La Gran Bretagna presenta il referendum per uscire dall'Unione Europea

Il Partito conservatore britannico presenterà oggi un progetto di legge sul promesso referendum per l’uscita dall’Unione Europea a cui si è impegnato il primo ministro David Cameron. Il progetto dovrebbe aprire la strada a una consultazione popolare vincolante entro la fine del 2017, che deciderà sulla collocazione geopolitica e sul destino economico della Gran Bretagna per i prossimi decenni.

Ma i conservatori fanno parte di una coalizione di governo con i liberaldemocratici – contrari a uscire dalla Ue – e non hanno la maggioranza in Parlamento, dunque il successo del progetto referendario non è scontato, a meno che parlamentari di altri partiti non lo sostengano.

La decisione piuttosto inusuale di Cameron di ratificare la proposta è stata annunciata ieri sera nel corso della visita del premier negli Usa, e giunge quattro mesi dopo l’impegno a rinegoziare i termini dell’adesione britannica alla Ue e poi tenere un referendum entro la fine del 2017. Molti conservatori dicono di voler restare nel mercato unico europeo, ma abbandonando al tempo stesso altri aspetti della Ue che temono stiano diventando sempre più burocratici e antidemocratici.

Nonostante l’annuncio del progetto di legge, comunque, un centinaio di parlamentari conservatori euroscettici sembrano ancora intenzionati a sostenere nei prossimi giorni un emendamento che critica il governo per non avere anticipato il referendum.

Cameron è alla guida di un governo di coalizione da tre anni. Nel 2006 aveva intimato al proprio partito di “smettere di fare casino sull’Europa”, tema che divide i conservatori da decenni e ha contribuito anche alla caduta dei due precedenti premier, Margaret Thatcher e John Major. Ma ora la pressione è aumentata, anche per la popolarità crescente dell’Ukip (il Partito per l’indipendenza del Regno Unito) che, secondo i sondaggi, conta oggi sul 18% dei voti potenziali.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. E’ l’ultima speranza per l’Europa, che inglesi, polacchi, rumeni e baltici si tolgano dai piedi. Con loro l’UE non funzionerà mai, ci sono entrati solo per sabotarla per conto degli USA.

  2. Francesco Massi

    Che il Regno Unito fosse il cavallo di Troia americano all’interno della UE si sapeva da tempo. È molto difficile riuscire a trovare una decisione o una delibera comunitaria che non sia stata contestata aprioristicamente dai britannici. Del resto, fino a quando a Parigi c’è stato Charles De Gaulle, per Londra la UE è stata sempre off limits…http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/november/27/newsid_4187000/4187714.stm

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