di Claudia Leporatti
“Sono andata a Devescer. Ci sono andata per capire inanzitutto. Trovo molto diffiicile scrivere di qualcosa che non ho visto. Soprattutto questa volta che i media ungheresi hanno occultato e distorto molte informazioni, per quello che ne so. Credo che questo piccolo paese dovrebbe essere aiutato, adesso. Non dimenticato, come potrebbe avvenire dopo che la notizia si sarà sgonfiata”. Questo il breve messaggio di Claudia, in prima linea sul luogo del disastro. Ai lettori di East Journal il video da Economia.hu. Scrive ancora Claudia:
“I danni provocati dalla fuoriuscita di fango rosso tossico in Ungheria non sarebbero abbastanza gravi da qualificare il paese per un aiuto dal Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea. Lo ha dichiarato il Commissario UE Ton Van Lierop, con riferimento al fondo European Solidarity Found, creato nel 2002 per gestire in modo rapido, efficiente e flessibile agli stati di emergenza. Il fondo interviene soprattutto in caso di grandi disastri naturali con serie ripercussioni sulle condizioni di vita nelle regioni colpite, sull’ambiente e sull’economia. Il fondo si rivolge non solo ai paesi membri ma anche a queli che hanno presentato domanda per l’annessione.
Personalmente mi sembra grave che una societá con che produce rifiuti pericolosi non possegga una strategia da adottare in caso di incidente, anche se dal 2004 l’Ungheria ha modificato la denominazione di questi rifiuti, che non sono piú catalogati come “pericolosi”. Le responsabilitá dell’accaduto sono ancora lontane dall’essere attribuite con certezza. Per il momento, la MAL é stata statalizzata”.
Tappe del disastro di Ajka in breve
Lunedí 4 ottobre tonnellate di fanghi contenenti metalli pesanti sono esondate dal deposito, un lago di fanghiglia rossa contenente rifiuti di difficile smaltimento derivanti dalla produzione di alluminio dalla bauxite.
Giovedí 7 ottobre é stata rinvenuta una crepa di 47 cm nella parete nord del deposito. Nel fine settimana dai controlli é emerso che che la crepa si é fatta piú profonda di altri 7 cm, facendo temere una seconda fuoriuscita.
Il direttore della fabbrica di alluminio MAL, Magyar Alluminium Kft., é stato arrestato. Il suo avvocato difensore ha spiegato che l’arresto é avvenuto perché la MAL nel 2009 non avrebbe predisposto un piano per le emergenze. La dichiarazione é stata resa pubblica sul canale televisivo ungherese TV2 la sera di lunedí 11 ottobre.
Cara Claudia,
Una domanda: perché pensi che i media ungheresi abbiano “occultato e distorto molte informazioni” relativamente alla catastrofe?
Io, avendoli seguiti in diretta e in lingua mia, li ho trovati assolutamente informativi, senza l’ombra di diminuzione della portata del disastro, né delle conseguenze ambientali ed economiche dell’accaduto.
E una precisazione:
“dal 2004 l’Ungheria ha modificato la denominazione di questi rifiuti, che non sono piú catalogati come “pericolosi”.”
E’ vero. Ma bisogna aggiungere che questa modifica e’ avvenuta in seguito e a causa dell’adesione dell’Ungheria all’UE e all’adozione dei criteri di classificazioni vigenti nell’Unione.
Ebbene sí: pare che questo materiale, altamente tossico, catalogato fino al 2004 come “pericoloso” in Ungheria non e’ catalogato con la stessa denominazione nell’UE e dunque la modifica e’ stata obbligatoria per questioni di compatibilita’ con l’Unione.
Interessante, vero?
Gent.ma Ágnes,
grazie per la tua utile precisazione, provvedo a correggere il testo originale!
Un saluto,
Claudia