di Matteo Zola
Ancora discriminazioni e violenza dei gruppi di destra radicale nei confronti delle persone omosessuali. Ieri a Belgrado è andato in scena il Gay Pride e non è mancata la violenza. La manifestazione dell’orgoglio omosessuale è stata vittima della violenza degli ultranazionalisti omofobi di Obraz. In una città spettrale appena un migliaio di aderenti al movimento LGBT ha percorso le vie del centro scortati da ben cinquemila poliziotti in tenuta antisommossa. I nazionalisti intanto gridavano: “Morte agli omosessuali”, “Poliziotti andate in Kosovo” ma ben presto sono passati dalle parole ai fatti.
Secondo quanto denunciato da Jasmina Tesanovic, la sede belgradese di Donne in Nero (associazione internazionale da sempre in prima linea per i diritti delle donne) è stata assaltata dai militanti di Obraz a causa dell’appoggio dato al movimento LGBT. La polizia pare non abbia reagito in alcun modo. Gli scontri hanno provocato 157 feriti, in gran parte tra le forze dell’ordine, e 249 fermi, 131 dei quali tramutati in arresto. Ben quindici veicoli della polizia sono stati danneggiati.
Tra gli arrestati c’è anche Mladen Obradovic, leader del movimento Obraz, gruppo ultranazionalista ortodosso. Ovraz si distingue per l’antisemitismo, l’antislamismo, l’omofobia ma a differenza dei più comuni movimenti di estrema destra esso non è assimilabile del tutto al neonazismo. Obraz trova nella religione ortodossa l’elemento ideologico necessario ad affermare il proprio nazionalismo serbo ed in questo somiglia ai russi di Pamyat. Il simbolo di Obraz è infatti un pastorale, niente croci uncinate o simili. Anche in questo aspetto somiglia al Pamyat che nel simbolo ha il labaro di Costantino il Grande. Obradovic ebbe ad affermare che Ratko Mladic è “un eroe della Serbia”, segno di come fondamentalismo religioso, ultranazionalismo, neofascismo si mescolino.
Tornando ai fatti di ieri, la Serbia dimostra di non essere ancora pronta all’ingresso in Europa se l’Europa è la terra del diritto e della tolleranza secondo la lezione di Voltaire. Se invece è la patria del rifiuto della diversità, come testimoniano Olanda, Svezia, Italia -indicando solo quei Paesi in cui l’estrema destra governa- allora la Serbia avrà presto un suo posto garantito. Ironia della sorte, però, a sbarrare la strada della comunità europea alla Serbia è proprio l’Olanda di Geert Wilders e Mark Rutte, premier liberalconservatore.
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PDF dell’articolo sul Corriere della Sera: Belgrado.tmp
Vero non c’è che dire. Ho avuto la “fortuna” di capitarci quasi in mezzo e posso ammettere di avere avuto un pò di paura. La polizia ier ha avuto proprio il suo bel da fare. Da non dimenticare il fatto che la maggior parte degli oppositori, dei così detti hooligans – huligani- è molto giovane.