L’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov è diventata uno scandalo nazionale. I giornali si rincorrono cercando di strumentalizzare la vicenda a favore di questa o quella parte politica. Ma la realtà è assai più complessa e molte sono le zone grigie. Cominciamo da lui, chi è Mukhtar Ablyazov?
Affarista kazako ritenuto un giovane di belle speranze, assai vicino al regime del presidente Nazarbayev, si arricchisce (come molti altri) in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. Verso la fine degli anni Novanta viene nominato ministro per l’Energia. Quello dell’energia è un settore strategico in Kazakhstan, una gallina dalle uova d’oro su cui tutti, dentro e fuori il paese, vogliono mettere le mani. Qui iniziano i suoi guai. Accusato di corruzione, incarcerato, viene poi “perdonato” dal presidente Nazarbayev e torna alla vita politica fondando un partito di opposizione. Ma l’opposizione, in Kazakhstan, è fantoccia e serve al regime per legittimarsi al potere. Oppure è finanziata (e protetta) dalle potenze occidentali. Ablyazov più che alla politica pensa però agli affari e conquista la banca kazaka BTA incrementandone il volume di affari grazie ad una congiuntura economica favorevole.
Quando nel 2009 Nazarbayev decide di nazionalizzare la BTA per tamponare gli effetti della crisi esplosa in America, Ablyazov fugge a Londra accusando il Presidente kazako di espropriazione. Mentre le autorità kazake dichiarano di avere scoperto un ammanco in BTA pari a 6 bilioni di dollari, le autorità inglesi offrono riparo al fuggitivo, arrivando nel 2011 a concedergli asilo politico ritenendolo in pericolo di vita nel paese d’origine. Ablyazov è inoltre sospettato dal governo kazako di essere l’organizzatore dei sanguinosi fatti di Zhanaozen del 2011, dove una protesta operaia si concluse nel sangue.
A Londra il dissidente fa una vita sfarzosa, compra diverse ville e si riempie di beni di lusso. Le autorità inglesi rifiutano richieste di estradizione provenienti sia dalla Russia che dal Kazakistan ma nel 2012 le cose cambiano. Forse da Astana fanno capire che la faccenda potrebbe avere dei risvolti nella vendita di gas agli inglesi, in ogni caso Ablyazov perde la protezione di Londra e la giustizia britannica gli ritira il passaporto e lo condanna a 22 mesi per reati fiscali. Il “dissidente” scappa così a Parigi mentre le autorità inglesi hanno cominciato vendere all’asta alcune sue proprietà. E di lui si perdono le tracce, fino a fine maggio 2013. Secondo gli 007 italiani sarebbe stato a Roma fino al 26 maggio con la moglie. Il blitz delle forze di polizia nella casa romana di Alma Shalabayeva si spiegherebbe dunque con la convinzione di trovarci anche il marito Ablyazov. Ma questa è un’altra storia, tutta italiana, di intrighi di potere malcelati e interessi politici contingenti.
Quel che conta è che Ablyazov non è un martire, né un dissidente perseguitato, ma uno dei tanti oligarchi caduti in disgrazia, gente non migliore dei suoi persecutori. Gente che ha dei nemici. La stampa che lo dipinge come una “vittima” o un “eroe” sbaglia di grosso. E’ uno che fa i suoi interessi. Esattamente come la stampa che usa questa vicenda per fini politici tutti italiani sorvolando sulla reale identità del “dissidente” kazako. Attenzione però, le furbate italiane hanno risvolti geopolitici, forse un po’ fantapolitici, che proveremo a raccontarvi in un altro articolo.
Di questo tipo di “dissidentI” ne abiamo visti parecchi (Khodorkovski, Berezovski ecc.), e concordo che sono generalmente dei poco di buono. Però qui non hanno consegnato Ablyazov al Kazakhistan, ma la moglie e soprattutto la figlioletta, che delle sue eventuali malefatte non hanno alcuna colpa. Questa è in ogni caso una vergogna per il nostro paese, le due donne adesso sono ostaggi di una dittatura.
Bell’articolo, molto interessante. Attendo il seguito adesso!
In italia abbiamo una Costituzione che ci vieta di estradare chiunque, anche il più orrendo dei criminali, in un Paese dove vige una dittatura dove rischia un trattamento disumano o la vita. Di mezzo ci sono andate la moglie e figlia di 6 anni, non certo colpevoli delle faccende dell’uomo, ma aventi il diritto di restare nel nostro paese per i motivi che ho detto prima. Bisogna scavare più a fondo in questa situazione.
non è la nostra Costituzione, è la Corte europea dei diritti umani che interpreta la Convenzione europea dei diritti umani del 1950 ad impedire le estradizioni in paesi dove vige rischio di tortura.
Scusate ragazzi, ma se posso dire la mia titolo e registro dell’articolo mi ricordano un po’ la campagna stampa orchestrata dalla stampa vicina al ministro Alfano (Il Giornale) e da qualche rivistina online che non si sa perché sia così vicina ai governi centro-asiatici (Geopolitica, Nodo di Gordio), intenta proprio a mettere in luce le malefatte di Ablyazov, come per dire che in fondo in fondo, se l’Italia ha deportato moglie e figlia…
Il punto è che Ablyazov è stato condannato dalla giustizia britannica e dunque, fino a prova contraria, ha commesso un reato: frode. Questo però, a mio avviso, non toglie che tecnicamente sia un dissidente e forse svia l’attenzione dal cuore di questa storia: la vergognosa prova dell’Italia. Saluti,
M.
Ciao Matteo
guarda, a me dei giornali di partito (o dei padroni dei partiti) e delle loro campagne stampa non interessa nulla. Nutro un certo disprezzo per quei giornali, per chi li dirige e chi ci scrive. Poi, come sai, su East Journal non ci curiamo molto dell’Italia quindi per noi il cuore della storia non sta in Alfano o nelle sorti del governo Letta. Come in altre occasioni, Timoshenko o Khodorkovskji, a noi interessa capire chi è un personaggio al di là della raffigurazione stereotipata che ne viene data.
Sovente queste raffigurazioni positive sono strumentali. E sovente sono strumentali a quella che genericamente viene chiamata “sinistra”. E Ablyazov non fa eccezione. Era invece giusto che si sapesse chi è il “dissidente”. E uso le virgolette in modo sarcastico poiché davvero quello non è un dissidente: Pasternak era un dissidente. Solzenycin era un dissidente. Un dissidente esprime la sua contrarietà al potere con la forza dell’intelletto. Non governa insieme al dittatore, non ne diventa ministro.
m.z..
Tra le critiche più comuni fatte a questo articolo vi è l’avere parlato del “dissidente” e non della moglie e della figlia, in fondo hanno estradato loro e non lui. Critiche giustissime, se non fosse che qui interessava parlare proprio del “dissidente”. Come detto da Matteo la politica italiana non rientra nei temi trattati da East Journal (a volte sfiorati, questo si) e quindi sembrano abbastanza fuori luogo parallelismi con giornali e correnti politiche, al punto da sembrare tali argomentazioni quasi in malafede e tentativo di trascinare East Jouranl in beghe per le quali qui non vi è spazio. E si badi bene che East Journal non si ritiene al di sopra o migliore, siamo ben lontani da ciò, consapevoli di vivere nel nostro tempo, tra fango e polvere.
Abbiamo taciuto di moglie e figlia non per calcolo ma per evitare di trascinare l’analisi su di un terreno emotivo che non ci compete. Tanti commentatori amano parlare dei diritti umani quando vi è interesse oppure esotismo, ed in questo caso l’interesse è lampante, almeno tra le righe.
A volta capita che lettori in buona fede siano indignati, ma spesso la buona fede porta ad essere “utile idiota” ed East Journal può essere criticato sotto molti punti di vista, ma non ha mai partecipato a tour organizzati in paradisi rivoluzionari, siamo di altra generazione. A noi hanno rubato i sogni, figurarsi cosa ci importa delle ideologie.
“Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”
(Eugenio Montale)
Ciao ragazzi, io non vi trascino proprio da nessuna parte, figurarsi in polemiche. Ho solo fatto notare che, per quanto non vi filiate l’Italia, qualcuno magari potrebbe notare una singolare convergenza con le patetiche campagne stampa degli amici italiani di Nazarbayev. Tutto qui.
M.