I primi dati dalle elezioni in Albania, mentre lo scrutinio prosegue (lentissimo), sembrano indicare una vittoria a mani basse per la coalizione di opposizione del Partito socialista (PS), guidata dal 48enne ex sindaco di Tirana, Edi Rama. Il PS sarebbe in testa in 11 dei 12 distretti elettorali del paese delle aquile, con l’eccezione di Kukes, ai confini del Kosovo, assicurandosi così 84 seggi su 140 in Parlamento contro i 56 del centrodestra.
Si sancisce così l’alternanza a Tirana, dove il Partito democratico di Sali Berisha (PD), di centrodestra, governa sin dal 2005, e dove i politici in attività sono ancora gli stessi dei primi anni ’90.
Berisha ha dalla sua l’adesione del paese alla NATO e la liberalizzazione dei visti per l’UE, ma soffre di un’immagine troppo autoritaria e del dilagare di corruzione e criminalità. Rama, già popolare sindaco di Tirana fino al 2011, punta ad accelerare l’integrazione nell’UE e ad introdurre misure di welfare finanziate da una tassazione progressiva sui redditi.
La campagna elettorale ha avuto un sapore tutto italiano, come racconta Leonard Barbieri: oltre al lavoro dei sondaggisti, si segnala uno speciale di Barbara d’Urso con partecipazione di Al Bano dalla Puglia, tutto a contorno dell’intervista all’ex presidente della repubblica Bamir Topi sceso in campo con un partito tutto suo.
Il voto si è svolto in maniera regolare, con un’affluenza alle urne del 53% (in realtà più alta, se si considera che un terzo degli elettori albanesi è residente all’estero), nonostante alcuni episodi sopra le righe. In mattinata, una sparatoria nella città di Laç nel nord del paese ha causato la morte di un attivista socialista e il ferimento di due attivisti democratici, di cui uno direttamente candidato. L’episodio, la cui dinamica è ancora incerta, è stato subito condannato dall’ambasciatore UE nel paese, l’italiano Ettore Sequi, che ha ricordato come “la violenza è inaccettabile, soprattutto in periodo elettorale”.
Nonostante l’episodio di Laç, il voto si è svolto in maniera pacifica e regolare nel resto del paese. “I cittadini hanno dato una lezione ai partiti politici, votando in maniera calma e in gran numero“, ha dichiarato la Coalizione degli Osservatori Domestici, un gruppo locale di osservazione elettorale. Tra i tanti elettorali “pendolari”, si segnalano 6.000 albanesi-kosovari che hanno attraversato la frontiera al valico di Vërmicë, e circa 30.000 greco-albanesi che sono entrati nel paese da Kakavija. Una grande parte degli elettori si trova in effetti all’estero.
Nel frattempo, il ministro degli interni Flamur Noka ha postato su facebook la foto della propria scheda elettorale votata, dichiarando: «Io ho votato, ho dato valore al mio diritto votando il numero della fortuna 44, Partito democratico albanese», infrangendo così ogni standard sulla segretezza del voto e sull’imparzialità delle istituzioni, specialmente quel ministero degli interni preposto all’organizzazione e alla condotta delle operazioni elettorali.
Prima di sera, entrambi i contendenti avevano già dichiarato vittoria: “L’Alleanza per un’Albania europea è sulla strada buona per ottenere i seggi che aveva previsto”, ha dichiarato Rama in una conferenza stampa alla chiusura dei seggi. “Tutti i nostri sondaggi interni dimostrano che i cittadini hanno votato in modo convinto per la nostra alleanza. Rama ha subito un’ulteriore sconfitta e sarà la sua sconfitta più grande e quella finale”, ha ribattuto la portavoce di Berisha, Majlinda Bregu. “C’è sempre un tempo per perdere, e oggi è il tempo di perdere con dignità“, è stato l’invito di Rama a Berisha, citando il Qohelet, mentre si diffondevano le proiezioni della vittoria socialista.
Secondo una prima valutazione dell’OSCE, le elezioni parlamentari del 23 giugno si sono svolte “in maniera competitiva, con la partecipazione attiva dei cittadini in tutta la campagna e un genuino rispetto delle libertà fondamentali. Tuttavia, il clima di sfiducia tra le due principali forze politiche ha contaminato il clima elettorale e ha reso più difficile l’amministrazione di tutto il processo elettorale”. “Il boicottaggio della Commissione elettorale centrale da parte dei partiti di opposizione dopo l’esonero controverso di uno dei suoi membri ha fatto sì che essa abbia condotto il resto del suo lavoro senza il quorum necessario per prendere decisioni chiave”, sottolinea l’OSCE, che si pronuncerà sulla regolarità dell’intero processo elettorale solo nei prossimi giorni. Le elezioni “sono state libere e abbastanza democratiche“ [free and quite fair] secondo il parere personale di Roberto Battelli, a capo della missione OSCE.
L’Albania non ha ancora visto una elezione pienamente libera e democratica dal termine del regime comunista nel 1992. La tenuta di queste elezioni è sotto stretta osservazione da parte dell’UE per decidere se garantire o meno a Tirana lo status di paese candidato e l’apertura dei negoziati d’adesione.
Foto: Giorgio Comai, Flickr