FOCUS: Elezioni ucraine/4 – La "pasionaria" Timoshenko

Yulia-tymoshenko

Julija Timošenko, la “pasionaria” che si fece conoscere al mondo come il braccio destro di Yushenko durante i fatti della “rivoluzione arancione” è ora antagonista di Janukovyc per la poltrona di Presidente dell’Ucraina. Nata nel 1960 iniziò la sua carriera all’interno del Komsomol, l’organizzazione dei giovani comunisti. Si laureò in economia all’Università Statale di Dnipropetrovsk nel 1984. Nel 1989, come dalle iniziative della Perestrojka, fondò e diresse la casa videografica del Komsomol (che ebbe abbastanza successo), e in seguito la privatizzò.

Tymošenko tentò la scalata del potere sotto il sistema sovietico, ma fu dopo la sua caduta che assunse un ruolo di particolare rilievo, dirigendo svariate compagnie di energia e acquisendo un considerevole patrimonio economico. Durante le privatizzazioni, caratterizzate da un alto levello di corruzione, la Timoshenko divenne una delle donne più ricche del Paese, esportando metalli. Dal 1995 al 1997 presiedette la Compagnia Generale dell’Energia, un’azienda privata che prese ad importare gaa dalla Russia. Durante questo periodo, fu soprannominata la “principessa del gas” per le accuse di aver stoccato enormi quantità di metano, facendo aumentare le tasse sulla risorsa.

Julia Timošenko approfittò del suo potere economico per tessere rapporti d’affari e relazioni personali con i politici più in vista degli anni Novanta compreso lo stesso Presidente Kucma. Non mancò di avere stretti contati con la russa Gazprom, l’agenzia russa del gas metano, con cui invece inizierà una “guerra” nel decennio successivo quando si affermerà definitivamente come personaggio politico.

Nel 2001 la Tymošenko fu arrestata per falsificazione di documenti e importazione illegale di metano, tra il 1995 e il 1997 (mentre era presidente della Compagnia Generale di Energia) ma fu liberata la settimana successiva. I suoi sostenitori politici organizzarono manifestazioni di protesta davanti al carcere di Kiev dove era detenuta. Secondo Timošenko, i documenti falsi erano stati creati dal regime di Kučma, in combutta cogli oligarchi che si opponevano alle riforme di mercato. Una volta liberata, divenne la leader dell’opposizione intransigente al presidente Kuchma e condusse campagne contro il suo regime. Timošenko mostrò per la prima volta il suo piglio rivoluzionario, durante e dopo la detenzione.

Un anno dopo, fu coinvolta in un incidente stradale, in cui riportò lievi ferite. C’è il sospetto che sia stato un tentativo di omicidio politico.

A dispetto del passato discutibile, il suo passaggio da oligarca a riformista è creduto da molti come sincero ed effettivo. Come ministro dell’Energia, pose davvero fine a molti intrallazzi nel settore. Sotto il suo ministero, l’industria energetica ucraina crebbe di circa il 700%. Lottò contro il prelievo abusivo di energia dei grandi complessi industriali. Le sue riforme servirono al governo per pagare gli statali e aumentare i salari. La rottura della coalizione arancione nasce a seguito della campagna militare russa in Georgia nel 2008: Julija Tymošenko non ha concordato con la condanna di Juščenko verso la Russia ed ha preferito restare neutrale sull’argomento. Juščenko l’ha pertanto accusata di assumere una posizione più morbida per ottenere il sostegno della Russia alle future elezioni presidenziali del 2010. Anche a questo “filorussismo di ritorno” si è consumata la rottura con l’ex Presidente Yushenko. Il 7 febbraio sarà decisivo per il futuro del Paese, anche se i due candidati presidenti, Yanukovyc e Timoshenko, si somigliano molto. La Timoshenko si dice certa di recuperare il divario di ben otto punti percentuali che la separa da Yanukovyc, recuperando la diaspora di voti dei sostenitori arancioni.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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