Nemmeno un voto favorevole. Con 36 voti contrari e 19 astenuti il Parlamento cipriota ha bocciato il controverso piano di salvataggio proposto da Ue e Fmi, che prevede un prelievo forzoso straordinario sui depositi bancari per un totale di 5,8 miliardi euro. Il prelievo avrebbe dovuto “integrare” i 10 miliardi concessi dall’Eurogruppo a condizione che Nicosia co-finanziasse il salvataggio dalla bancarotta.
La piccola isola dice “no” a un piano di salvataggio feroce che, si dice, intendeva colpire i capitali russi ma che, nella pratica, avrebbe prelevato tra il 6,75% per conti e depositi sotto i centomila euro e il 9,8% per quelli superiori. Si discute ora come ridefinire le percentuali in senso progressivo, tutelando i piccoli correntisti (chi ha meno di 20mila euro), ma il “no” cipriota apre a scenari nuovi.
Dal governo tedesco è giunto un monito: senza approvazione del piano da parte del parlamento, non sarà possibile far partire il pacchetto di salvataggio, ha detto Berlino. E da Mosca hanno replicato: “Ci pensiamo noi”. Una delle ipotesi che si stanno vagliando in queste ore è che il salvataggio cipriota avvenga con capitali russi. Le condizioni del Cremlino sono altrettanto pesanti ma non andrebbero a toccare i soldi dei cittadini. Mosca chiede di sedere nei board delle due banche cipriote e di ottenere concessioni esclusive per lo sfruttamento degli idrocarburi presenti nei fondali del mare che circonda l’isola. Già, perché tra Cipro, Israele ed Egitto si estende il più grande giacimento di idrocarburi del Mediterraneo sul quale in molti vogliono mettere le mani (ne abbiamo parlato qui) e l’attuale situazione cipriota consente a Gazprom (azienda statale russa) di acquisire un grande vantaggio. Cipro potrebbe così diventare il cavallo di Troia russo in Europa.
Così Cipro sembra trovarsi stretta tra la rapina a mano armata dell’Unione Europea e le mire coloniale russe. Intanto le banche restano chiuse. Se non si trova un accordo a breve potrebbero non riaprire più, oppure dichiarare la bancarotta. Il presidente francese Hollande è volato a Nicosia in cerca di vie d’uscita, che pure ci sarebbero: offrire a Cipro un salvataggio a condizioni meno gravose. Ma se il messaggio di Berlino è: d’ora in poi i Paesi in crisi dovranno co-finanziarsi il salvataggio, ecco che quanto accade sull’isola potrebbe interessare da vicino il nostro Paese. Non a caso il ministro degli Esteri italiano ha parlato di “pericoloso precedente”. È evidente che per sei miliardi (dopo che se ne sono spesi quattromila fin qui per salvare le banche) non ci si scanna, c’è dunque dell’altro. A Cipro la sfida tra le due europe, quella nordica (anglo-tedesca) e quella “periferica” (Italia compresa) raggiunge il suo culmine drammatico.
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