candidatura. Peccato, perché la sua presenza ai vertici del comune moscovita avrebbe forse contribuito a ridurre la corruzione che vi impera. Sia Sobjanin che il suo predecessore Jurij Luzhkov se ne erano resi colpevoli. Il capo del partito liberale “Jabloko”, Sergej Mitrokhin ha ricordato il caso di 103 miliardi di rubli ricavati dal comune con la vendita di una banca e una compagnia di assicurazioni non sono mai entrati nelle casse comunali e non si sa che fine abbiano fatto.