Come avevamo previsto, la Bulgaria esce da queste elezioni ingovernabile. Con il 69.4% di voti scrutinati, il partito conservatore Gerb, guidato dal controverso leader Boyko Bosirov, si attesta al 31.4% dei voti. La Coalizione per la Bulgaria, guidata dal Partito socialista, si ferma al 27,4%. Il partito centrista Movimento per i diritti e la libertà (Dps che rappresenta la minoranza turca è stabile intorno al 9% e gli ultranazionalisti di Ataka raccolgono il 7,5%. Bulgaria per i cittadini, partito di Meglena Kuneva, già commissario europeo per i consumatori, che cercava di raccogliere i delusi del Gerb, galleggia intorno al 4%, soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento. Poco sotto il 4% anche i
Nessuno dei partiti ha voti sufficienti per formare un governo monocolore. Con questi dati una coalizione tra Gerb e Ataka si attesterebbe intorno ai 115 seggi, poco sotto la soglia dei 123 necessari ad avere una maggioranza in Parlamento. Tuttavia, benché alleati nel governo uscente, il leader di Ataka, Volen Siderov, ha dichiarato di non volersi più unire in coalizione con Gerb. In generale la strategia degli altri partiti sembra quella di voler isolare Gerb, riconosciuto dall’opinione pubblica come corrotto e colluso con la mafia bulgara. Una coalizione tra socialisti e il partito della minoranza turca sembra l’ipotesi più accreditata ma i numeri potrebbero non bastare. Ecco allora che spunta l’ipotesi del “governo di programma” che riunisca tutti i partiti contrari a Gerb, ma non è da escludersi che alla fine Ataka e il partito della Kuneva accettino la proposta indecente di un governo con Borisov. Uno scenario italiano si profila all’orizzonte, anche se dalle parti di Sofia manca l’utile democristiano e un uomo come Borisov, che può contare su molti appoggi occulti, dal crimine organozzato ai servizi segreti, non si farà spodestare facilmente.
In quelle che sono pur sempre elezioni di un paese membro dell’Unione Europea si è registrato l’inquietante sequestro di 350mila schede false, già votate, in una tipografia nei dintorni di Sofia. Intanto la protesta dei cittadini continua: alcune centinaia di persone si sono riversate davanti al Palazzo della Cultura dove si tenevano le conferenze stampa dei vari partiti, abbattendo le recinzioni e irrompendo nell’edificio. La Bulgaria, paese più povero d’Europa, evidenzia la precarietà della propria democrazia e attraversa quella che sembra essere una delicata fase di transizione. Verso cosa?
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Foto Petar Petrov/AP